Il Cammino di Gesù (Jesus trial) è un percorso di pellegrinaggio che va da Nazaret a Cafarnao, seguendo le orme della vita pubblica di Gesù.
I turisti che girano per la Terra Santa lo fanno spesso in autobus. Visitano alcuni luoghi importanti, scendendo dal pullman: si guardano intorno, pregano, comprano dei souvenir e tornano sul pullman. Non c’è niente di sbagliato in questo, ma l’esperienza di Gesù è stata molto diversa. Il Vangelo di Matteo afferma che “percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, proclamando la buona novella del regno e guarendo ogni malattia e infermità”. Non avendo pullman disponibili allora, è naturale presumere che abbia viaggiato a piedi: questa è l’esperienza che il Jesus Trail intende offrire.
C’è qualcosa di radicalmente biblico nel camminare di città in città. Implica incontrare persone a caso per strada e non solo visitare luoghi specifici, per quanto significativi possano essere. Infatti, cristiani e non cristiani sono spesso desiderosi di saperne di più sull’uomo che camminava di città in città predicando un messaggio di amore e perdono – e anche sui luoghi che ha visitato.
È il caso di due specialisti dell’escursionismo, Maoz Inon (un ebreo israeliano) e Dave Landis (un cristiano americano). Insieme, hanno lanciato un’esperienza unica in Terra Santa: il Jesus Trail, un percorso di pellegrinaggio che va da Nazareth a Cafarnao, seguendo le orme della vita pubblica di Gesù.
L’idea è nata dopo che Inon e Landis hanno percorso l’Israel National Trail, una via che attraversa il paese da nord a sud, ricca di luoghi e punti di riferimento biblici. Così hanno spiegato la loro visione condivisa: “Volevamo creare un sentiero in modo che le persone potessero camminare sulle vie percorse da Gesù stesso. Sembra semplice, vero? Ma il fatto è che i pellegrini di solito vengono in Terra Santa su un bus turistico, con una guida. Scendi dall’autobus, cammini verso il sito e torni all’autobus. Entri nell’aria condizionata. Non riesci davvero a vedere le persone, a entrare in contatto con la gente del posto. E penso che quello che entrambi abbiamo sentito durante i nostri viaggi sia stato che avremmo potuto creare qualcosa in cui le persone non stavano solo camminando per la terra santa, ma imparando a conoscere le persone, le loro differenze, le loro particolarità – è un modo diverso di conoscere il posto, e relazionarsi con la sua lunga e complessa storia”.
Il Cammino di Gesù: non solo Nazaret e Cafarnao
Il percorso segue il cammino che Gesù deve aver fatto più di una volta dalla sua città natale a quella di Pietro, cioè da Nazaret a Cafarnao. È lungo 64 chilometri (40 miglia), tutti adeguatamente segnalati, e attraversa diversi luoghi cari non solo ai cristiani ma anche ad altre tradizioni abramitiche: Zippori, Mash’da (il luogo che la tradizione sostiene sia il luogo di nascita del profeta Giona), Magdala, Tabga (dove avvenne il miracolo dei pani e dei pesci), il Monte delle Beatitudini, fino a Cafarnao, attraversando la fertile valle di Yizreel, le colline di Arbel, i corni di Hattin, fino a raggiungere la riva nord-ovest del mare di Galilea. Il progetto è sostenuto dall’Israel Trails Committee della Society for the Protection of Nature in Israel (ASPNI) e dalla regione della Bassa Galilea.
Una via che ripercorre la vita pubblica di Gesù
C’è anche un altro sentiero, lanciato dal Ministero del Turismo israeliano, che segue un percorso molto simile: il Gospel Trail. Tuttavia, le esperienze offerte da questi due sentieri sono molto diverse. Come spiega Landis, “le persone che scelgono il Jesus Trail lo fanno perché offre un’opportunità piuttosto particolare: quella di incontrare persone proprio come ha fatto Gesù, e dove l’ha fatto”.
“Quando cammini tra gli uliveti della Galilea, trovi pastori che si prendono cura delle loro pecore. Vedi una famiglia locale che fa un picnic e hai la sensazione di vedere le cose che Gesù ha visto quando ha camminato per questa terra, come ha incontrato persone di diverse comunità, di diversi ceti sociali. I tempi sono diversi, senza dubbio, ma l’esperienza rimane la stessa. È la stessa sensazione, gli stessi luoghi, la stessa eccitazione, la stessa storia. Questo è ciò che significa per me”, spiega Inon.
“E penso a Gesù che va incontro ai suoi nemici, e questa è la parte più significativa di tutto. Sì, probabilmente si è fatto uccidere perché amava i suoi nemici e accettava l’ospitalità di estranei”, aggiunge Landis.
Fonte: Inma Alvarez – Daniel Esparza – Aleteia in inglese