Questo articolo esprime un forte senso di gratitudine per quelle persone che, venendo in vacanza a Ischia, contribuiscono non solo economicamente alla ricchezza dell’isola, ma anche umanamente e spiritualmente. In particolare, il mio ringraziamento speciale va al caro amico fraterno, Vincenzo, morto l’11 marzo 2020.
Vi racconto qualcosa di più. Ho conosciuto Vincenzo intorno al 1999 agli incontri di formazione dei giovani del Movimento dei Focolari, i gen. Eravamo tantissimi, era difficile conoscersi con ragazzi che non fossero di Ischia, Vincenzo proveniva da Piedimonte Matese. Accadde che una mia compagna si fidanzò con il fratello di Vincenzo, Francesco, così che capitò che lei mi chiedesse una casa da fittare in agosto per i familiari del suo fidanzato. È cominciata così la conoscenza di tutti i membri della famiglia: Vincenzo è stato sempre il più simpatico e il più socievole. Lo ritrovavo alle feste estive dei gen isolani, al Bagnitiello, mentre correva in pineta o sul pullman. Anno dopo anno il rapporto è diventato sempre più forte. Anche Vincenzo ha conosciuto sofferenze e distacchi, prima dal papà, poi dai nonni materni. Il fratello più grande si è sposato ed è andato a vivere e a lavorare in Sudafrica. Sua madre, Alfonsina, con l’avanzare dell’età, ha avuto sempre più difficoltà per venire ad Ischia o comunque veniva per periodi più brevi, quindi Vincenzo era quello che si fermava di più, anche se relativamente e in proporzione agli impegni di lavoro. Infatti, in questi venti e più anni Vincenzo si è laureato a pieni voti in medicina e ha intrapreso e concluso la specializzazione in ematologia. Erano tante le esperienze che raccontava soprattutto a mio fratello, gli parlava di come aveva aiutato bambini con seri problemi oncologici al Pausillipon o di giovani mamme.
Era contento di aver sperimentato con successo nuove tecniche, nuove cure, e di aver offerto le sue competenze a servizio di giovani vite umane. Anche nella nostra famiglia il dolore ha bussato forte tante volte in questi vent’anni, a poco a poco ci hanno lasciato tre zii materni – affetti da tumori molto violenti i due maschi e da continui ictus la zia – mio fratello ha avuto un infarto e mia madre si è ammalata di Alzheimer. Non ci è mancato nulla. Vincenzo ci ha sempre aiutati, con un suo parere, visionando gli esami che avevamo a disposizione, e soprattutto ascoltandoci, perché il dolore nessuno lo vuole sentire e condividere. Com’ è stato caro il nostro Vincenzo, fermandosi ad ogni rientro dal mare, dalle sue lunghe giornate di nuoto e di canoa: era un grande sportivo. Mi ricordo le sue risate, che mi riempivano il cuore e lo spazio intorno di felicità, di gioia, le sue risposte serene, la sua amicizia con mio fratello, che, pur essendo più grande di lui, aspettava con piacere di potersi intrattenere con Vincenzo. Quando si preparava casa per l’arrivo di Alfonsina e Vincenzo, era una festa, nulla pesava. Accanto alla nostra casa arrivavano amici veri, con il cuore ricco di amore per Dio e per il prossimo. Vincenzo, sempre desideroso di apprendere, portava con sé fotocopie o libri, che conservo gelosamente in suo ricordo.
Quante battaglie e quante vittorie, quanto studio, quanto impegno, il lavoro a Napoli, a Brescia, a Gallipoli, a Genova e infine al Pronto Soccorso di Piedimonte Matese, tantissime pubblicazioni, studi e il dottorato che non ha discusso, ma che gli è stato conferito post mortem honoris causa, un lavoro entusiasmante, ricco di spunti, di idee, di possibilità. Un lavoro-servizio nello spirito di San Giuseppe Moscati fino all’11 marzo 2020, quando un veloce e fortissimo attacco cardiaco lo ha stroncato nella sua abitazione in pochissimi minuti. Minuti preziosi in cui mamma Alfonsina lo ha salutato e ringraziato e ha chiesto la sua intercessione per la prima collega arrivata a soccorrerlo, una grazia poi esaudita da Dio pochissimi mesi dopo. Ricordo la mattina del giorno seguente, quando, appresa la notizia, chiamai subito Alfonsina. Un Paradiso! Sola in casa e ferita da questo grave lutto, aveva confidato in Dio, che le cominciava ad aprire avanti uno scenario di santità del suo Vincenzo che forse non immaginava. Nell’oscurità della notte, la luce del Risorto: arrivavano zingari, poveri, che Vincenzo segretamente aveva curato e sostenuto e ora, come una corona di fiori, profumavano il suo letto di morte di Paradiso e di vita nuova.
Ricordo le parole di Alfonsina, la sua fede granitica, la sua grande pace. E così nei mesi successivi è continuato il racconto di tanti che si presentavano da lei in casa o per strada per raccontarle il bene ricevuto da Vincenzo, tantissime persone guarite non solo fisicamente, ma rivestite di fiducia e di speranza per ricominciare. Una corsa alla santità quella di Vincenzo di cui alcuni isolani, tra cui io stessa, siamo stati partecipi. Il mio rapporto con lui continua ogni giorno, quando lo invoco in aiuto della mia famiglia e lo sento sempre vicino. Per non parlare di Alfonsina, che ormai ritengo la mia madre spirituale, attraverso il cui esempio, riesco a cogliere un disegno di Dio in tutto ciò che accade e cerco di aderirvi pienamente. Grazie, Vincenzo!
di Luigina Buono