Login

Lost your password?
Don't have an account? Sign Up

“Tu se vuoi puoi aiutarmi”

Giovedì 12 gennaio 2023, presso la chiesa di s. Domenico a Ischia, p. Maurizio Del Giudice ha celebrato la S. Messa in suffragio di Julian, senza fissa dimora di origini rumene, morto per un arresto cardiaco all’età di 35 anni. Conosciuto dagli amici come Giulio, viveva da anni sulla nostra isola. Si arrangiava come poteva, dormendo a volte per strada, a volte in convento, a volte da Ruben, e mangiava alla Mensa del sorriso a Casamicciola Terme.

Nell’omelia, p. Maurizio ha provato a tracciarne un profilo: «Aveva un caratteraccio tosto, cercava di spillarti soldi per andarseli a spendere per ciò che voleva, ma era simpatico e si faceva voler bene. Come si presentava, così era. Non si nascondeva, non fingeva di essere una persona buona, diceva che si voleva redimere, ma sappiamo bene che dalle dipendenze è difficile che una persona, da sola, possa uscirne fuori. Quando venne il Visitatore a s. Antonio, gli chiesi: “Che dobbiamo fare? Giulio, continua a bussare e a passare da noi:lo continuiamo ad ospitare?”. Lui rispose: “Almeno così lo facciamo vivere!” Cosa fai allora? Cerchi di portarne avanti l’esistenza: a meno che non esprimano la volontà di cambiare, di entrare in una comunità, di fare un percorso, di farsi curare, di mettersi in obbedienza, se non scatta qualcosa per loro, è poco quello che si può fare dall’esterno. Li si può certamente soccorrere nelle varie tragedie che si incontrano conducendo una vita del genere. E Giulio era uno di questi. Giulio era un nostro ospite e se sono qui è perché gli volevo bene. Giulio oggi dà il suo ultimo saluto all’isola e al mondo per entrare nella gloria e in quella pace che solo Dio gli potrà dare. Noi non siamo stati capaci, è un fallimento probabilmente. Ma non siamo riusciti a fare altro. Siamo in tanti anche per chiedere scusa se forse qualcosa dovevamo fare e non l’abbiamo fatta o l’abbiamo fatta male, se potevamo aiutarlo in qualche altro modo. Gli chiediamo scusa in questo momento e preghiamo per lui.

Nelle letture del giorno, il lebbroso si avvicina a Gesù, va da Gesù, e gli dice: “Tu se vuoi puoi guarirmi”. Poi Gesù lo tocca e dice: “Si lo voglio, sii guarito!” Quindi nella misura in cui una persona che vuole cambiare vita si avvicina e dice “Tu se vuoi puoi aiutarmi”, là scatta la carità o la mancanza di carità. Se vuoi, allora le mani te le sporchi perché lo tocchi, quindi ti impasti, ti fai carico, ti spendi, e fai tutto quello che è necessario. Gli operatori di carità che sono qui lo sanno: nel momento in cui c’è la richiesta, diventa peccato non rispondere alla richiesta. Ci si deve spendere, e così si ripara anche. Credo che Giulio voglia la nostra preghiera, e sapere che lì dove c’è bisogno c’è qualcuno che possa stendere una mano.»

Giulio ci fa ricordare anche Ferdinando, col suo piccolo zaino colorato da bimbo, che si fece portare in Ospedale per essere soccorso proprio poco prima della sua morte. Ci fa ricordare la dolce Elvira, che, dopo tante peripezie, tra cui anche un ritorno nel suo paese, ha allietato con il suo canto lirico, per più di un anno, la Comunità Giovanni XXIII di Panza. Ci fa ricordare la polacca Renata, morta tragicamente nel Pio Monte della Misericordia. Ci fa ricordare il polacco Giovanni, riuscito almeno a morire dignitosamente in un letto del Rizzoli. Ci fa ricordare la tedesca Karin, con i suoi problemi alle gambe, accudita amorevolmente presso il Centro Giovanni Paolo II di Forio. Tanti nomi, tanti volti, tante vite che vorremmo commemorare nel corso di una S. Messa in Cattedrale col nostro vescovo. Sull’Isola d’Ischia, attualmente, il Centro Giovanni Paolo II ha ospitato o ospita gli sfollati seguiti alle verifiche per la frana di Casamicciola. A Panza, la Comunità Giovanni XXIII continua a ospitare. Speriamo che i posti non manchino mai. E che eventuali carenze portino ad una nuova espansione della possibilità di accoglienza. Perché è necessario che i senza fissa dimora abbiano tutta l’attenzione e le cure necessarie da persone specializzate, per poter ritornare a vivere una vita il più normale possibile: ricevendo cure mediche e una pensione, trovando una famiglia o ritrovando la famiglia, imparando un mestiere. Perché se è pur vero che una coperta in una notte fredda può salvare una vita, e così anche un riparo o una bevanda calda e un pasto, è altrettanto vero che piuttosto che aspettare che la persona chieda aiuto glielo si può proporre. E se non può deambulare la si accompagna, con la certezza che troverà rifugio e riparo ed esperienza.

di Angela Di Scala

Condividi su:

Facebook
WhatsApp
Email
Stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*
*

su Kaire

Articoli correlati

Chi crede in me, farà opere anche più grandi

Incontri diocesani in preparazione del Giubileo con la biblista Laura Paladino 11,12 e 13 ottobre (II parte) Ripercorre e rileggere lo straordinario racconto della Genesi, in particolare la parte che

oratorio san vito

L’oratorio c’è!

La dispersione dei ragazzi dopo la Prima Comunione nelle parrocchie è un problema annoso che difficilmente trova soluzione: i bambini crescono, richiedono autonomia, si sentono grandi, hanno tanti impegni, scolastici

Nessuno nasce in un corpo sbagliato

Il 13 ottobre 2024 è iniziato dal Teatro Italia di Roma il Tour di Luka Hein, una giovane ragazza statunitense che a 14 anni – con la concomitante separazione dei