Login

Lost your password?
Don't have an account? Sign Up

Quando Dio comincia a parlare di sé

Alla scoperta del vero volto di Dio

Presentazione del nuovo libro di don Cristian Solmonese, domenica 12 marzo, presso la Basilica Pontificia di S. Vito M. in Forio

Un pubblico numeroso, composto da persone provenienti da tutta la Diocesi di Ischia ha accolto con affetto, domenica sera 12 marzo scorso, la presentazione della nuova opera editoriale di don Cristian Solmonese dal titolo “Voi chi dite che io sia?”. La serata è stata moderata da Concetta Del Deo, che da sempre e con perizia collabora con don Cristian in queste occasioni, ed è stata allietata dalla dolce musica del Trio Akesios (chitarra, flauto e sassofono). Era presente anche P. Giuseppe Piccinno, direttore della casa editrice EDI che ha pubblicato il libro, e autore della prefazione.

La passione di don Cristian per le Sacre Scritture è ben nota a chi lo conosce e lo segue: egli si dedica in modo instancabile alla divulgazione delle Sacre Scritture, un processo di evangelizzazione che negli anni lo ha portato ad organizzare diverse catechesi quaresimali, non ultime quelle attualmente da lui tenute sia presso la Parrocchia di S. Vito in Forio – dove è attualmente parroco –,  sia presso la parrocchia del Buon Pastore ad Ischia, ma anche corsi di formazione biblica e iniziative di lettura della Bibbia in occasione  dell’annuale Domenica della Parola istituita da Papa Francesco. Una passione che don Cristian coltiva attraverso uno studio continuo, ricordiamo che attualmente è dottorando in Teologia biblica presso la Pontificia Università Urbaniana di Roma.

Il testo presentato domenica scorsa è frutto di questa passione e nasce, come ha spiegato lo stesso don Cristian, da una consapevolezza, acquisita personalmente nella sua vita:

 «Noi abbiamo e tramandiamo una immagine e un’idea di Dio che non corrisponde a realtà, una immagine distorta e sbagliata che non ci aiuta a crescere come cristiani e non contribuisce a vivere una vita felice e piena così come Dio ha disposto per noi. Così ho voluto raccontare con il mio quarto libro chi è Dio attraverso ciò che Dio ha veramente detto di se stesso attraverso Gesù e attraverso ciò che Dio ha fatto per me».

Di idea distorta e sbagliata di Dio ha parlato anche P. Piccinno che, nel suo intervento, ci ha ricordato che il cristiano spesso nel pensare a Dio si comporta come la donna Prassede di Manzoni, che nei Promessi Sposi viene presentata come persona brontolona e saccente, la quale, nel voler far del bene al prossimo senza voler bene al prossimo, agiva seguendo idee molto strane: “Con le idee donna Prassede si regolava come dicono che si deve fare con gli amici: n’aveva poche; ma a quelle poche era molto affezionata: tra le poche, ce n’era per disgrazia molte delle storte”. Ci sono in verità tanti fattori che contribuiscono alla formazione di una idea distorta di Dio – ha proseguito P. Piccinno quasi a volerci giustificare -: Dio non è oggettivamente comprensibile alla limitata mente umana, né riusciamo a spiegarlo con un linguaggio adeguato, sia esso verbale o non verbale; anche la comprensione della sua potenza non è alla nostra portata; inoltre siamo inciampati nel peccato originale e inciampiamo tutti i giorni nei nostri peccati quotidiani. Insomma, ci costa fatica immaginarci Dio. Alla fine fabbrichiamo un modello che ci fa comodo, che esprime una nostra opinione e nello stesso tempo un giudizio su di lui. E ci fa comodo l’immagine di un Dio potente che può e deve intervenire nella nostra vita guidando e forzando l’agire umano, liberando il mondo dalle ingiustizie, dalle malattie, dalle catastrofi naturali. Don Cristian ci aiuta con le sue riflessioni a cambiare questa immagine e anche il contesto nel quale essa nasce, ha precisato P. Piccinno:

«Don Cristian non ha scritto per se stesso, ma perché è mosso da una manifestazione dello Spirito che per mezzo di lui ci invita a tornare alla scuola di Cristo, per apprendere il Padre, per tornare alla sorgente di acqua viva. Chi lo legge riflette sull’esistenza di Dio e comprende meglio il comandamento che vieta di farsi idoli e immagini all’infuori di Dio».

Dio non è una statua, non è un simulacro inerte chiuso in una teca, Dio è vivo, parla, tocca le persone, è una persona: questo è il messaggio forte che don Cristian ha voluto lasciare con il suo libro, un invito ad abbandonare la credenza in un Dio distante e capriccioso, spesso frutto delle proiezioni dei nostri bisogni egoistici e delle nostre paure. Emblematico a tal proposito – ha ricordato don Cristian nel suo intervento – è l’episodio del Vangelo dal quale è tratto il titolo del libro: quando Gesù, in cammino verso Cesarea di Filippo, chiede ai discepoli che cosa pensasse la gente di lui, i discepoli rispondono citando i nomi più famosi ai quali Gesù era stato paragonato, Elia, il Battista, ma Gesù li inchioda incalzando con una domanda più specifica: chi loro pensassero che lui fosse. Il libro nasce proprio da questo punto, comprendere cioè chi sia veramente Dio per me discepolo, evitando di accontentarmi delle immagini, nate spesso da pettegolezzi, che girano tra la gente, e andando alla fonte, alla parola di Gesù. Che è venuto proprio per insegnarci chi è il Padre ed è morto in croce per farcelo capire. Attraverso suo figlio, Dio ci parla di se stesso, ci spiega come lui è veramente, aldilà delle nostre costruzioni. Dio non è un burattinaio che manipola le nostre vite, egli è con noi, vicino a noi e condivide con noi le nostre sofferenze, insegnandoci ad affrontarle con lui. Non risolve i nostri problemi, ma ci insegna ad affrontarli con responsabilità, la sofferenza non deve esserci risparmiata, poiché ci aiuta a crescere. E infatti così conclude don Cristian:

«Conoscere Dio significa arrivare alla conoscenza più profonda di noi stessi, significa rispondere alla domanda ‘chi sono io?’ E come Pietro di fronte a Gesù, sentiremo pronunciare dalla bocca di Dio il nostro nome. Il giorno in cui Pietro ha risposto a quella domanda di Gesù, ha capito chi era veramente e quale fossero le sue potenzialità e il suo ministero».

Pietro ha scoperto di essere una roccia, benché fragile e limitata, e ha scoperto di esser figlio. Questo gli ha permesso di diventare a sua volta padre, roccia su cui fondare la Chiesa. Allo stesso modo ognuno di noi, se vuole essere discepolo di Cristo, deve imparare a conoscere Dio senza ricorrere alla tentazione di cercare scorciatoie, senza ricorrere ai ‘si dice’ o alle immagini di comodo: “non per ciò che abbiamo udito crediamo, ma per ciò che abbiamo visto”, recitava il Vangelo di domenica scorsa.

Condividi su:

Facebook
WhatsApp
Email
Stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*
*

su Kaire

Articoli correlati

Purtroppo…

È un uomo alto e magro, Nasri palestinese cristiano, che arriva a noi da quel “Campo dei Pastori” dove per primo è risuonato l’annuncio della nascita del Salvatore: “Non temete,

Chiave di lettura dell’intero pontificato

Intervista al sottosegretario del Dicastero per la cultura e l’educazione Padre Spadaro, pensa anche lei che l’enciclica Dilexit nos sia un documento chiave del pontificato e una chiave di lettura di tutto