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Cari bambini, eccoci alla Quarta Domenica d’Avvento, a un passo ormai dal Natale. In questo Tempo Forte stiamo camminando insieme verso Gesù, la Luce che illumina i nostri passi anche quando intorno ci sembra ci sia davvero tanto buio e nessuna speranza. Anche quando ci manca il coraggio e abbiamo paura o sfiducia nel futuro, negli altri. Ma Lui, abbiamo visto, è sempre con noi, è il nostro Amico con la A maiuscola, come diciamo spesso, che non ci abbandona mai, a cui chiedere sempre un consiglio e Lui non tarderà a darci una risposta, o nel nostro cuore, o attraverso qualcosa o qualcuno.

Nel numero scorso del “Kaire dei Piccoli” abbiamo anche visto come fare ad andare avanti nella vita con coraggio; in questo numero vedremo come aggiungere anche una buona dose di fiducia, perché il coraggio è necessario, sì, ma bisogna anche sapersi fidare e credere nella speranza che tutto può accadere! Proprio come hanno fatto Maria e Giuseppe, prima che arrivasse Gesù bambino nelle loro vite e li facesse diventare genitori. Scopriamo come la nostra mangiatoia parlante ci può aiutare anche in questo:

“Ho dimenticato di dirvi che sono una tipa poco ingombrante. Così mi ha voluto il falegname che mi ha costruito, un certo Giuseppe. Questo perché l’amico contadino al quale mi aveva venduta disponeva di una stalla comune, e non di una fattoria. Dunque, sono una tipa leggera, mi si trasporta facilmente. E così era avvenuto una notte, mentre dormivo. Mi ero svegliata d’improvviso in un nuovo alloggio, nello spazio riservato alle bestie, con un piccolo lenzuolo appoggiato al bordo.

Sapete, dalle mie parti era tempo di raccolta di informazioni, di censimento per la precisione. Ed essendoci parecchi funzionari e soldati coi cavalli a Betlemme, un po’ tutti i contadini del posto avevano messo a disposizione di uomini e animali qualche stanza e alcune mangiatoie. Probabilmente anch’io ero stata scelta per svolgere questo compito. Appena aperti gli occhi mi era sembrato di riconoscere là in fondo il falegname che mi aveva costruita. E con lui c’era una donna col pancione.

Non volevo intromettermi in faccende private, ma lì dentro stava per nascere un bambino! Il contadino mi aveva portata nell’alloggio dove si trovavano il falegname e la sua sposa incinta. E al mio fianco c’erano un asino e un bue coi quali molto velocemente avevo stretto una nuova amicizia. Ero spaesata, ma sicura di una cosa: il mio padrone si fidava ciecamente dell’amico ritornato a Betlemme per il censimento; se non fosse stato così, non mi avrebbe trasportata fin da lui.

Forse non lo sapete, ma non siamo tante nella mia stalla: e se fossi ritornata ammaccata dopo quella trasferta o, peggio ancora, da buttare via? Di questi tempi non si trova facilmente un falegname per costruirmi daccapo. Fossi stato un contadino e non una mangiatoia avrei corso questo rischio per un amico? Non saprei rispondere. Ma sapere che lui si era fidato del falegname, è diventato per me un invito a fare altrettanto.

Giuseppe, il falegname, è un uomo santo che riconosce che un promessa antica sta per essere mantenuta e che prepara la venuta dell’Emmanuele (=“Dio con noi”, Gesù), sistemando un piccolo LENZUOLO dentro ad una mangiatoia. Allora, fidiamoci anche noi: sull’esempio di San Giuseppe che si è fidato di Dio Padre e di Maria, e che ha dato un nome a suo figlio, anche noi possiamo dare un nome alla promessa di salvezza (il sogno di Dio) che è per ciascuno di noi! Che nome gli diamo? Io la chiamerei ‘Fiducia’! E fiducia sia!”.

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