Lunedì 2 gennaio nella sala della curia vescovile monsignor Gennaro Pascarella ha voluto incontrare la comunità ucraina presente sull’isola per lo scambio di auguri.
Una piccola rappresentanza di uomini, donne e bambini si sono dati appuntamento alle 17:00 e hanno accolto il vescovo con canti della tradizione natalizia e poesie recitate dai più piccoli. Tra i partecipanti anche alcuni dei profughi che tra febbraio e marzo scorso si sono stabilmente trasferiti sulla nostra isola, scappando dalla sanguinosa guerra che ancora sta mietendo morte e distruzione nel loro paese.
Oltre al vescovo Pascarella, anche la pastorale giovanile con don Marco e un team di giovanissimi hanno accolto gli ospiti. Commovente la consegna dei doni che gli ucraini hanno portato a padre Gennaro, arrivati direttamente dalla loro nazione. Un quadro dipinto a mano da un soldato gravemente invalidato dalla guerra, la bandiera con i colori giallo, del grano, e blu, del cielo e una bambolina confezionata da alcuni bambini che vivono ancora nei tanti rifugi per sfuggire alla potenza distruttrice delle bombe.
L’incontro è stato organizzato in collaborazione con la Pastorale del Sociale, presente in sala anche con una parte dell’equipe tecnica. Ed è proprio grazie alla stretta collaborazione nata lo scorso marzo tra pastorale del sociale e forze dell’ordine, che è stato possibile istaurare con la comunità ucraina un rapporto di condivisione e convivenza sulla nostra isola. Infatti è nel commissariato di Ischia e grazie alla massima disponibilità di dirigenti e ispettori, che sono stati accolti i tantissimi profughi sbarcati sull’isola.
“È stato un momento di grande emozione poter ritrovare tanti volti conosciuti in un momento di grande dolore e smarrimento per tutti noi.
Infatti, con lo scoppio del conflitto tra Ucraina e Russia dello scorso febbraio, molte donne e bambini sono arrivati sulla nostra isola, per ricongiungersi ai familiari già presenti qui da anni e salvarsi dalla morte. Ricordo i primi giorni di confusione quando, con la direttrice dell’ufficio di pastorale Marianna Sasso, cercavamo di capire quale fosse il modo più semplice e rapido per essere prossimi a queste persone. E insieme all’ispettore Pinto del commissariato di Ischia e all’allora dirigente dottoressa Ferrara pensammo che l’unica possibilità che avevamo era proprio quella di accogliere tutti al loro arrivo, proprio durante la registrazione in polizia per la presenza sull’isola. Era infatti quella la prima tappa obbligatoria per tutti una volta sbarcati, seguita dall’iter Asl.
Indelebili nella mia mente gli occhi di ciascuno, lo smarrimento che portavano nello sguardo ma allo stesso tempo la gratitudine che si leggeva nei loro volti e che a parole non mi potevano raccontare per via della lingua per me sconosciuta. Come dimenticare i tanti bambini giunti qui senza genitori, affidati a nonni o zii già residenti sull’isola. E Stani, primo tra tutti ad arrivare negli uffici, uno scricciolo di ometto, otto anni di lì a pochissimo, con due occhioni da rimanere ipnotizzati, che mi strinse con un abbraccio che solo chi vuole donarsi con amore sa fare. E le lacrime di dolore delle anziane donne che si erano viste strappare violentemente dalla loro terra, dai loro ricordi, e vanificare anni di sacrifici per dare a figli e nipoti un futuro migliore.
Una miriade di emozioni diverse mi attraversava ogni mattina – e ne sono passate velocemente almeno novanta in commissariato – misto alla consapevolezza di potere, in quella circostanza, creare un rapporto indissolubile con queste persone. Più di 250 gli ucraini accolti, ascoltati, amati, per la metà minori. Tantissima la solidarietà che ho incontrato in quel tempo, innanzitutto all’interno del commissariato, dove gli agenti di una umanità straordinaria svolgono il loro lavoro, che oggi mi sento definire una vera missione, con amore e dedizione per il prossimo e una sensibilità che poche volte ho incontrato. Poi di tante associazioni che si sono immediatamente poste in rete con la diocesi mettendo a disposizione i propri mezzi per i nuovi arrivati.
Ma ciò che si è riusciti a costruire in quei mesi, mi rendo conto oggi, è stato davvero unico. Una sinergia che ci ha visti, come diocesi e Pastorale, affiancare il lavoro istituzionale e della sanità, creando così una collaborazione che dura ancora oggi, fondata sulla reciprocità. E, non di meno, una alleanza sincera e profonda con un popolo che ha saputo farsi amare e rispettare in questi mesi di convivenza come nei tanti anni in cui ha abitato silenziosamente la nostra isola, dando supporto e compagnia ai tanti anziani, nostri nonni e lavorando duramente nelle nostre strutture alberghiere.
Ho rivisto Sophia con i suoi grandi occhioni blu in braccio a sua mamma, la prima bimba nata ad Ischia a maggio, così come i tanti piccoli presenti nella sala… E ascoltarli cantare con la serenità nel volto di chi sta cercando di ricominciando a vivere, e forse anche a dimenticare… Non può essere spiegato a parole. L’emozione è tanta, così come la consapevolezza che solo il farsi prossimi, il saper tendere la mano al momento giusto e nelle corrette modalità può renderci veri cristiani, portatori di pace, anche quando questa sembra così lontana e irraggiungibile.” Questo quanto ha raccontato al termine dell’incontro di lunedì Annalisa Leo, membro del team della pastorale sociale.
Il pomeriggio si è concluso con un attimo di festa e tanti dolcini per i piccoli ospiti.