Dopo tanti anni ed emergenze diverse, il filo che unisce Carugate al Pakistan non si è mai spezzato.
“Il vicolo è inquietante, buio e con un rigagnolo di acqua, poi ci aprono un cancello e le vocette allegre e le risatine soffocate ci catapultano in una dimensione senza tempo… Mi fan cenno di entrare in una stanza, ma ho stretto troppe mani e troppe persone mi hanno cercato di dire qualcosa. Ho la testa un po’ ‘in nebbia’. Potrò abbracciarla? Si potrà tra i musulmani? O sbaglierò? Si ricorderà di me?”.
Pakistan 2011. Annalisa Fioretti, pneumologa di Carugate (comune dell’hinterland milanese), che dal 2016 lavorerà all’ospedale Tappeiner di Merano, ha da sempre una grande passione: l’alpinismo. Si trova in Pakistan per scalare il Gasherbrum I, conosciuto anche come K5, che con i suoi 8.068 metri è l’undicesima montagna più alta del mondo. Una sera incontra Greg Mortenson, scalatore e filantropo statunitense, autore con David Oliver Relin di “Tre tazze di tè” (2006). Saputo che Annalisa è medico, Mortenson le porta una bambina di Korphe, lo sperduto villaggio del Karakorum pakistano a 4.000 metri di altitudine dove lui era stato curato nel 1993, quando aveva rischiato di perdere la vita tentando di scalare il K2, e che il mondo aveva imparato a conoscere qualche anno più tardi proprio grazie al suo libro. “Questa bambina forse ha un problema”, le dice e le chiede di visitarla.
Sakina è uno scricciolo di 5 anni, capelli neri e occhi vispi. Dopo una prima visita, Annalisa decide di sottoporre la piccola ad una serie di esami, che confermano che non c’è tempo da perdere. La piccola è affetta da una grave malformazione cardiaca, aggravata dalla vita in alta quota che le provocava una seria ipertensione polmonare. Con l’aiuto di una brava giornalista dell’Eco di Bergamo, la storia di Sakina cattura l’attenzione e il cuore di tanta gente. Grazie a una raccolta fondi si trovano in breve tempo i 22mila euro necessari per far arrivare Sakina in Italia e operarla.
“Era scritto nelle stelle che andasse così – ricorda Fioretti su Fb – qualcuno dell’ambasciata pakistana lesse la mia mail e diede l’ok”.
La “bimba blu dell’Himalaya” – questo il soprannome che viene dato alla piccola perché, non riuscendo a respirare, la sua pelle era diventata blu – arriva a Milano accompagnata dal papà e da un interprete.
Sakina viene operata. Un intervento difficile e lungo, cui seguono la sepsi e il post-operatorio. E poi a casa a Carugate, ospite della famiglia di Annalisa, dove la bimba stringe amicizia con i due figli della dottoressa milanese. Una volta ristabilita, Sakina fa ritorno con suo papà in Pakistan, a Korphe, dove ad aspettarla ci sono la mamma e i suoi quattro fratelli.
Da allora, il filo che unisce Carugate al Pakistan non si è mai spezzato. “Tenersi in contatto con Sakina non è affatto semplice – spiega Fioretti – dal momento che né lei, né i suoi genitori hanno un telefono”.
Tre anni fa, nel ringraziare per il pacco di regali giunto dall’Italia, Sakina, che di anni oggi ne ha 17, fa sapere ad Annalisa che desiderava studiare.
“Ho una bella storia di ‘rinascita’ da raccontarvi – scrive Fioretti su istagram il 23 ottobre 2021 – e ho bisogno dell’aiuto di tutti voi. Chi ricorda Sakina? Alzi la mano chi non le ha dedicato almeno un pensiero tanti anni fa? Sakina vuole studiare! In un mondo dove i ragazzi chiedono l’ultima x-box, l’ultimo cellulare, l’ultimo vestito, Sakina chiede di studiare! Sì, studiare. Avete presente: libri, quaderni, scienza, matematica. Sakina è diventata una ragazza e chiede ora nutrimento per la mente”.
Anche in questo caso la risposta della gente non ha tardato a venire e nel giro di 4 mesi sono stati raccolti i fondi necessari per permettere alla giovane di frequentare i sei anni di scuola superiore. “Ce l’abbiamo fatta! – annuncia Fioretti su il 25 febbraio dello scorso anno –. A marzo Sakina verrà ammessa alla scuola pubblica di Skardu. Il nostro uomo di fiducia in Pakistan ci ha appena scritto che stanno completando l’iscrizione e mi ha mandato due foto. Mi è venuto un colpo. Nel lontano 2011 quella scuola l’ho visitata con Louis, Bob, Jacob e Denis. Ci aveva portato proprio Greg (Mortenson). Sapere che Sakina studierà lì mi riempie di gioia. È un po’ come un cerchio che si chiude”.
In realtà, per chiudere il cerchio, mancava ancora qualcosa.
Il primo aprile di quest’anno Annalisa Fioretti è partita insieme ad altri cinque alpinisti alla volta del Pakistan, per compiere l’attraversata dell’altopiano del Deosai, uno dei più alti al mondo (dai 4.100 ai 4.600 metri di quota). Un’impresa sportiva straordinaria, completata in sei giorni e mezzo, con due giorni di anticipo sulla tabella di marcia. E questo nonostante le difficili condizioni climatiche. “Di notte la temperatura nella tenda era di -20°C, mentre di giorno eravamo in maniche corte”, racconta Fioretti, che è la prima donna ad aver completato l’attraversata. Ma l’impresa sportiva non era l’unica ragione di quel viaggio. A raccontarlo è la stessa Fioretti in un post pubblicato il 14 aprile su Fb e Ig.
“Potrò abbracciarla? Si potrà tra i musulmani? O sbaglierò? Si ricorderà di me? Ma prima che possa rispondermi Sakina mi abbraccia stretta sbucando dall’angolo nascosto della stanza. Sono attimi che durano un secolo. Era così piccola, ora è una giovane donna”.
Sakina alloggia durante la settimana con altre ragazze in un ostello nei pressi della scuola di Skardu e nel weekend fa ritorno al suo villaggio.
“La stanza si riempie, le compagne dell’ostello entrano e si siedono assieme a noi lungo il perimetro. Sakina alla mia destra, Muhammad, suo papà, alla mia sinistra. Parliamo due lingue diverse, ma i linguaggi del sorriso e del cuore sono universali”.
Si cena a base di pizza. “Ho atteso 10 anni esatti – racconta Fioretti –, a volte pensando che Sakina non l’avrei più rivista. Quante persone sfioriamo nelle correnti della nostra esistenza, di quanti banchi di pesci facciamo parte e poi inspiegabilmente abbandoniamo per unirci ad altri pesci a corrente diversa, alcuni incontri restano attimi effimeri delle nostre vite, come potevo essere sicura che lei non fosse uno di questi? E invece siamo qui”. Sakina oggi sogna di diventare ingegnere ed è lì con i suoi libri e le sue compagne. Fioretti regala loro delle collane in legno di cirmolo, hanno il profumo delle Alpi. “Ogni volta che le annuseranno, si ricorderanno di noi”, sottolinea Fioretti. E poi tisane, frutta secca, cioccolato e lipstick. Anche Sakina ha dei regali per Annalisa e i suoi compagni di spedizione. Sono dei Tomàr, portafortuna che in quella zona vengono cuciti all’interno dei vestiti dei bambini per proteggerli e che la madre di Sakina aveva preparato per loro. “Quante cose vorrei dirle, quante domande da fare… Mi dicono che abbiamo poco tempo, la luce dura poco nell’ostello e poi si spegne. Un’amica di Sakina mi chiede se posso fare qualcosa, se posso far sì che possano studiare e pregare senza l’ansia di restare al buio. È una richiesta importante, prometto che ci ragionerò su, ma ho già qualche idea. Sakina mi stringe di nuovo. La porta si chiude su una stellata fotonica. Sono frastornata, stanca, svuotata, eppure piena. Buona notte ragazza blu dell’Himalaya”.
Fonte: Irene Argentiero – Sir