Sabato 20 maggio siamo scesi in piazza a Roma, sotto la pioggia, per gridare il nostro Sì alla vita. Non con una, non con dieci, non con cento, ma con migliaia di voci di famiglie, uomini, donne e bambini che assieme a Pro Vita & Famiglia e altre centinaia di associazioni hanno marciato per le strade di Roma alla Manifestazione Nazionale “Scegliamo la Vita”, testimoniando che la vita è un dono meraviglioso, sacro, che va accolto, custodito e difeso sempre Nonostante il maltempo, la pioggia e un cielo cupo, le strade di Roma si sono trasformate in fiumi colorati e gioiosi: sorrisi, risate, danze, canti, musiche e tanta, ma tanta bellezza!
Il 20 maggio si è tenuta la manifestazione annuale per la vita per le strade di Roma. Secondo gli organizzatori, circa 40000 persone e oltre 120 associazioni si sono ritrovate, nonostante il maltempo, a dire per l’ennesima volta il loro “Si!” alla vita. C’è da rilevare però un fatto molto importante riguardo questa gioiosa manifestazione. Oltre al “Si!” alla vita, dal concepimento alla morte naturale, vi è anche un fermo “No!” a tutte quelle azioni, spesso legittimate dallo Stato, che si realizzano contro la vita, soprattutto contro quella dei più fragili, come embrioni, feti, anziani, ammalati. Si tratta in primo luogo della legge 194 sull’aborto – i manifestanti chiedono senza mezzi termini la sua abolizione. Ma vi è anche una netta contrarietà alla fecondazione assistita, all’utero in affitto, all’eutanasia.
Come cristiani siamo chiamati a testimoniare il Vangelo, che significa anche protezione del debole, come appello concreto, impellente e inderogabile. Non siamo degni di essere chiamati cristiani se non difendiamo nostro fratello in difficoltà. “Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata… Ci alzeremo ogni volta che la sacralità della vita viene attaccata prima della nascita” diceva San Giovanni Paolo II. Eppure, dobbiamo essere coscienti che questo appello di testimonianza è oggi non solo scomodo, in quanto opposto al sentire comune, ma contiene anche una dose di rischio. Un rischio che siamo tenuti ad accettare, se vogliamo essere discepoli autentici di Gesù che porta la Croce sul Calvario, un destino che ci è stato profetizzato (“Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?» Lc 22,31), ma di cui non dobbiamo avere affatto paura, anzi: «Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli» (Mt 5,10)
di Stefano Adrianopoli