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Papa Francesco continua la catechesi sul discernimento, stavolta appuntando “la conferma della buona scelta”: «Nel processo del discernimento, è importante rimanere attenti anche alla fase che immediatamente segue la decisione presa per cogliere i segni che la confermano oppure quelli che la smentiscono. Io devo prendere una decisione, faccio il discernimento, pro o contro, sentimenti, prego… poi finisce questo processo e prendo la decisione e poi viene quella parte in cui dobbiamo essere attenti, vedere. Perché nella vita ci sono decisioni che non sono buone e ci sono segni che la smentiscono invece i buoni la confermano.

Abbiamo visto infatti come il tempo sia un criterio fondamentale per riconoscere la voce di Dio in mezzo a tante altre voci. Solo Lui è Signore del tempo: esso è un marchio di garanzia della sua originalità, che lo differenzia dalle imitazioni che parlano a suo nome senza riuscirci. Uno dei segni distintivi dello spirito buono è il fatto che esso comunica una pace che dura nel tempo. Se tu fai un approfondimento, poi prendi la decisione e questo ti dà una pace che dura nel tempo, questo è un buon segnale e indica che la strada è stata bella. Una pace che porta armonia, unità, fervore, zelo.

Tu esci dal processo di approfondimento migliore di come sei entrato. … Possiamo riconoscere alcuni aspetti importanti che aiutano a leggere il tempo successivo alla decisione come possibile conferma della sua bontà, perché il tempo successivo conferma la bontà della decisione. … Un primo aspetto è se la decisione viene considerata come un possibile segno di risposta all’amore e alla generosità che il Signore ha nei miei confronti. Non nasce da paura, non nasce da un ricatto affettivo o da una costrizione, ma nasce dalla gratitudine per il bene ricevuto, che muove il cuore a vivere con liberalità la relazione con il Signore. …».

Il Serafico Padre Francesco amava pregare prima di prendere qualsiasi decisione, quando non riusciva a comprendere quale fosse la volontà divina chiedeva preghiere e consiglio alla sua “pianticella” Chiara e ai suoi frati più illuminati. Con molta umiltà metteva in atto quanto loro consigliavano. Tuttavia c’è un episodio delle Fonti Francescane che racconta di come il santo, nonostante la sua grande stima e affetto verso il Vescovo Ugolino, non volle seguire un suo consiglio, comprendendo che la volontà di Dio era diversa. “Giunto a Firenze, Francesco vi trovò Ugolino, vescovo di Ostia, che poi diventò Papa. Egli era stato inviato da Onorio III come legato nel ducato di Spoleto in Toscana, Lombardia, Marca Trevigiana, fino a Venezia.

Il rappresentante papale fu molto felice dell’arrivo di Francesco. Quando però ebbe udito da lui che intendeva andare in Francia, gli proibì quel viaggio: «Fratello, non voglio che tu vada oltralpe, poiché nella curia romana vi sono numerosi prelati e altri personaggi che nuocerebbero volentieri al bene del tuo Ordine. Io e altri cardinali che amiamo il tuo movimento, lo proteggiamo di gran cuore e lo aiutiamo, purché tu non ti allontani da queste regioni». Disse Francesco: «Messere, è triste per me rimanere in queste province, dopo che ho inviato i miei fratelli in regioni lontane e straniere». Il vescovo replicò con voce di rimprovero: «E perché hai mandato i tuoi fratelli così lontano a morire di fame e di altre tribolazioni?».

Gli rispose il Santo con grande slancio di spirito e con tono profetico: «Non pensate, messere, che il Signore abbia inviato i frati soltanto per il bene di queste regioni. Vi dico in verità che Dio ha scelto e inviato i frati per il vantaggio spirituale e la salvezza delle anime degli uomini del mondo intero; essi saranno ricevuti non solo nelle terre dei cristiani, ma anche in quelle degli infedeli. Purché osservino quello che hanno promesso al Signore, Dio darà loro il necessario nelle terre degli infedeli come in quelle cristiane». Ugolino fu molto ammirato da queste parole, affermando che diceva il vero. Però non lo lasciò proseguire verso la Francia. Il Santo vi mandò frate Pacifico con altri frati, mentre lui tornò nella valle di Spoleto” (FF 1638).

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