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Con il Sinodo, Francesco vuol realizzare la Chiesa del Concilio Vaticano II

È ciò che Papa Francesco sta dicendo con il suo magistero fin dall’inizio del pontificato e, in particolare, attraverso il percorso sinodale da lui voluto. Lo afferma nell’ intervista il Card. Grech, Segretario generale del Sinodo.

Il decimo anniversario di pontificato di Francesco si situa nel contesto del percorso sinodale che impegna tutta la Chiesa cattolica in preparazione alle due Assemblee dei vescovi nell’ottobre 2023 e nell’ottobre 2024 in Vaticano. La sinodalità in ambito ecclesiale e anche nelle cose del mondo, è per il cardinale Mario Grech, ciò a cui converge l’intero magistero del Papa, al cui centro ci sono la comunione e la fratellanza universale. Ma, sottolinea il Segretario generale del Sinodo, la sinodalità non è una novità, una dimensione che Francesco vuole aggiungere alla Chiesa ma è tornare alle origini della Chiesa stessa, a come le comunità ecclesiali hanno vissuto nel primo millennio della sua storia.

Eminenza, 10 anni di pontificato fin qui, per Papa Francesco, 10 anni in cui sono successe tante cose, tante sono cambiate e le sfide si sono moltiplicate nella Chiesa e nel mondo. Quella del Papa è riconosciuta, da credenti e non credenti, come la voce o una delle voci più autorevoli a livello internazionale, anche se troppo poco ascoltata. Che cosa dei gesti e delle parole di Francesco lei desidera sottolineare in occasione di questo anniversario?

Una frase che mi ha colpito e che spesso mi fa riflettere è una frase tratta dall’enciclica Fratelli tutti, dove il Santo Padre dice che oggi “nessuno si salva da solo” (n.32). Questa affermazione non è valida unicamente nella Chiesa, ma va anche declinata nella vita quotidiana. Credo infatti che in un mondo frammentato, in un mondo di conflitti e di individualismo, il Santo Padre – ispirato naturalmente da Gesù e dal suo Vangelo – sta cercando di creare più comunione tra gli uomini e le donne del nostro tempo: e questo, lo ripeto, sia nel mondo secolare che nella Chiesa. Questa è la sfida, certo non molto facile, che ha impegnato il Papa in questi anni. Papa Francesco sta sostenendo la Chiesa nel fare dei passi, piccoli passi, in questa direzione proprio per aiutare tanto la comunità ecclesiale che la comunità internazionale a mettersi insieme per poter poi affrontare le sfide dell’umanità di oggi.

A proposito di sfide: i poveri, i migranti, le ingiustizie dell’attuale sistema economico, le disuguaglianze, la cura del creato, la pace, sono solo alcuni degli aspetti ricorrenti del pontificato di Papa Francesco che delineano una Chiesa che ha molto da dire al mondo e che vuole essere efficace per realizzare, come lei diceva, un’umanità più fraterna. E lo vediamo in particolare nelle due encicliche, Laudato sì e Fratelli tutti

Quello che lei sta sottolineando, conferma quanto il Santo Padre è deciso a camminare con la gente. Papa Francesco ci invita continuamente a riflettere sulla sinodalità. Ma la sinodalità non è una sfida solo per la Chiesa, ma lo è anche per l’intera umanità. Con questo voglio dire che il Santo Padre ci invita a camminare insieme e ad ascoltare tutti, nessuno escluso, comprese le persone che sono in queste difficoltà. Forse possiamo dire anche che il Santo Padre sta dando una voce a chi è povero, a chi sta soffrendo l’ingiustizia, a chi si sente emarginato. Un’altra frase che mi viene in mente è, in realtà, l’insegnamento di Papa Francesco quando parla della periferia.

Lei stessa, nella sua domanda, ha sottolineato casi periferici, no? Papa Francesco ricorda spesso che i cambiamenti nella storia non sono partiti dal centro ma dalla periferia, perché chi sta nella periferia può vedere la realtà in modo molto più oggettivo di quelli che stanno al centro. Con questa affermazione il Papa riconosce di fatto la dignità e il valore di ogni persona e in modo particolare di quelle “categorie” di persone che lei ha sottolineato.

Qui, inoltre, credo che Francesco stia mandando un messaggio anche a quelli che detengono il potere nel mondo, stavo per dire che hanno anche la chiamata a servire l’uomo nella politica. Con i suoi interventi, con le sue scelte, con le sue azioni il Papa sta dicendo: mettete al centro anche queste persone perché nessuno va dimenticato, in modo particolare quelle che stanno soffrendo. Di fronte a questa sfida il Santo Padre ci sta dicendo di non dimenticare nessuno, perché tutti, anche i più piccoli, hanno qualcosa da dare per contribuire per il bene del mondo.

Abbiamo guardato fuori, guardando ora dentro la Chiesa, anche qui i richiami alla conversione e al cambiamento sono forti, contro il maschilismo e il clericalismo, contro gli abusi, contro la tentazione del potere e della mondanità, per l’unità nella diversità, per un ritorno a una vita più coerente con il Vangelo…

Questa è la conversione massima che il Santo Padre declina in varie categorie: conversione spirituale, conversione ecologica, conversione pastorale, conversione sinodale. Il cristiano è in questa dinamica di conversione e guai se noi non ci ricordiamo che stiamo in questo processo di conversione. E il Santo Padre, com’è suo dovere, cerca di ricordarci di questa chiamata che noi abbiamo, perché se noi non entriamo in questo processo di conversione, non possiamo fare un passo in avanti nella nostra chiamata anche alla santità, e la conversione alla santità coinvolge tutti gli aspetti della vita ecclesiale e della vita umana.

Fonte: Adriana Masotti – Vatican News

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