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Auguri del Vescovo alle Autorità

In occasione del tradizionale incontro per lo scambio degli auguri con le autorità locali, Mons. Pascarella ha ricordato il valore della condivisione come premessa per la costruzione di una pace duratura.

Mercoledì 21 dicembre scorso il Vescovo ha incontrato le autorità locali per lo scambio degli auguri natalizi. È stata una occasione per riflettere su una festività importante per il mondo cattolico, che tuttavia trova l’isola ancora addolorata e rattristata per i recenti eventi che hanno duramente colpito il territorio di Casamicciola, non solo per il numero delle vittime, ma anche per le conseguenze dell’alluvione e della frana, che coinvolgono purtroppo molte famiglie sfollate e una vasta porzione di territorio isolano che fatica ancora a riprendersi. «Si fa fatica a gioire per il Natale», ha detto il Vescovo rivolgendosi alle autorità presenti, ben consapevole che l’atmosfera che si vive in questi giorni sull’isola non è delle migliori. Tuttavia c’è una risposta, il Vescovo ha così precisato: «La gioia cristiana è sempre molto sobria. Se io gioisco, non posso non pensare a coloro che al contrario di me sono nella sofferenza, non posso non pensare ai tanti drammi umani».

Ma la vera gioia per il credente, ha proseguito il Vescovo, risiede nella certezza dell’amore di Dio, nel sacrificio della vita di Cristo per la nostra salvezza, che è venuto sulla terra per essere l’Emmanuele (letteralmente ‘Dio con noi’), per farsi conoscere come Gesù (letteralmente ‘Dio salva’), per insegnarci a vivere più intensamente la nostra umanità, per realizzare cioè il Regno di Dio, il sogno di Dio per noi, una vita perfetta vissuta nell’amore, ma soprattutto nella condivisione. Condivisione è la prima parola che il Vescovo ha voluto sottolineare e donare ai presenti all’incontro. La condivisione che ci ha insegnato Cristo consente all’uomo la massima realizzazione della propria umanità: «Condividere significa quindi realizzare noi stessi e costruire la pace e questo è motivo di gioia».

Pace è la seconda parola che il Vescovo ha sottolineato, introducendo il Messaggio di Papa Francesco per la LVI Giornata Mondiale della pace (1 gennaio 2023), messaggio che è stato donato a tutti i presenti e che ha come titolo “Nessuno può salvarsi da solo. Ripartire dal Covid-19 per tracciare insieme sentieri di pace”. Il Natale ci ricorda la pace, ci ricorda che noi cristiani siamo chiamati ad essere costruttori di pace e il richiamo del messaggio del Papa va esattamente in questa direzione: la pandemia ci ha ricordato che siamo tutti nella stessa barca e che nessuno può salvarsi da solo, tutti abbiamo bisogno dell’altro e per tale motivo è necessario mettere al centro la parola ‘insieme’, ma soprattutto è necessario lavorare per costruire la pace.

Per il Covid, ci ricorda Papa Francesco, l’uomo ha trovato un vaccino, ma non è lo stesso per il virus della guerra, che è sempre attivo e genera morte. È un virus più difficile da sconfiggere poiché non viene dall’esterno, ma dal cuore dell’uomo. Papa Francesco insiste molto nel suo messaggio anche sulla cura del creato, e il Vescovo ha voluto sottolineare particolarmente questo tema fondamentale contenuto nel messaggio del Santo Padre, poiché esso riguarda particolarmente il nostro territorio.

Il Vescovo ha poi concluso ricordando il suo incontro con i giovani volontari, avvenuto sui luoghi dell’alluvione nelle ore subito successive alla tragedia, quando ha raccolto una riflessione fatta in sua presenza da uno degli ‘angeli del fango’: “Questo dovrebbe essere non lo stile dell’emergenza, ma lo stile di sempre, dovrebbe diventare nostro stile permanente”. Così ha concluso il Vescovo: «Se il nostro stile è quello della condivisione, questo ci fa sentire anche più profondamente realizzati. Gesù ci ha insegnato infatti che c’è più gioia nel dare che nel ricevere: tutti noi facciamo questa esperienza, se ci chiudiamo nel nostro mondo, non siamo mai veramente felici. Quella notte, nel fango, tra i giovani si è diffusa una voglia di cogliere il senso più profondo della vita, che non è chiudersi dentro, ma donarsi»

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