Anche l’ampio e variegato settore della ospitalità rurale necessita di attenzioni, tutele e miglioramenti
Agricoltura che produce alimenti ma anche altro. Protezione dell’ambiente, ospitalità rurale, tutela del territorio dai rischi idrogeologici, cultura del benessere, servizi turistici e culturali. È quell’agricoltura multifunzionale che, sempre di più, caratterizza vasti territori del Paese e che, nata sull’onda della necessità di diversificare e sopravvivere, è oggi uno dei punti di forza per decine di migliaia di imprese agricole.
A fare il punto sull’agricoltura multifunzionale, con particolare attenzione all’agriturismo, è stato un rapporto dell’Ismea che ne ha rilevato tutti le peculiarità che fanno del comparto agricolo uno di quelli più resilienti dell’economia. Con, appunto, l’agriturismo come attività più diffusa, praticata dal 38% delle oltre 65.000 aziende agricole italiane multifunzionali. Un’attività, quella dell’agriturismo, che continua a crescere. Stando sempre ad Ismea, le attività connesse all’ospitalità rurale rappresentano ormai stabilmente oltre un quinto del valore della produzione agricola, con una crescita del 50% negli ultimi quindici anni. Per capire meglio, basta sapere che agriturismo e produzione di energie rinnovabili rappresentano la fetta più grossa del giro d’affari delle attività secondarie (2,1 miliardi di euro, pari al 42,4%) e incidono per circa due terzi (65%) sul valore dell’intero aggregato. Un tesoro che va sempre più valorizzato e tutelato. Sempre la ricerca Ismea, fa comunque emergere l’immagine di un settore a tutto tondo dinamico e vivace che conta oltre 25.000 strutture autorizzate, in crescita del 27% dal 2010 al 2021 soprattutto in Liguria, Lazio e Campania.
Agriturismo, dunque, come motore economico di primo piano – ben oltre la sua funzione bucolica che viene spesso dipinta -, e che va di pari passo con quella di presidio dei territori, soprattutto in alcune aree interne. Ancora Ismea fa rilevare che il 63% dei comuni appartenenti proprio alle aree interne, detiene almeno un agriturismo che svolge, dice l’Istituto in una nota, “appieno il ruolo di custode dei saperi e delle tradizioni, ma funge anche da volàno per l’economia del territorio e la coesione sociale”.
Ospitalità rurale, quindi, come massima espressione di multifunzionalità agricola. Ma anche come veicolo per una vacanza accessibile e meno consumistica rispetto a quelle tradizionali. E in grado di creare un indotto importante. Dal punto di vista della spesa, la stessa indagine Ismea rileva per esempio che l’agriturismo crea un indotto notevole. Ogni 100 euro spesi in servizi agrituristici, altri 40 euro sono investiti dagli ospiti in esperienze di fruizione offerte dal territorio, dall’enogastronomia, alle attrazioni artistiche e culturali, allo sport e all’avventura. E non basta, perché la serie di attività collegate può generare occasioni di occupazione che altrimenti sarebbero ben difficilmente concretizzabili.
Tutto bene, quindi. O quasi. Anche l’ampio e variegato settore della ospitalità rurale, infatti, necessita di attenzioni, tutele e miglioramenti. Senza dire del contorno che può valorizzare o deprimere proprio le attività agrituristiche stesse. Dalla ricerca è emerso, per esempio, che una prima area di criticità comprende le infrastrutture (con segnalazioni sulla scarsa manutenzione delle strade, in qualche caso anche delle piste ciclabili e pedonali o all’insufficiente segnaletica) e i servizi (carenze nei trasporti pubblici, nell’accessibilità delle informazioni, orari e giorni di visita di siti culturali e attività commerciali, scarsa possibilità di connessione ad Internet). Altre aree critiche, citate in alcuni casi, riguardano rifiuti presenti nel territorio, affollamento, scarsa cura del paesaggio.
In altri termini, di fronte ad una preziosità come la multifunzionalità agricola in generale e l’agriturismo in particolare, molto c’è ancora da fare.
Fonte: Andrea Zaghi – Pianeta Verde