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I giorni astigiani di Papa Francesco

Smentendo il proverbiale distacco piemontese, la visita del Pontefice ha suscitato un caleidoscopio di emozioni indimenticabili, che abbiamo cercato di riassumere.

Riassumere con delle parole il fine settimana astigiano di Papa Francesco – iniziata alle 11.39 di sabato mattina, quando l’elicottero con a bordo il Pontefice ha toccato il suolo in un campo da calcio alle spalle della chiesa di Portacomaro Stazione – è compito improbo, se non impossibile.

Inattuabile perché soltanto percependo in prima persona l’entusiasmo della gente, incrociandone lo sguardo, si può riuscire a cogliere pienamente l’impatto emozionale provocato negli astigiani, e nei tanti giunti da fuori appositamente per questo evento irripetibile, dalla visita del Santo Padre.

Doverosamente premesso tutto ciò, abbiamo cercato di fare del nostro meglio per veicolare a voi lettori le fasi salienti degli incontri – tanto quelli familiari, pertanto formalmente privati, quanto di quelli pubblici – e dei ‘momenti astigiani’ di Papa Bergoglio che cercheremo di riassumere in questo articolo conclusivo.

L’abbraccio con le cugine portacomaresi

La emozionante ‘due giorni’ papale, come detto, si è aperta sabato mattina a Portacomaro Stazione, da dove l’auto con a bordo il Pontefice si è diretta a Portacomaro paese, terra di origine della famiglia e in cui vivono ancora alcuni parenti del Papa, ad iniziare dalla neo novantenne cugina Carla Rabezzana (qui sotto l’intervista alla donna) Di quell’incontro, nel corso del quale il Pontefice ha anche avuto modo di incontrare e interagire con gli ospiti della locale Casa di riposo, l’immagine che più ci ha colpito è il pianto della cugina Nella, commossa nel salutare ‘Giorgio’, come il Papa viene affettuosamente chiamato dai parenti italianizzando lo spagnolo Jorge.

A Tigliole l’esortazione a fare figli

Nel pomeriggio il Papa si è spostato a Tigliole, dove vivono l’altro cugino Franco Travo e la moglie Delia, e naturalmente anche qui ha trovato ad attenderlo una folla festante e molti bambini, cui il Pontefice ha concesso molti sorrisi e carezze esortando gli adulti presenti a “fare figli”. Quindi il Papa è entrato nell’abitazione dei cugini, duramente provati dalla prematura scomparsa della figlia Emma, con i quali Francesco si è intrattenuto un paio d’ore prima di rientrare in Vescovado, dove ha cenato in compagnia del vescovo di Asti monsignor Marco Prastaro.

La cittadinanza onoraria

Domenica mattina, prima di uscire dal palazzo vescovile, Papa Francesco ha incontrato il sindaco di Asti Maurizio Rasero che, accompagnato per l’occasione dai componenti della sua giunta e dal presidente del Consiglio comunale Federico Garrone, gli ha consegnato la pergamena della cittadinanza onoraria disposta all’unanimità dal Consiglio comunale cittadino.

Subito dopo il Santo Padre, accompagnato dal vescovo Prastaro, ha incontrato malati, disabili e associazioni che forniscono loro supporto in piazza Catena, da dove si è snodato un percorso di circa 2 chilometri nel corso del quale il Pontefice ha avuto modo di salutare le moltissime persone che lo hanno atteso fin dalle prime ore del mattino.

Il caloroso abbraccio di piazza Cattedrale

Folla festante che ha caratterizzato anche piazza Cattedrale, suddivisa per l’occasione in tre grosse aree ciascuna con maxischermo per consentire a quanto non hanno trovato posto in Cattedrale di seguire la Santa Messa e l’Angelus Papale. Ovvero i momenti più attesi e probabilmente anche i più emozionanti della intensa “due giorni” astigiana del Santo Padre che, entrando nella struttura in stile gotico, è rimasto molto colpito dalla magnificenza architettonica e artistica della cattedrale, alzando mani e sguardo verso l’alto in evidente segno di apprezzamento.

“Dio è sempre presente e pronto ad abbracciarci”

Giunto sul pulpito, il Pontefice ha conferito l’accolitato all’unico seminarista della Diocesi astigiana, ovvero il 24enne Stefano Accornero, riferendosi al quale ha invitato a “pregare per Stefano, ma anche per la Chiesa di Asti che è gran parte composta da vecchi come me”. Aggiungendo: “Come posso celebrare il Signore di ogni cosa se non diventa anche il Signore della mia vita? Tu (Stefano, ndr.) che cominci oggi la strada del sacerdozio non dimenticartelo mai. Dio non osserva la tua vita per un solo momento, non ti dedica uno sguardo fugace. Lui resta lì ad abbracciarti e dirti anche nel silenzio che puoi salvarti così come sei, con la tua storia, le tue miserie, i tuoi peccati”.

“Il Signore è tenerezza e misericordia”

Il Santo Padre ha anche rimarcato che Dio non è “lontano, potente, distante ma un Dio vicino con tenerezza e misericordia. Non ha un altro stile, ma questo: tenero e compassionevole” ed esortato a non essere spettatori al più critici della Chiesa, ma a diventarne ‘protagonisti’ per apportarne le migliorie necessarie e vivere più pienamente la Fede.

“Sono venuto a ritrovare il sapore delle mie radici”

Nella parte terminale della Messa, dopo aver scherzato sull’auspicio di monsignor Prastaro che Asti possa essere “l’inizio del mondo per portare la parola del Vangelo in ogni periferia esistenziale”, replicando “Coraggioso il vostro vescovo”, Bergoglio ha ribadito quanto affermato in apertura del suo intervento – ovvero di essere venuto qui “per ritrovare il sapore delle mie radici” ringraziando la Diocesi, l’Amministrazione e gli Astigiani per averlo accolto con tanto affetto. Rimarcando il concetto con un passaggio in dialetto“Grazie per l’accoglienza. A l’a fami propri piasì”, ovvero “Mi ha fatto proprio piacere”

Il saluto ai giovani allo stadio cittadino

Stessa gioia che, con ogni probabilità, gli è stata donata dal vedere e sentire l’entusiasmo con cui lo hanno accolto gli oltre 1.300 tra giovani e giovanissimi che, nel primo pomeriggio, ne hanno atteso l’arrivo allo stadio “Censin Bosia”. Da cui, dopo i saluti istituzionali e un caloroso abbraccio con monsignor Prastaro, è salito sull’elicottero che lo ha riportato in Vaticano.

Lasciando agli astigiani un caleidoscopio di emozioni che, al netto di ogni possibile retorica, molto probabilmente rimarranno indelebilmente scolpite nella memoria.

Fonte: Gabriele Massaro – La voce di Asti

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