Ciao Bambini! Come state? È sempre una gioia ritrovarci in questo nostro appuntamento settimanale, non trovate? Vi facciamo una piccola confidenza: chi vi scrive e chi si occupa di ogni dettaglio del “Kaire dei Piccoli”, si impegna e si prepara bene per rendere questo angolino, a voi dedicato, il più piacevole possibile. Perché? Semplicemente perché ci state a cuore e vogliamo trasmettervi le cose belle che a nostra volta abbiamo gratuitamente ricevuto ed imparato. Sapete una cosa, bambini? L’intenzione che c’è dietro ogni azione è quasi più importante dell’azione stessa. Cosa vuol dire? Vuol dire che per lo stesso atto svolto ci possono essere significati differenti in base al motivo per cui ho fatto quella cosa. Facciamo un esempio: diciamo che c’è una persona che ha una bellissima voce e canta molto bene. Questa persona si esibisce spesso in locali e anche per strada. Perché lo fa? Perché le piace cantare, certo, ma potrebbe avere altri motivi molto differenti tra loro.
In un caso, ad esempio, potrebbe decidere di farlo perché vuole che le persone riconoscano la sua bravura e la applaudiscano; nell’altro, magari, lo fa perché riconosce di avere un dono che vuole condividere con gli altri regalando loro un momento di gioia. Un’unica azione con due significati diversi e opposti. L’esempio che vi abbiamo appena fatto è più o meno quello che Gesù cerca di spiegare alle folle e ai suoi discepoli, nel Vangelo di Matteo di domenica 12 febbraio. Siccome questo passo è molto lungo, vi riportiamo solo la parte essenziale del Vangelo, con la sicurezza che a Messa lo seguirete tutto con attenzione. “In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi, dunque, trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli. Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli»”. Cari bambini, Gesù sta continuando il discorso sulla montagna e dopo le Beatitudini, che abbiamo sentito l’altra domenica, mette in guardia la folla e i suoi discepoli che lo stanno ascoltando. E su cosa li mette in guardia? Sullo stare attenti a non fare come i farisei del tempo. Perché? Forse Gesù ce l’aveva con loro? Certo che no! Gesù non odia nessuno di noi, cari bambini, nessuno! Però odia il peccato che è in noi e che ci fa comportare in modo sbagliato. Vedete: i farisei e i dottori del tempo erano molto credenti, ma si vantavano di essere perfetti perché rispettavano la Legge ed erano convinti di essere nel giusto quando obbligavano gli altri a rispettarla. E questa legge, si basava sulle antiche scritture, su Abramo e i Dieci Comandamenti dati a Mosè.
In tutto questo, facevano la cosa giusta con l’intenzione sbagliata perché interpretavano male i comandamenti pensando che si trattassero di regole da rispettare senza capire l’insegnamento che c’è dietro a quelle leggi: Dio ha dato i Dieci Comandamenti a Mosè perché gli uomini si comportino bene con l’intento di amarsi. I dieci comandamenti sono i consigli d’amore di Dio per noi, esattamente come quelli che i vostri genitori danno a voi per aiutarvi a crescere. È per questo che Gesù dice che è venuto a dare compimento alla Legge, perché vuole far conoscere la vera natura di Dio e spiegare tutto l’amore e la verità che c’è dietro ai suoi comandamenti. E questa verità è che non serve a nulla fare tutto bene, se il bene non è dentro a quello che facciamo. Per questo Gesù ci dice: “Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.”. Perché Dio, cari bambini, non ci ha mai detto che il primo comandamento è essere migliori degli altri, ma ci fa capire che siamo migliori quando ci vogliamo bene gli uni e gli altri. E questo vale per ogni piccola azione che compiamo, per ogni parola detta e per ogni pensiero fatto: perché, che sia cantare, cucinare o altro, è più bello se è fatto con amore… e se è fatto per tutti.