Ognuno di noi può dire: “Gesù mi conosce!”
Omelia di Mons. Pascarella in occasione dell’VIII anniversario della morte di Mons. Filippo Strofaldi, 24 agosto, in Cattedrale – Ap 21,9b-14; Gv 1,45-51
L’anniversario della morte del caro Vescovo Strofaldi cade nel giorno in cui la Chiesa ricorda san Bartolomeo Apostolo, nome che porta il patronimico – figlio (bar) di Talmay – con il quale egli è noto nei vangeli sinottici, mentre l’evangelista Giovanni, dal cui vangelo è tratto il brano della Liturgia di mercoledì scorso, lo indica come Natanaele. Era probabilmente di Cana e probabilmente aveva assistito al famoso miracolo delle nozze. Tuttavia la sua adesione a Gesù avviene successivamente. Il brano di Giovanni narra appunto il primo incontro tra lui e il Maestro, intermediario Filippo, che lo invita a conoscere ‘il figlio di Giuseppe di Nazareth’. All’epoca tra abitanti di Cana e abitanti di Nazareth – cittadina di provenienza di Gesù, c’era una forma di rivalità, che Natanaele – Bartolomeo lascia subito intravedere mettendo in dubbio che da Nazareth potesse mai venire nulla di buono. Ma Filippo non desiste, lo invita a conoscere con i propri occhi. Gesù risponde alla diffidenza di Bartolomeo con una enorme manifestazione di fiducia, dimostrandogli di conoscerlo bene e di apprezzarlo per le sue qualità, osservazioni che spiazzano Bartolomeo e producono in lui una straordinaria manifestazione di fede: “Maestro, tu sei il figlio di Dio e il re di Israele!”.
Nelle riflessioni contenute nella sua omelia il Vescovo Gennaro sottolinea come sia questo il momento fondamentale del racconto di Giovanni: “Vieni e vedrai!” aveva detto Filippo a Natanaele, uomo la cui diffidenza nei confronti del Nazareno non era altro che il prodotto di un pregiudizio e delle chiacchiere e dicerie di paese. «Non basta sentir parlare di Gesù, bisogna fare un’esperienza viva di lui. E dopo aver stabilito una relazione intima e vera con lui, non possiamo fare a meno di portare Gesù agli altri, come ha fatto Filippo». Nel momento in cui Natanaele si abbandona fiducioso a Gesù, facendo esperienza di lui personalmente, egli è pronto ad andare nella sua sequela. Sorprende Natanaele e sorprende tutti noi quanto e come Gesù ci conosca profondamente: «Ognuno di noi può dire: Gesù mi conosce! solo lui sa cosa c’è nel nostro cuore, conosce i nostri pregi e difetti, ed è sempre pronto a prendersi cura di noi, per sanare le nostre piaghe».
Il Vescovo Gennaro ha poi proseguito la sua omelia con alcune riflessioni, per ricordare la figura di Mons. Strofaldi, che ha guidato la Diocesi di Ischia dal 1997, su nomina di Papa Giovanni Paolo II, al 2012, anno in cui fu costretto a rinunciare al suo ufficio pastorale per gravi motivi di salute. Mons. Pascarella non ha mancato di ricordare quanto il Vescovo Strofaldi sia stato per la Chiesa pastore concreto, uomo scelto da Dio per il bene della comunità e quanto egli abbia fatto per la Diocesi di Ischia: ha traghettato la Chiesa isolana nel nuovo millennio, ha indetto un Sinodo nel 2005 e realizzato il suo sogno di vedere il Papa ad Ischia, evento realizzato il 5 maggio 2002 che ha prodotto, e ancora produce, effetti positivi sulla vita pastorale diocesana, con opere di bene e carità. Mons. Pascarella ha anche ricordato che fu proprio lui a proporlo come delegato per la Campania della Conferenza per la Pastorale della Famiglia e della vita, ruolo che ha ricoperto fino al giugno scorso. Mons. Strofaldi – ha detto il Vescovo – ha donato la sua vita alla Chiesa, ma noi, ha concluso, con un velo di tristezza, non sempre siamo stati in grado di comprendere la sua opera e di raccogliere la sua eredità: «Grazie fratello e padre Strofaldi per quello che hai fatto per noi e perdonaci se, quando eri con noi come nostro pastore, ti abbiamo fatto soffrire». Il Vescovo ha infine chiuso con l’invocazione della sua intercessione, nella comunione dei santi, per la nostra Chiesa, perché sappia aprirsi al nuovo che lo Spirito ci indica.