Martedì mattina 6 giugno scorso, si è tenuta la celebrazione in memoria della Preside Anna Baldino Di Meglio e di Mons. Giovanni Scotti presso la scuola media statale di Ischia G. Scotti.
L’iniziativa è stata promossa dalla Preside prof. Lucia Monti e ha visto presenti autorità civili, religiose militari, i docenti molti dei quali in pensione, e vari alunni.
Dopo l’alzabandiera e gli inni eseguiti dagli alunni diretti magistralmente dal prof Scannapieco, si sono susseguiti gli interventi della Preside Monti, del Sindaco d’Ischia Enzo Ferrandino, del prof Agostino Di Lustro e dei figli della indimenticabile Preside Baldino: l’avv. Giuseppe Di Meglio e sua sorella la professoressa Franca.
La Preside Baldino e Mons. Scotti sono sicuramente due indimenticabili e straordinarie figure di ischitani da consegnare alla Storia. E a memoria di questi immensi personaggi della cultura della nostra isola, ricordati da tutti i partecipanti con grande commozione, nell’aula magna della scuola, sono state scoperte due targhe, benedette poi da don Antonio Angiolini, che – come don Agostino Iovene anche lui presente all’evento – ha per anni insegnato religione in questo istituto.
Una mattinata ricca di emozioni e arricchita dai racconti di tempi passati ma con temi sempre attuali, che hanno sottolineato quanta fosse la dedizione dei due all’insegnamento ma soprattutto quanto fosse importante l’inserimento dei ragazzi nel contesto scolastico in un periodo storico complicato sotto questo punto di vista, in due realtà territoriali differenti.
Di seguito la biografia di monsignor Giovanni Scotti, tratta da La Rassegna d’Ischia Anno XIX N. 6 novembre 1998 – Piedimonte, Fiaiano e dintorni – Ricerca e progetto culturale degli alunni della Scuola Media Statale di Barano
Giovanni Scotti nacque a Barano d’Ischia il 18 marzo 1874 da famiglia di antiche e ho nobili tradizioni religiose e civili.
Conseguite le lauree in Sacra Teologia, Diritto Canonico e Civile, insegnò nel Seminario Vescovile d’Ischia, di cui fu il Rettore. Canonico teologo della Cattedrale, poco più che trentenne, pubblicò la prima opera in Italia di propedeutica Biblica, che riscosse lo speciale plauso del Cardinale Merry Del Val e di cui l’originale è custodito nell’Archivio della Segreteria di Stato.
Sostenne per molti anni la lotta del canonico Luigi Scotti per i diritti della Chiesa di Piedimonte, collaborando giuridicamente con il prof. Scaduto e vinse: il diritto – diceva – della Madonna poiché la Chiesa è dedicata alla Madonna Assunta. La ponderosa documentazione è custodita nell’Archivio storico della famiglia Scotti.
A 37 anni, nel 1911, Pio X lo nominò vescovo di Cariati e nel 1918 lo promosse arcivescovo di Rossano. Nelle due diocesi svolse un intensissimo apostolato religioso e sociale, additato quale esempio in Italia e all’estero. Creò nelle diocesi di Cariati e di Rossano una fitta rete di cooperative e di casse rurali, chiamato il “Ketteler delle Calabrie”, con l’ausilio dell’attivissimo Don Carlo De Cardona di Cosenza, fervido animatore del movimento sociale nel Sud d’Italia. A tali opere contribuì validamente la mamma Caterina onde nel testamento del 1927 poté scrivere: “Ho dissanguato la famiglia”. Tuttavia, nell’episcopio mancò perfino il cibo. Era solito dire: “Ci penserà la Provvidenza”. Le sue Lettere Pastorali costituirono un monumento di scienza e di arte letteraria che riflette la classicità greca della forma, di cui l’allora Provveditore agli Studi di Napoli richiese vivamente la pubblicazione; come dei suoi discorsi sui salmi dalla fiorita immaginazione orientale e gli altri di carattere generale, nonché la serie delle orazioni sul Sacro Cuore.
Morì a Procida il 16 ottobre 1930.
Sulla rivista “La Cultura”, diretta da Mons. Onofrio Buonocore, entusiasta esaltatore dei valori isclani, così si legge: «… La buona fama della quale godeva era fatta di dottrina profonda e di bontà squisitamente cristiana. Era un forbito scrittore italiano, un elegante scrittore latino, un competentissimo nelle discipline ecclesiastiche. Ebbe ingegno fervido e tenacia rara.
L’Episcopato calabro lo teneva in alta considerazione: a Roma era tanto accetto nelle Sacre Congregazioni; tre Pontefici riposero in lui sconfinata fiducia. Erano accoppiate in lui due doti che di rado vanno insieme: l’abito dello studio e l’arte del governo; trovava sempre modo di mandar contenti tutti: se avesse avuto entrata nella carriera diplomatica sarebbe riuscito squisitissimo. Diciannove anni addietro, qui, a Porto d’Ischia, Mons. Giovanni Scotti ebbe la consacrazione episcopale e questo popolo buono fece incedere l’elettissimo figlio sopra un tappeto di fiori: diciannove anni dopo questo popolo memore ripeteva nello strazio la dimostrazione alla rovescia: ogni casa recava il segno di lutto. Insomma, dall’assieme si capiva che l’isola ha perduto un uomo raro, uno di quegli uomini che non nascono a coppie…».