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Quanto sei disposto per seguirlo?

commento al vangelo

Commento al Vangelo Lc 14,25-33

Una folla numerosa seguiva Gesù. Le folle seguono Gesù. Dovremmo chiederci perché seguiamo Gesù? Perché quella folla lo segue? Perché è un guaritore? Perché è un guru? Perché dice cose belle o perché è tanto carino? Dio ci sta invitando a motivare profondamente quello che siamo, a motivare profondamente le nostre scelte, a capire se siamo dei credenti sul serio oppure no. Ecco perché questa folla che troviamo nel Vangelo viene interrogata da Gesù. Egli mette i puntini sulle “i”.

Gesù non può accettare in cuor suo di avere accanto a sé delle persone che tengono Dio chiuso dentro le chiese oppure che lo usano in determinate situazioni o per scopi personali. Allora Gesù fa una serie di affermazioni molto faticose, profonde e molto destabilizzanti che però dobbiamo avere il coraggio oggi di accogliere, di accettarle. La prima è una specie di esigenza, di pretesa da parte di Gesù: egli dice che se noi vogliamo essere suoi discepoli dobbiamo amare lui più di ogni altra cosa, più degli affetti più grandi, più di quanto noi possiamo in qualche modo sperimentare nella nostra vita come bellezza e come bene. Gesù ci sta dicendo una cosa molto bella, molto forte cioè che se tu non sei disposto a investire su di lui, se non sei disposto a seguirlo, se non sei disposto a innamorarti di lui, se non sei disposto a crescere con lui, se non sei disposto a un “di più”, non puoi fare esperienza di discepolato.

Gesù sfida e dice se vuoi essere veramente mio discepolo allora lasciati amare e di conseguenza amerai. Lasciati toccare dal fuoco di Cristo e incendia d’amore la tua vita. Se hai a che fare col fuoco avrai a che fare con l’essenziale e allora non potrai accontentarti. Vangelo e discepolato quindi non hanno tanto a che fare con l’abitudine, con gli affetti e le emozioni, con l’amore, con l’innamoramento, ma con qualcosa di bruciante. Subito dopo Gesù aggiunge una seconda caratteristica alla sequela: “Chi non prende la sua croce ogni giorno non va bene a fare il discepolo”. Qui devo spezzare una lancia perché abbiamo completamente stravolto questa espressione.

Abbiamo sempre detto che la croce è sofferenza, che è quello che ci capita e che dobbiamo sopportare; parliamo di croci che ci capitano ogni giorno, diciamo che la vita è un susseguirsi di disgrazie, di sfiga ecc. No, Gesù non intende dire questo! Gesù parla di croce come di amore; se lo ami devi essere disposto a fare un’esperienza totalizzante, forte, disposto a morire per lui come sta per fare Gesù. La croce è il manuale di amore del Signore. Da questo nascono tutta una serie di conseguenze. Questo significa che tanti modi di pensare e di dire che abbiamo non sono quelli di Gesù. Quando diciamo che Dio manda le croci, che ce l’ha con noi, che ci impone delle prove, che ci fa soffrire così almeno cresciamo un po’, non sono idee di Gesù. Questa croce descritta così è frutto delle nostre elucubrazioni di testa ma non è così. Le persone davanti alla sofferenza e alla croce di solito perdono la fede non la rafforzano. Allora che razza di sciocco è Dio se ci impone delle prove che non riusciamo a superare? La croce ce la danno gli altri, la croce ce la danno i nostri giri di testa, la croce sono tutti i nostri ragionamenti, le nostre elucubrazioni, i nostri vittimismi.

Questa croce va rifiutata, va tolta. Gesù non ha detto qui ci sto bene, che la mia vita è stare in croce e questo stare in croce da gloria a Dio. Dio non riceve gloria dalla sofferenza di nessuno e Gesù stesso se avesse potuto avrebbe volentieri fatto a meno della croce, ma in quel momento la croce è stato l’unico modo per lui di esprimere la verità di quello che stava dicendo. Gesù è stato davvero disposto a morire piuttosto che a rinunciare alla sua idea di Dio e chiede ai discepoli di fare altrettanto. Dio è per la vita e ci chiederà conto di tutte le gioie che non avremo vissute. Allora capisco quando Gesù chiede ai discepoli di farsi due conti in tasca. Ci chiede di sederci e capire di che pasta è fatta la nostra fede.

Cioè non ci basta una fede appiccicata addosso che poi alla prima scossa viene giù tutto, ma una fede basata sull’amore, sull’incontro; non basta seguire Gesù, bisogna capire perché lo stiamo seguendo, se il nostro è un innamoramento, un amore più grande che ci porta addirittura ad affrontare le scelte e le decisioni anche impopolari, anche prendendo delle posizioni che non vanno per la maggiore, difendendo per esempio i poveri, gli ultimi, cambiando il nostro linguaggio, disarmandoci e aiutando le persone a disarmarsi invece che essere sempre l’uno contro l’altro. Dunque fatti due conti dice Gesù e valuta se va bene fare così, se sei disposto a farlo. Io mi rendo conto che quello di oggi è un Vangelo veramente molto impegnativo però il Signore ci chiede veramente di avere la forza di investire di più, di scommettere, di farci due conti in tasca. Buona domenica!

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