La comunione dei santi non riguarda solo i fratelli e le sorelle che vivono accanto a me in questo momento storico, ma anche quelli che hanno concluso il cammino, il loro pellegrinaggio terreno e hanno varcato la soglia della morte. Anche loro sono sempre in comunione con noi.
La Comunione dei santi, di cui tra pochi giorni la Chiesa farà memoria, pone l’accento su una delle dottrine più antiche e significative del “credo apostolico”. La fede dei fedeli è la fede della Chiesa ricevuta dagli Apostoli, tesoro di vita che si accresce mentre viene condiviso. Essa si manifesta attraverso due realtà strettamente unite tra loro. Anzitutto le “cose sante” attraverso la partecipazione ai sacramenti e in modo particolare all’Eucaristia con la quale viene rappresentata e prodotta l’unità dei fedeli, che costituiscono un solo corpo in Cristo (C.C.C. 1325). E poi le “persone sante”, che rimanda al mondo delle “relazioni” e a quel legame – o comunione – tra i cristiani che non si interrompe con la morte, anzi continua anche dopo.
Il Concilio Vaticano II, nella Costituzione Lumen Gentium, ci ricorda che tale comunione si realizza attraverso i tre stati peculiari in cui si trovano i cristiani nella Chiesa: la Chiesa militante che è quella dei viventi ancora in terra, la Chiesa purgante delle anime del purgatorio che aspettano di entrare in cielo e la Chiesa trionfante di coloro che si trovano in cielo e già lo abitano (L.G. 49). Tutti insieme formiamo una sola Chiesa. Ma la cosa più bella è che questa comunione si traduce in un aiuto concreto gli uni per gli altri. Attraverso la comunione dei santi, i meriti di Cristo e di tutti i santi che ci hanno preceduto, ci aiutiamo a compiere la missione che il Signore ci ha affidato. Un mistero grande, che ci invita a riflettere su quanto sia concreta la vita della Chiesa pellegrinante e di ogni battezzato, e sulla grande importanza che essa riveste per la realizzazione della missione della Chiesa. Lo fa capire bene Papa Francesco quando afferma: “se un membro di questo unico corpo soffre, tutti soffrono; se gioisce, tutti sono nella gioia. Anche il peccato di uno riguarda tutti, così come l’amore di ogni singola persona. E il legame che esiste in questa comunione dei santi, è talmente forte che non può essere rotto neppure dalla morte”.
La comunione dei santi, infatti, non riguarda solo i fratelli e le sorelle che vivono accanto a me in questo momento storico, ma anche quelli che hanno concluso il cammino, il loro pellegrinaggio terreno e hanno varcato la soglia della morte. Anche loro sono sempre in comunione con noi. In Cristo nessuno può mai veramente separarci da coloro che amiamo e abbiamo amato, cui ci unisce un legame esistenziale, forte, proprio della nostra stessa natura e che nessuno può spezzare. Sono sempre accanto a noi, cambia solo il modo di essere insieme. La comunione dei santi è, in ultima analisi, un sistema unico di “relazioni” che tiene insieme la comunità dei credenti sulla terra e quelli del Cielo, nell’unica partecipazione alla vita di Gesù Cristo attraverso il suo corpo che è la Chiesa. Ricordiamolo sempre.
Fonte: Paolo Morocutti – Sir