Il primo Angelus dell’anno nuovo è dedicato a Maria Madre di Dio, protagonista della storia dell’umanità partendo dal primo giorno di ogni anno fino al suo compimento, poiché, come Madre della Chiesa, Maria si prende cura di ogni uomo: «L’inizio di un nuovo anno è affidato a Maria Santissima, che oggi celebriamo come Madre di Dio. In queste ore invochiamo la sua intercessione in particolare per il Papa emerito Benedetto XVI, che ieri mattina ha lasciato questo mondo.
Ci uniamo tutti insieme, con un cuore solo e un’anima sola, nel rendere grazie a Dio per il dono di questo fedele servitore del Vangelo e della Chiesa. … Mentre ancora contempliamo Maria nella grotta dove è nato Gesù, possiamo domandarci: con quale linguaggio ci parla la Vergine Santa? Come parla Maria? Che cosa possiamo imparare da lei per questo anno che si apre? Possiamo dire: “Madonna, insegnaci cosa dobbiamo fare in questo anno”. In realtà, se osserviamo la scena che la Liturgia odierna ci presenta, notiamo che Maria non parla. Ella accoglie con stupore il mistero che vive, custodisce tutto nel suo cuore e, soprattutto, si preoccupa del Bambino, che – dice il Vangelo – era «adagiato nella mangiatoia». … Questo è il linguaggio tipico della maternità: la tenerezza del prendersi cura. … Prendersi cura è un linguaggio nuovo, che va contro i linguaggi dell’egoismo.
Questo è l’impegno: prenderci cura della nostra vita; prenderci cura del nostro tempo, della nostra anima; prenderci cura del creato e dell’ambiente in cui viviamo; e, ancor più, prenderci cura del nostro prossimo, di coloro che il Signore ci ha messo accanto, come pure dei fratelli e delle sorelle che sono nel bisogno e interpellano la nostra attenzione e la nostra compassione. Guardando la Madonna con il Bambino, mentre si prende cura del Bambino, noi impariamo a prenderci cura degli altri, e anche di noi stessi, curando la salute interiore, la vita spirituale, la carità».
San Francesco d’Assisi aveva accolto la Vergine Santa come sua Madre dilettissima e desiderava imitarla per prendersi cura del prossimo, imitando così anche il Fratello Primogenito, il Signore Gesù. “Ma, mentre quest’eccesso di devozione e di carità lo innalzava alle realtà divine, la sua affettuosa bontà si espandeva verso coloro che natura e grazia rendevano suoi consorti. Non c’è da meravigliarsi: come la pietà del cuore lo aveva reso fratello di tutte le altre creature, così la carità di Cristo lo rendeva ancor più intensamente fratello di coloro che portano in sé l’immagine del Creatore e sono stati redenti dal Sangue del Redentore. Non si riteneva amico di Cristo, se non curava con amore le anime da Lui redente. Niente, diceva, si deve anteporre alla salvezza delle anime, e confermava l’affermazione soprattutto con quest’argomento: che l’Unigenito di Dio, per le anime, si era degnato di salire sulla croce. Da lì quel suo accanimento nella preghiera; quel correre dovunque a predicare; quell’eccesso nel dare l’esempio. E, perciò, ogni volta che lo biasimavano per la sua austerità eccessiva, rispondeva che lui era stato dato come esempio per gli altri. La sua carne innocente si sottometteva ormai spontaneamente allo spirito e non aveva alcun bisogno di castighi, in punizione delle colpe; eppure egli, in vista dell’esempio rinnovava contro di lei pene e fatiche e obbligava se stesso a percorrere vie faticose, in vista degli altri.
Diceva: Anche se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità in me stesso e non mostrassi al prossimo esempi di virtù, poco gioverei agli altri, niente a me” (FF 1168). … “Poi, amante di ogni forma d’umiltà, si trasferì presso i lebbrosi, restando con loro e servendo a loro tutti con somma cura. Lavava loro i piedi, fasciava le piaghe, toglieva dalle piaghe la marcia e le ripuliva dalla purulenza. Baciava anche, spinto da ammirevole devozione, le loro piaghe incancrenite, lui che sarebbe ben presto diventato il buon samaritano del Vangelo. Per questo motivo il Signore gli concesse grande potenza e meravigliosa efficacia nel guarire in modo meraviglioso le malattie dello spirito e del corpo” (FF 1045).
Papa Francesco conclude: «Imploriamo Maria Santissima, Madre di Dio, perché in questa epoca inquinata dalla diffidenza e dall’indifferenza, ci renda capaci di compassione e di cura, capaci di commuoversi e di fermarsi davanti all’altro, tutte le volte che sia necessario».