Il 18 novembre scorso, la Curia Vescovile ha ospitato la presentazione del libro “Io, Poliziotto da Ischia”, scritto da Maurizio Pinto, attualmente ispettore presso il commissariato di polizia di Ischia. Una mattinata intensa e ricca di emozioni, fortemente voluta dalle coodirettrici della Pastorale del Sociale, Pina Trani e Marianna Sasso e sostenuta dall’equipe tecnica, in una sala gremita di giovani dei vari istituti superiori dell’isola. Una scelta mirata quella della presenza di tanti studenti, in relazione all’importante messaggio e agli ideali che l’ispettore ha voluto lasciare con la sua testimonianza alla parte più giovane della nostra società.
La stesura del libro nasce da un progetto, che si propone innanzitutto di far appassionare ragazzi e ragazze “alla divisa” e ai valori propri di chi, come accaduto al giovane protagonista del racconto ambientato negli anni Novanta, entra in Polizia, spinto da una voglia innata di cambiare il mondo accompagnato dall’audacia e l’impulsività propria della sua età.
L’intero lavoro, supportato dall’amministrazione e dal questore Alessandro Giuliano, ha come intento quindi di arrivare ai giovani di tutta Italia dando però una reale idea di quello che è il sacrificio di un uomo che mette la sua vita a servizio del suo Paese, ieri come oggi.
Il racconto, quello che autore definisce il suo Diario, è ricco di dettagli e appassionato, scorrevole alla lettura, ma soprattutto fa trasparire fin da subito l’amore per un mestiere, che Maurizio definisce una missione, scelto con grande consapevolezza, la stessa che lo ha accompagnato in tanti anni di carriera, lontano per tanto tempo dalla sua amata isola e ancor più dalla famiglia, ancora oggi un saldo punto di riferimento, come si intuisce chiaramente nelle prime pagine del libro.
La narrazione, infatti, ha inizio con un lutto improvviso, la morte del padre Lello. E Maurizio, allora quindicenne, inizia a sentire forte il senso di responsabilità, non solo nei riguardi della madre, della sorella minore “il gioiello di casa”, degli altri due fratelli, come lui ancora adolescenti. Insieme alla ricerca continua di giustizia e lealtà per il prossimo, “soprattutto in aiuto delle classi più deboli”, proprio come inculcato nella sua infanzia da quella figura paterna così importante, fondamenta di una famiglia che Maurizio ha visto sgretolarsi in pochi istanti, i più brutti della sua giovane vita.
Ed è proprio questa dura e inaccettabile esperienza che spinge l’ispettore Pinto a concludere il suo percorso scolastico nel 1994 a Ischia, per poi iniziare “la sua prima di tante vite” , raccontata nel suo libro, come allievo agente ausiliario, con un unico intento “diventare un buon Poliziotto”.
Il libro prosegue con la narrazione di fatti realmente accaduti nella sua carriera, prima a Bologna, poi a Napoli per arrivare alla sua amata Calabria, esperienza che lo ha reso professionalmente e umanamente il poliziotto che è oggi, raccolti nei suoi scritti privati, conservati nel tempo, con l’unico intento di far conoscere in primis ai suoi futuri figli la passione e i valori che lo avevano spinto ad allontanarsi da parenti, amici e dalla sua terra, per lui l’isola più bella del mondo.
La figura del poliziotto descritta dalla penna dell’ispettore, si apre al lettore in una nuova visione rispetto a quella che molto spesso siamo abituati a conoscere. Il poliziotto, dunque, come servitore fedele dello Stato e unito ad esso con un giuramento al quale mai potrà venir meno a costo di soffrire, proprio come racconterà in uno dei tantissimi episodi narrati nei quali mette a nudo tutta la sua umanità, non avendo altra alternativa che la lealtà “…perché ho giurato. Mio padre mi ha insegnato che la parola data è sacra e bisogna far di tutto per tenerne fede, figurarsi poi a un giuramento…”
La mattinata era iniziata con la presentazione vera e propria del libro “Io, Poliziotto da Ischia” edito da Europa Edizioni. Sono intervenuti la dottoressa Emilia Galante Sorrentino, sostituto procuratore della Repubblica del Tribunale per i minori di Napoli, che ha sottolineato l’importanza del messaggio lanciato dall’ispettore Pinto. affermando “Il messaggio che si è voluto mandare, ai tanti giovani in sala, è sicuramente di una vita piena, proprio come quella che l’ispettore ha narrato nelle pagine del suo libro, ma vissuta nella consapevolezza e nel rispetto, le più alte forme di libertà. Le istituzioni devono rimanere vicine ai ragazzi, là dove la famiglia e la scuola in qualche maniera mancano, e trovare una giusta modalità per interagire con loro. Non alzando muri, dunque, ma costruendo ponti, con un lavoro quotidiano di fiducia e collaborazione”
Il dottor Vincenzo Mauro, dirigente generale della Polizia di Stato in quiescenza, ha ricordato gli suoi intensi anni di lavoro a Taurianova, in Calabria con l’ispettore Pinto, definendoli commosso i più belli della sua carriera, complessi ma appaganti.
Infine, il vicequestore Ciro Re, attuale dirigente del Commissariato di Polizia di Stato di Ischia, ha saputo brillantemente interagire direttamente con i ragazzi in sala, rilanciando il concetto fondamentale del reciproco rispetto e della collaborazione che oggi è necessaria tra il poliziotto e la cittadinanza, affinché si possa giustamente cooperare per il bene comune.
È seguito un momento di dibattito e condivisione, nel quale i giovani hanno potuto interagire direttamente con gli ospiti intervenuti e porre domande in merito alla figura del poliziotto, servitore dello Stato, e tante sono state le tematiche toccate legale proprio al mondo dei giovani.
L’ispettore Pinto riesce a trasmette chiaramente l’idea di un poliziotto umile e semplice e “capace di vivere tante vite in una sola”, affrontando tante esperienze dure e spesso di una crudezza inumana, ed è riuscito con i suoi racconti ad arrivare in maniera diretta ed esplicita la cuore dei suoi amati ragazzi, per i quali nella vita di tutti i giorni tanto opera silenziosamente e che in più di una occasione ha definito il presente ma anche l’unica speranza per un futuro migliore.
Senza mai dimenticare le sue origini, la sua famiglia, gli amici di sempre, la sua terra, il suo mare al quale si sente profondamente legato, probabilmente il sentimento che maggiormente emerge dai suoi racconti è quello della gratitudine verso la vita, che non dà mai per scontata e che traspare oggi nella sua grande umanità, dopo ventotto anni di lavoro e sacrifici, e che lo rende innanzitutto un uomo legato ai valori antichi, ma anche un servitore fedele dello Stato che vuole essere dia esempio e guida per le nuove generazioni.