Durante la catechesi del mercoledì Papa Francesco accentua ancora una volta il bisogno di passione del credente nell’evangelizzare: «L’evangelizzazione è più che una semplice trasmissione dottrinale e morale. È prima di tutto testimonianza: non si può evangelizzare senza testimonianza; testimonianza dell’incontro personale con Gesù Cristo, Verbo Incarnato nel quale la salvezza si è compiuta. Una testimonianza indispensabile perché, anzitutto, il mondo ha bisogno di “evangelizzatori che gli parlino di un Dio che essi conoscano e che sia loro familiare”. Non è trasmettere un’ideologia o una “dottrina” su Dio, no. È trasmettere Dio che si fa vita in me: questo è testimonianza; e inoltre perché “l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, […] o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni”. La testimonianza di Cristo, dunque, è al tempo stesso il primo mezzo dell’evangelizzazione e condizione essenziale per la sua efficacia, perché sia fruttuoso l’annuncio del Vangelo. Essere testimoni. Occorre ricordare che la testimonianza comprende anche la fede professata, cioè l’adesione convinta e manifesta a Dio Padre e Figlio e Spirito Santo, che per amore ci ha creati, ci ha redenti. Una fede che ci trasforma, che trasforma le nostre relazioni, i criteri e i valori che determinano le nostre scelte. La testimonianza, pertanto, non può prescindere dalla coerenza tra ciò che si crede e ciò che si annuncia e ciò che si vive. Non si è credibili soltanto dicendo una dottrina o un’ideologia, no. Una persona è credibile se ha armonia tra quello che crede e quello che vive. Tanti cristiani soltanto dicono di credere, ma vivono di un’altra cosa, come se non lo fossero. E questa è ipocrisia. Il contrario della testimonianza è l’ipocrisia. Quante volte abbiamo sentito “ah, questo che va a Messa tutte le domeniche, e poi vive così, così, così, così”: è vero, è la contro-testimonianza» (confr. EN).
Il biografo contemporaneo del santo d’Assisi, san Bonaventura da Bagnoregio, alla fine della “Leggenda Minore” descrive con un tocco finale tutte le virtù di san Francesco, uomo che per questi meriti era un testimone credibile della luce di Dio che trasfigurava in lui. “Concludiamo il discorso con una specie di ricapitolazione sommaria. Chiunque ha letto fino in fondo le pagine precedenti, rifletta su questa considerazione conclusiva: la conversione avvenuta in modo ammirabile, l’efficacia nel proclamare la Parola di Dio, il privilegio delle virtù sublimi, lo spirito di profezia unito alla penetrazione delle Scritture, l’obbedienza da parte delle creature prive di ragione, l’impressione delle sacre stimmate e il celebre transito da questo mondo al cielo, sono, in Francesco, sette luminose testimonianze che dimostrano e garantiscono a tutto il mondo che egli, preclaro araldo di Cristo, porta in se stesso il sigillo del Dio vivente e, perciò, è degno di venerazione per la missione ricevuta, ci propone una dottrina autentica, è ammirevole nella santità. Con sicurezza, dunque, seguano Lui coloro che escono dall’Egitto: le acque del mare verranno divise dal bastone della croce di Cristo; essi passeranno il deserto e, attraversato il Giordano della vita mortale, per la meravigliosa potenza della Croce stessa, entreranno nella terra promessa dei viventi. Là, per i buoni uffici del beato padre, ci introduca Gesù, inclito salvatore e nostra guida. A Lui, in Trinità perfetta con il Padre e con lo Spirito Santo, ogni lode, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen” (FF 1393).
A distanza di ottocento anni l’invito a seguire Cristo sulle orme della sublime testimonianza del poverello d’Assisi è più che valida.
Papa Francesco conclude: «Una Chiesa che si evangelizza per evangelizzare è una Chiesa che, guidata dallo Spirito Santo, è chiamata a percorrere un cammino esigente, un cammino di conversione, di rinnovamento. … una Chiesa che incontra dialogicamente il mondo contemporaneo, dialoga con il mondo contemporaneo, ma che incontra ogni giorno il Signore e dialoga con il Signore, e lascia entrare lo Spirito Santo che è il protagonista dell’evangelizzazione. Senza lo Spirito Santo noi potremmo soltanto fare pubblicità della Chiesa, non evangelizzare. È lo Spirito Santo in noi, quello che ci spinge verso l’evangelizzazione e questa è la vera libertà dei figli di Dio».