“Facciamo a gara nell’amarci”, dice San Paolo nelle sue prime lettere alle comunità (gruppi di persone) cristiane che stavano nascendo subito dopo la morte e la Risurrezione di Gesù. Ma cosa vuol dire? Vediamo cosa vuole dirci, questa volta, la Parola del Mese commentata: significa amare, cioè voler bene agli altri, come Gesù ci ha insegnato; amare di un amore speciale, senza egoismo, senza pensare prima a me. L’amore di cui ha parlato il Signore, durante la sua vita sulla Terra, è un amore che si dona gratis, senza aspettarsi né chiedere nulla in cambio, che ha uno sguardo attento ai bisogni di chi ci è vicino; che riconosce nell’altro un fratello, anche quando quel compagno ci fa tanto arrabbiare; un amore che è capace di donare la vita e non di cancellarla come si cancella la matita con la gomma, anche quando è difficile e vorremmo “strozzare” qualcuno, o a cuor leggero lo offendiamo…ricordiamo che a volte le parole sono più taglienti della lama di una spada, e possono davvero ferire il cuore e l’anima. Tutto questo è l’amore del Crocefisso.
Sì, di quel Gesù che spesso guardiamo appeso ad una croce, come abbiamo fatto nel periodo della Quaresima durante la Via Crucis, ma ricordandoci sempre che quelle braccia spalancate, inchiodate a quel legno, sono la promessa della Pasqua, di un abbraccio eterno che Gesù ha dato a tutta l’umanità con la sua Risurrezione, catapultando quella grandissima sofferenza in una gioia infinita e per tutti. Facciamo a gara a donarci di più! Ci proviamo? Di solito, quando si fa una gara si vuole vincere, raggiungendo il miglior risultato, tenendo per sé o per la propria squadra tutto il merito… San Paolo ci dice che questa gara, però, è proprio diversa! Non ci son squadre, non ci sono avversari, siamo tutti nello stesso campo, sì, ma non ci sono aree, porte, nulla.
Ci siamo noi, con tanto desiderio e tanta buona volontà di diventare migliori per costruire un mondo migliore, a partire da me e da dove vivo. Come le formichine, a piccoli passi. Non è facile, è vero, ma non ci si sente meglio dopo aver fatto una gentilezza a qualcuno? Non si è più felici dopo aver sparso un po’ di bene intorno a noi? Dopo aver raccolto una cartaccia, dopo essere riusciti a non rispondere in modo maleducato, dopo essersi trattenuti dal dire una bugia o dal dare uno schiaffo, dopo aver difeso una persona o salvato un piccolo insetto o animaletto, dopo aver fatto un favore… Prendiamo esempio da Beatriz dal Brasile, che ci dice che un giorno, come succede spesso, uno dei due genitori, il papà, ha chiesto a lei e ai suoi tanti fratelli di aiutarlo.
Aveva bisogno di un semplice bicchiere d’acqua. Ma nessuno lo ascoltava, perché ognuno aveva qualcos’altro da fare. Beatriz ci dice che anche lei stava facendo qualcosa: stava finendo i compiti, e voleva sbrigarsi (anche se non si fanno di corsa…) per poi andare a giocare prima. Però, poco dopo, Beatriz ha sentito nel suo cuore e nella sua coscienza che se il papà le aveva chiesto una mano, era perché ne aveva veramente bisogno. Allora gli porta quel bicchiere d’acqua dissetante, mentre lui stava lavorando e non poteva spostarsi. A volte pensiamo che gli altri si possano arrangiare, ma non è questo quello che l’Amore di Gesù ci dice che è bene fare: Gesù ci suggerisce di seguire le sue orme della Verità e Bontà, ed è per il bene di tutti, per stare meglio nel mondo, incominciando dalle nostre giornate, dalle faccende quotidiane e dai luoghi che frequentiamo, casa, scuola, oratorio, chiesa, campo sportivo, palestra… Gesù ci insegna a non cedere all’egoismo, ma a vincerlo tutti insieme, a pari merito, nella gara più bella di tutte le gare! Quella dell’amore gratuito. Perché non disegnare un bel cartellone con gli atti di gentilezza della settimana per allenarsi? Cosa ne dite? Giochiamo con Gesù e San Paolo? Pronti…via!