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A 60 anni dall’apertura del Concilio ecumenico Vaticano II

L’11 ottobre del 1962 papa Roncalli apre il Concilio ecumenico Vaticano II e pronuncia il celebre “Discorso della luna”. Per questo papa Francesco ha fissato in questa data la festa liturgica, legando la memoria del Papa bergamasco a quell’evento che ha introdotto la Chiesa nel mondo contemporaneo. Parlare di un Papa è spesso prerogativa di sacerdoti o di storici della Chiesa. Mi sento tanto piccola di fronte alla figura gigantesca di San Giovanni XXIII, ma sono anche consapevole che è lo Spirito Santo a spingermi a scrivere qualcosa di lui. Il primo approccio è quello alla sua vita, una vita tutta spesa per Dio con fatiche inimmaginabili, vissute con responsabilità, amore e profonda dedizione alla Chiesa.

Nasce a Sotto il Monte in provincia di Bergamo il 25 novembre 1881 da una famiglia di contadini, circondato di fratelli e di anziani, da cui impara la preghiera, la pratica della fede, tanto da pensare al sacerdozio. Entrato nel seminario di Bergamo a 11 anni, lo continua poi a Roma, dove, dopo il servizio militare, diventa sacerdote nel 1904. Segretario del vescovo di Bergamo, Radini Tedeschi, inizia pure ad insegnare in seminario storia e teologia. Prosegue come cappellano militare durante la Prima guerra mondiale, sempre in contatto con tutti in spirito di costante apostolato. Nel 1921, viene eletto presidente delle Pontificie Opere Missionarie e, nel 1925, diventa vescovo a servizio della diplomazia vaticana. Dal ’25 al ’34 è in Bulgaria come Visitatore e Delegato apostolico.

Non è solo un “impiegato”, ma costruisce rapporti, impara la lingua, tesse l’unità con la chiesa ortodossa. Dal ’34 al ’44 è a Istanbul come Delegato apostolico di Turchia e Grecia; importante il suo intervento per salvare centinaia di bambini ebrei dai campi di concentramento, aiutato da Von Papen, ambasciatore in Turchia del III Reich, convertitosi dalla sua vita di morte e poi suo grande amico. Dal ’44 al ’52 è a Parigi come Nunzio Apostolico. Anche lì affronta la difficile situazione politico-sociale con serenità e semplicità. Dal 1953 al 1958 vive la carica di Patriarca di Venezia: ascolta tutti per diverse ore al giorno, si fa carico delle istanze socialiste, pur restando fedele con le posizioni storiche della Chiesa circa le sfide quotidiane. A Venezia continua anche l’impegno apostolico ecumenico già vissuto nelle sue missioni in Oriente.

Quando parte per il Conclave del 1958 in seguito alla morte di Pio XII, tantissima gente lo accompagna alla stazione. Con lui parte il fedelissimo segretario, monsignor Loris Capovilla, cui dobbiamo tanti racconti soprattutto degli ultimi anni della sua vita. Il 28 ottobre viene eletto Sommo Pontefice e sceglie di chiamarsi Giovanni, dal nome di suo padre, del santo patrono del suo paese e dell’evangelista della carità. A tutti sembra che la sua elezione sia quella di un Papa di transizione, perché ha già 77 anni. Dopo soli tre mesi dall’elezione, invece, annuncia la convocazione di un Concilio ecumenico. Introduce molte novità: abolisce formalità nella Santa Sede, visita bambini e malati in ospedale, i detenuti nel carcere di Regina Caeli.

Come vescovo di Roma, visita personalmente le parrocchie e le borgate della città. Si reca in treno a Loreto e ad Assisi, è il primo Papa ad uscire dal Lazio dopo l’annessione di Roma allo Stato italiano. Come già detto, il Concilio Vaticano II si apre l’11 ottobre del 1962. L’intento di Papa Roncalli è di rinnovare la Chiesa per renderla più adatta ad annunciare il Vangelo ai contemporanei, ricercare l’unità delle chiese cristiane, dialogare e cercare il Bene in tutti. Papa Roncalli scrive due encicliche: la Mater et Magistra nel 1961, che si occupa della dottrina sociale della Chiesa, Madre e Maestra di tutti, cristiani e non; la Pacem in Terris è un invito alla pace, frutto di giustizia, di verità e del disarmo. Un’enciclica che nasce da un impegno per la pace, di cui è prova anche il radiomessaggio in francese alle 12 del 25 ottobre 1962, discorso pronunciato per scongiurare il pericolo di una guerra atomica. È la crisi di Cuba, dove l’URSS ha dispiegato missili balistici in risposta a quanto fatto dagli Usa ai confini con l’URSS.

Grazie alla condiscendenza di Kruscev, la crisi viene superata, e, per diversi anni, gli accordi tra Stati Uniti e Unione Sovietica vengono rispettati. Purtroppo, Papa Giovanni viene stroncato da un tumore allo stomaco il 3 giugno del 1963, con il Concilio ancora in corso. Sta male Roncalli, ma prega il Rosario fino all’ultimo, tra dolori fortissimi, accompagnato dal suo amatissimo monsignor Capovilla. Cosa ci dice San Giovanni XXIII? Egli ha parlato a tutti, perché ci sia una convivenza umana regolata da giustizia, amore e libertà. Affida ad ogni credente il compito di essere “lievito nella massa”, partendo dal rapporto personale con Dio, curato attraverso la preghiera.

Papa Giovanni invita “gli uomini di buona volontà” al disarmo, a sciogliere le catene dei poveri, a permeare la società con i valori della solidarietà, del dialogo e della pace. Si rivolge spesso ai potenti della terra proprio per questo. Sono molti i punti da difendere e da vivere, e che anche Papa Francesco ci indica: la fraternità come apertura verso tutti, l’impegno a conoscere e ad operare cristianamente nel mondo, il disarmo come garanzia di pace, la dignità dell’uomo, di ogni uomo, la maternità della Chiesa, che accoglie tutti, specialmente i poveri, la missionarietà come aiuto verso i paesi più deboli e poveri, l’apertura al mondo a cui occorre portare Gesù e il suo amore. Il Papa buono viene beatificato da San Giovanni Paolo II il 3 settembre del 2000 e canonizzato da Papa Francesco il 27 aprile del 2014.

Concludo questo semplice articolo con alcune delle parole del discorso di apertura del Concilio che mi hanno tanto colpita: «La Chiesa Cattolica, mentre questo Concilio ecumenico innalza la fiaccola della verità cattolica, vuole mostrarsi madre amorevolissima di tutti, benigna, paziente, mossa da misericordia e da bontà verso i figli da lui separati. All’umanità travagliata da tante difficoltà essa dice, come già Pietro a quel povero che gli aveva chiesto l’elemosina: “Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!”». Una bella provocazione …

di Luigina Buono

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