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Ordo virginum, profezia di sinodalità

Si è da poco concluso l’Incontro nazionale dell’Ordo virginum tenutosi a Roma dal 18 al 21 agosto 2022 presso l’Hotel Casa tra noi.

Tre giorni intensi, belli, vissuti nella sororità, nella grazia, nella gioia che fa bene al cuore e ti ricarica per poter riprendere il cammino nella propria diocesi e con i propri impegni, tenendo lo sguardo rivolto verso l’amato Sposo Gesù.

Ha aperto l’incontro, giovedì, la preghiera dei vespri durante la quale siamo state esortate a annunciare e a testimoniare il Vangelo, ricominciando ogni giorno, alimentando la nostra fede per conservare il sapore evangelico, camminando col Signore – il quale ci è affianco – e con le sorelle, sentendole vicine.

Nella Celebrazione Eucaristica che è seguita, Mons. Paolo Ricciardi, Vescovo ausiliare di Roma e Delegato OV, ci ha detto che: essere cristiani è un invito a nozze; alle donne che vivono la verginità consacrata è donata proprio una festa regale; il primo frutto è proprio quello di incontrarsi nella gioia e nell’amore dell’unico Sposo; Dio Padre – il quale ama il Figlio e la sua Sposa – desidera che la sala si riempia. Nel racconto proclamato non si fa accenno alla Sposa, eppure c’è, in quanti ascoltano con fede la Parola. Sinodalità è impegno concreto dove tutti, ciascuno facendo la sua parte, lavorano insieme avendo il coraggio di darsi da fare per cercare i nuovi invitati. Condizione: indossare l’abito nuziale. Ma quale abito tenuto conto che tutti abbiamo ricevuto la veste battesimale e la fede? Il vestito dell’amore color porpora del duplice amore verso Dio e verso il prossimo.  Il futuro si costruisce a partire dal presente, lasciandosi vestire – con umiltà – d’amore dall’Amore.

Far germogliare sogni, suscitare profezie, far fiorire speranze, stimolare fiducia, fasciare ferite, intrecciare relazioni, risuscitare un’alba di speranza, imparare l’uno dall’altro, creare un immaginario positivo che illumini le menti, riscaldi i cuori, ridoni forza alle mani: questo l’impegno concreto affidatoci da Mons. Ricciardi attraverso le parole di papa Francesco. Perchè – ha continuato – abbiamo bisogno di donne dal cuore puro, donne vergini nel cuore prima che nel corpo, donne con un cuore di carne, donne che – come scrive S. Teresa di Gesù bambino, parlando di S. Cecilia – siano atte a verginizzare anime.

«Il mio cuore – ha proseguito il vescovo – è di pietra quando metto il mio io al posto di Dio, alimentando le divisioni più che favorendo le condivisioni, chiudendomi a riccio, nel giudizio, facendo anche della vocazione più bella qualcosa di pesante, appunto di pietra.

Il mio cuore è invece di carne quando vivo nell’amore e scopro che più mi unisco a Dio e più sono libero. Quando la nostra anima vive in Dio scopriamo che la verginità non è uno stato che segna il punto di partenza ma un cammino continuo, di fedeltà, che ha i suoi passaggi, dove ogni passaggio è un morire a noi stessi.

Si può essere umili ma non caste, si può essere caste ma non vergini. Il vergine, la vergine è chi sa generare vita nell’obbedienza gioiosa, chi non lega le persone a sé, chi non va in cerca di consensi come se fossimo in campagna elettorale ma cerca solamente il bene di Dio e dell’altro, capace di autentica parresia e di missionarietà.

Vi auguriamo di non spegnere la profezia, bellissima, della vostra vocazione e che la vostra consacrazione verginale aiuti tutta la Chiesa ad essere più sinodale, a partire dai più poveri. Possiate fare vostra la preghiera di s. Patrizio: “Cristo, davanti a me! Cristo, dietro di me! Cristo, alla mia destra! Cristo, alla mia sinistra! Cristo, nei miei occhi! Cristo, in ogni mio passo!”

La Regina delle Vergini vi renda sempre più vicine a Cristo per essere segno della gioia e della bellezza di cui ha sete il mondo».

Il pomeriggio di giovedì è proseguito con il saluto del Gruppo di Collegamento e la presentazione delle Linee di formazione permanente per l’Ordo virginum.

Prosegue nei prossimi numeri.

di Angela Di Scala

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