Commento al Vangelo Mt 28,1-10
“Il Signore è davvero risorto. Alleluia!”. Così annuncia la Chiesa nel giorno più santo dell’anno. Così ci fa cantare la liturgia nella notte di Pasqua, madre di tutte le veglie. È l’annuncio che hanno ascoltato quelle donne quella mattina del sabato; è l’annuncio che hanno ascoltato i discepoli prendendo le parole di quelle donne come un vaneggiamento; è l’annuncio che ancora oggi mette a morte tanti cristiani. La parola che ascoltiamo dalla bocca dell’angelo è per noi ancora una volta una traccia, un percorso. La Pasqua, infatti, non è un giorno ma un percorso, un tempo e uno spazio. L’Angelo dice alle donne di “sapere chi stavano cercando”.
Bella questa indicazione: chi stiamo cercando? Tutta la vita è una ricerca, ogni uomo è in ricerca della propria felicità, della propria strada. Questa domanda costeggia tutta la Bibbia come costeggia tutte le nostre vite. Il problema è un altro: sbagliamo chi cercare. Le donne cercano il crocifisso, uno morto, uno che ha fallito, uno che non può dare felicità perché non c’è più.
Chi cerchiamo e dove cerchiamo? Noi spesso sbagliamo persona e luogo e non ci accorgiamo che corriamo il rischio di rinchiuderci in tanti piccoli sepolcri; e la cosa peggiore è che lì ci troviamo bene! Pensate quante piccole maschere o stili di vita in cui diciamo di stare bene così! È più facile contemplare sé stessi, vivere nel proprio io, nella propria vita e costruire il proprio sepolcro. Corriamo il rischio che la propria casa diventi il proprio sepolcro; la tua stanzetta diventi il tuo sepolcro; il tuo lavoro diventi il tuo sepolcro. Dove cerchi il corpo del Signore? Non cercarlo più nel sepolcro ma tra i viventi! Non è qui!
Perché cercate tra i morti colui che è vivo! Perché cercate tra i morti, perché cercate tra la depressione, perché cercate nello sconforto, perché cercate nello scoraggiamento, perché cercate dove non c’è colui che è la vita? Chi è vivente, chi ha la vita si cerca nella vita! Nella vita quotidiana, nella vita ordinaria, nel proprio lavoro, nella propria scuola, nella famiglia, negli amici, nell’amore: lì è colui che è vivo! Non è qui! Non è nel nostro fallimento, non è nella nostra chiusura, non è nel nostro egoismo! Il racconto di Matteo ci parla di un angelo che scende e accade un terremoto che ribalta la pietra.
C’è bisogno sempre di Dio per rovesciare la tua vita. A volte abbiamo bisogno di un terremoto interiore per chiederci: “Ma che stai facendo? Ma come stai conducendo la tua vita? Ma come vivi? Che senso dai a tutto questo? Si, abbiamo bisogno di un angelo e di un terremoto. Il terremoto non sono solo momenti positivi ma anche cose negative che ti destabilizzano e ti mandano in crisi. Se non avviene questo, anche in quest’anno, in questa Pasqua 2023 corriamo il rischio di dire: Cristo risorto! SI’, ma “Beato lui!”. Ricordo di aver sentito una volta questo da qualcuno. Come a dire: “E io che c’entro? La cosa non mi riguarda!”. Dall’altra parte quell’espressione mi sembrava che rivelasse quasi un grido d’aiuto, un’invocazione di salvezza; pareva che mi si volesse dire: “Io no, io mi sento morto, non so proprio cosa sia la resurrezione”; e dunque: “Come posso risorgere anche io? Come posso fare perché la mia vita io non la viva più come una condanna a morte?”.
Il testo continua dicendo che Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Non è la tomba vuota che ci dice che Gesù è risorto! Ma è il suo incontro, la sua voce che dissipa ogni tenebra, dissipa ogni paura, ogni sofferenza. Pace a Voi! E voi che state qui, siete qui perché lo avete incontrato? Perché lo avete sentito? Perché vi ha cambiato la vita? Altrimenti perché siete di nuovo qui a vedere il sepolcro vuoto? La sua voce ci ridesta dal buio della tomba. Infine, il testo ci regala altre due annotazioni. La prima: “Abbandonato in fretta il sepolcro”. Sarebbe bello se anche noi in questa Pasqua riuscissimo ad abbandonare il sepolcro e quindi passare dalla tristezza alla gioia, dall’insoddisfazione alla vita piena, dalla solitudine alla compagnia, dalla compagnia all’amicizia vera, dalla routine ad una vita piena fatta di vita vera. Nel sepolcro non c’è niente da guardare: abbandoniamolo. Nelle bende e nei teli sepolcrali non c’è. Il Risorto è nel cuore di tutti che aspetta di incontrarvi per irradiare la Pasqua.
Egli è nell’eucarestia, nella preghiera, nella donazione ai fratelli: lì si lascia incontrare! La seconda indicazione è la seguente: Egli ci precede. In ogni situazione della vita egli arriva prima di noi; se soffri, se sei felice, se devi affrontare una cosa difficile, se devi superare un esame, se devi guarire, se devi ricucire, egli arriva prima di te e ti aspetta. Anche in punto di morte egli ti precede ed è morto per darti la vita. Egli precede i suoi in Galilea, si, nell’esperienza fatta all’inizio, piena di entusiasmo. Quell’esperienza fatta dai discepoli sarà il motore che farà loro irradiare speranza. E questa speranza è giunta fino a noi! Buona Pasqua a tutti!
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Non è qui!
Commento al Vangelo Mt 28,1-10
“Il Signore è davvero risorto. Alleluia!”. Così annuncia la Chiesa nel giorno più santo dell’anno. Così ci fa cantare la liturgia nella notte di Pasqua, madre di tutte le veglie. È l’annuncio che hanno ascoltato quelle donne quella mattina del sabato; è l’annuncio che hanno ascoltato i discepoli prendendo le parole di quelle donne come un vaneggiamento; è l’annuncio che ancora oggi mette a morte tanti cristiani. La parola che ascoltiamo dalla bocca dell’angelo è per noi ancora una volta una traccia, un percorso. La Pasqua, infatti, non è un giorno ma un percorso, un tempo e uno spazio. L’Angelo dice alle donne di “sapere chi stavano cercando”.
Bella questa indicazione: chi stiamo cercando? Tutta la vita è una ricerca, ogni uomo è in ricerca della propria felicità, della propria strada. Questa domanda costeggia tutta la Bibbia come costeggia tutte le nostre vite. Il problema è un altro: sbagliamo chi cercare. Le donne cercano il crocifisso, uno morto, uno che ha fallito, uno che non può dare felicità perché non c’è più.
Chi cerchiamo e dove cerchiamo? Noi spesso sbagliamo persona e luogo e non ci accorgiamo che corriamo il rischio di rinchiuderci in tanti piccoli sepolcri; e la cosa peggiore è che lì ci troviamo bene! Pensate quante piccole maschere o stili di vita in cui diciamo di stare bene così! È più facile contemplare sé stessi, vivere nel proprio io, nella propria vita e costruire il proprio sepolcro. Corriamo il rischio che la propria casa diventi il proprio sepolcro; la tua stanzetta diventi il tuo sepolcro; il tuo lavoro diventi il tuo sepolcro. Dove cerchi il corpo del Signore? Non cercarlo più nel sepolcro ma tra i viventi! Non è qui!
Perché cercate tra i morti colui che è vivo! Perché cercate tra i morti, perché cercate tra la depressione, perché cercate nello sconforto, perché cercate nello scoraggiamento, perché cercate dove non c’è colui che è la vita? Chi è vivente, chi ha la vita si cerca nella vita! Nella vita quotidiana, nella vita ordinaria, nel proprio lavoro, nella propria scuola, nella famiglia, negli amici, nell’amore: lì è colui che è vivo! Non è qui! Non è nel nostro fallimento, non è nella nostra chiusura, non è nel nostro egoismo! Il racconto di Matteo ci parla di un angelo che scende e accade un terremoto che ribalta la pietra.
C’è bisogno sempre di Dio per rovesciare la tua vita. A volte abbiamo bisogno di un terremoto interiore per chiederci: “Ma che stai facendo? Ma come stai conducendo la tua vita? Ma come vivi? Che senso dai a tutto questo? Si, abbiamo bisogno di un angelo e di un terremoto. Il terremoto non sono solo momenti positivi ma anche cose negative che ti destabilizzano e ti mandano in crisi. Se non avviene questo, anche in quest’anno, in questa Pasqua 2023 corriamo il rischio di dire: Cristo risorto! SI’, ma “Beato lui!”. Ricordo di aver sentito una volta questo da qualcuno. Come a dire: “E io che c’entro? La cosa non mi riguarda!”. Dall’altra parte quell’espressione mi sembrava che rivelasse quasi un grido d’aiuto, un’invocazione di salvezza; pareva che mi si volesse dire: “Io no, io mi sento morto, non so proprio cosa sia la resurrezione”; e dunque: “Come posso risorgere anche io? Come posso fare perché la mia vita io non la viva più come una condanna a morte?”.
Il testo continua dicendo che Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Non è la tomba vuota che ci dice che Gesù è risorto! Ma è il suo incontro, la sua voce che dissipa ogni tenebra, dissipa ogni paura, ogni sofferenza. Pace a Voi! E voi che state qui, siete qui perché lo avete incontrato? Perché lo avete sentito? Perché vi ha cambiato la vita? Altrimenti perché siete di nuovo qui a vedere il sepolcro vuoto? La sua voce ci ridesta dal buio della tomba. Infine, il testo ci regala altre due annotazioni. La prima: “Abbandonato in fretta il sepolcro”. Sarebbe bello se anche noi in questa Pasqua riuscissimo ad abbandonare il sepolcro e quindi passare dalla tristezza alla gioia, dall’insoddisfazione alla vita piena, dalla solitudine alla compagnia, dalla compagnia all’amicizia vera, dalla routine ad una vita piena fatta di vita vera. Nel sepolcro non c’è niente da guardare: abbandoniamolo. Nelle bende e nei teli sepolcrali non c’è. Il Risorto è nel cuore di tutti che aspetta di incontrarvi per irradiare la Pasqua.
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Don Cristian Solmonese
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