MANN: La grande mostra sull’Impero Romano d’Oriente
Mercoledì 21 dicembre, al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, è stata inaugurata la mostra “Bizantini. Luoghi simboli e comunità di un impero millenario”, che resterà in programma sino al 13 febbraio 2023.
Il celebre scrittore inglese Robert Byron attribuiva la grandezza di Bisanzio alla «triplice fusione» di un corpo romano, una mente greca, un’anima orientale e mistica. Una fusione che l’arte e la cultura interpretarono e seppero diffondere attraverso i secoli, come emerge dalla ricchissima mostra “Bizantini. Luoghi, simboli e comunità di un impero millenario” in programma al Museo Archeologico Nazionale di Napoli dal 21 dicembre 2022 al 13 febbraio 2023.
La mostra sui Bizantini, curata da Federico Marazzi (Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli), sviluppa in quindici sezioni le fasi storiche successive all’Impero Romano d’Occidente, dedicando un focus a Napoli (città “bizantina” per circa sei secoli, dopo la conquista da parte di Belisario e le sue armate nel 536 d.C.) e approfondendo i legami fra Grecia e Italia meridionale.
Gli oggetti in mostra si distinguono per la varietà di materia e funzione: sculture, mosaici, affreschi, instrumentum domesticum, sigilli, monete, ceramiche, smalti, suppellettili d’argento, oreficerie ed elementi architettonici danno conto di una complessa realtà, connotata da eccellenze manifatturiere e artistiche. Grazie ai simboli dell’Impero d’Oriente, la creatività del mondo antico “transita”, così, verso il Medioevo, con un linguaggio rinnovato dalla fede cristiana e arricchito da innesti culturali iranici e arabi.
Dopo circa quarant’anni dall’ultima esposizione in Italia, una mostra racconta il mondo affascinante e complesso dell’Impero Bizantino: quell’Impero Romano d’Oriente (Romèi erano chiamati e si autodefinivano i suoi abitanti), sopravvissuto per quasi dieci secoli alla caduta della pars Occidentis, quando il barbaro Odoacre nel 476 riuscì a deporre l’ultimo imperatore d’Occidente, Romolo Augustolo.
Fu allora che Costantinopoli, la città sul Bosforo, l’antica Byzantion rifondata nel 330 dall’Imperatore Costantino come “Nuova Roma”, divenne il centro e il cuore politico, istituzionale e culturale dell’Impero Romano. Un Impero che, di fatto, continuò a vivere fino al 1453 (anno della caduta della capitale in mano ai Turchi di Maometto II), assumendo nel tempo connotati diversi: la lingua greca, ad esempio, era usata per gli atti ufficiali e il Cristianesimo era stato assunto come religione di stato, fondante l’identità dell’Impero.
Questo “mutamento di pelle” indusse gli eruditi, dal Seicento in poi, a cercare un nuovo nome – Impero Bizantino – per indicare una realtà politica che connetteva Oriente e Occidente, contribuendo così innegabilmente non solo alla formazione dell’Europa medievale, ma anche alla genesi dell’Umanesimo. Una volta superati i pregiudizi primo-settecenteschi, che associavano al bizantinismo le negatività di una burocrazia invalidante e di una società statica, il mito di Bisanzio, impero multietnico, è cresciuto in questi ultimi tempi.
In un focus specifico, la mostra ricorda il duraturo intreccio dei destini di Napoli e Bisanzio: un legame stretto dal 536, anno in cui Napoli fu conquistata dalle armate dell’Impero Romano d’Oriente, sino al 1137 quando, dopo la morte dell’ultimo duca Sergio VII, la città si consegnò al re di Sicilia, il normanno Ruggero II.
Un lasso temporale in cui l’attuale capoluogo campano e il suo territorio vissero un duraturo periodo di autogoverno e indiscussa autonomia da dominazioni straniere: dagli anni Trenta del IX secolo, infatti, il controllo imperiale diretto si era indebolito e Napoli, pur continuando a essere formalmente dipendente da Bisanzio, aveva istituito un ducato autonomo, sostenuto dall’aristocrazia locale.
“Esiste una Campania archeologica dopo la caduta di Roma – commenta il Direttore del Museo, Paolo Giulierini – e raccontare in una grande mostra i mille anni di questo impero è per il MANN una nuova tappa del percorso, partito dai Longobardi, verso una più completa identità del nostro stesso museo. Napoli bizantina è un tema cruciale e per molti sarà una sorpresa, alla scoperta di un intreccio di destini tra la città e l’impero lungo sei secoli, dopo la sottomissione a Roma, il tratto più lungo della sua storia. E anche quando il dominio bizantino di Napoli evaporò, questo legame con l’Impero non fu mai rinnegato e si trasformò in volano per tenere vivi i contatti con il Mediterraneo, la tensione verso altri mondi. Il MANN è quindi il luogo ideale in Italia per raccontare questa storia”.
Il MUDIS – Museo Diocesano di Ischia ha contribuito a questa grande MOSTRA con vari manufatti, alcuni visibili nelle foto.
(foto: Valentina Cosentino ed Emanuel Monte)