La storia dell’umanità è da sempre anche storia del cibo, quello che c’è e quello che manca, quello procurato con il sudore della fronte, donato, ricevuto per amore, condiviso con i familiari, gli amici o gli ospiti inattesi. Ma anche quello che diventa motivo per dichiarare guerra, rubato con saccheggi, il cibo agognato nel deserto o in tempo di carestia. Il mondo della tavola ha sempre influenzato le scelte dell’uomo, caratterizzato il suo cammino e segnato profondamente la sua cultura, il suo rapporto con il prossimo, il tempo del lavoro e quello della festa. Nel piatto non c’è solo un aspetto nutritivo e materiale, ma anche simbolico e culturale.
Non è quindi un caso se nella Bibbia si parla spesso di cibo e lo stesso Gesù è presentato più volte a tavola, al punto di essere giudicato male e frainteso nelle sue intenzioni: «È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori» (Matteo, 11,19). Ovviamente Gesù non è né un mangione né un beone, ha digiunato 40 giorni nel deserto, ricordando a Satana che «Non di solo pane vive l’uomo»; nell’episodio della Samaritana, nonostante la stanchezza, la fame e la sete, ricorda ai suoi discepoli: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete. […] Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera». (GV 4, 32 – 34) E chissà come ci sono rimasti male i discepoli che erano andati in città a comprargli da mangiare…
Nonostante questo chiaro insegnamento, i farisei si scandalizzano di fronte ad un maestro che dimostra di apprezzare molto la convivialità con tutti, si autoinvita sfacciatamente a casa di persone che vede per la prima volta, quando vuole entrare in amicizia con qualcuno e parlargli di cose importanti organizza una cena. Non notano, quei farisei, quanto Gesù abbia a cuore la relazione con le persone, quanto sfrutti quelle occasioni conviviali non per mangiare e bere ma piuttosto per ammaestrare, trasformando quella intimità in una cattedra per farsi ascoltare con maggior profitto. Entra nelle case degli uomini e delle donne per la gioia dello stare insieme, per essere amico, per dimostrare la sua vicinanza a tutti.
Certamente Gesù ha passione per la buona tavola e dimostra di conoscerne i segreti, non come fanno i crapuloni che pensano solo a soddisfare la loro golosità, ma come occasione di dono e amore. Lo si vede anche nelle parabole, che condannano il ricco epulone e il suo banchetto egoistico ed esaltano il padre misericordioso che ammazza il vitello grasso per festeggiare il ritorno a casa del figliol prodigo. Nei suoi racconti c’è un re generoso che vuole che tutti partecipino alla festa per le nozze del figlio e un padrone che si mette a servire le portate per i suoi servi fedeli.
Quando Gesù moltiplica i pani e i pesci, non si limita a fornire del cibo necessario la folla che lo segue, ma ci tiene al rito: li fa sedere sul prato in modo ordinato, prende quel pane, lo benedice, lo spezza, lo distribuisce nelle ceste. Anche la forma è importante per indicare la solennità del momento. Dopo la Resurrezione, i Vangeli riportano alcuni episodi che sono rimasti impressi nei discepoli: Gesù mangia il pesce davanti ai loro sguardi allibiti e poi improvvisa un barbecue sulla spiaggia, cucinando focacce e pesce arrostito dopo la pesca miracolosa. Conversa con i discepoli di Emmaus strada facendo ma la vera svolta con loro, ancora una volta, si realizzerà a cena, in quell’inatteso banchetto eucaristico.
È famosa la scena nella quale Gesù rimprovera affettuosamente Marta che si affanna troppo intorno agli aspetti organizzativi della cucina, mentre la sorella Maria ha colto la bellezza dello stare in serena compagnia con l’ospite (e che ospite!). Ma permettetemi di concludere spezzando una lancia per la simpatica Santa Marta, e lo faccio con le parole di Santa Teresa d’Avila: «Credetemi, per ospitare il Signore, averlo sempre con noi, trattarlo bene e offrirgli da mangiare, occorre che Marta e Maria vadano d’accordo. In che modo Maria stando seduta ai suoi piedi poteva dargli da mangiare se sua sorella non l’aiutava?». Padre Giulio Cesare Federici, gesuita predicatore di Esercizi spirituali, commenta: «Ad ogni modo, quando si misero a tavola, Gesù, Maria e tutti i commensali mangiarono quello che Marta aveva preparato!».
di Susanna Manzin – Pane & Focolare