Il motto “Per evangelium vos genui”, scelto dal vescovo, monsignor Carlo Villano, vuole essere un invito e un impegno a vivere nella comunità diocesana una pastorale “generativa”, per mezzo del Vangelo e a partire dal Vangelo. Il riferimento diretto è a un passaggio di Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi, in cui l’Apostolo ricorda il senso autentico della sua paternità: l’aver generato figli mediante il Vangelo di Cristo (cf 1 Cor 4,15).
Lo stemma, sormontato dal galero – il cappello da pellegrino con due cordoni laterali che terminano con 6 nappe per lato, verdi per i vescovi – è suddiviso in tre quadri che richiamano la biografia personale ed ecclesiale del vescovo Carlo, il legame tra le diocesi di Aversa e Pozzuoli, il suo intento pastorale per il ministero episcopale che gli è stato affidato:
1. Il mare, che rimanda all’approdo di Paolo a Pozzuoli (cf At 28,12), nella tradizione biblica rappresenta la vastità della missione, ma anche le insidie che deve affrontare l’evangelizzatore, contrastando le forze avverse al progetto di Dio. C’è un richiamo alla strada percorsa dall’Apostolo delle genti nel suo cammino da Pozzuoli a Roma, che – secondo una pia tradizione – avrebbe attraversato i territori dell’odierna diocesi di Aversa, piantando il primo seme di evangelizzazione. La strada è anche un’immagine sintetica della spiritualità e della pedagogia propria dello scautismo, a cui il vescovo Carlo è legato da sempre. La strada che si inerpica tra i colli è sovrastata, poi, da una croce di Gerusalemme al posto del sole, richiamo alla Terra Santa e al pellegrinaggio per eccellenza nella tradizione cristiana.
2. Nel riquadro in alto a sinistra campeggia il libro della Parola attraversato dalla spada: una simbologia tipicamente paolina. Vuole essere un invito a mettere al centro della propria vita di fede l’ascolto della Parola (cf Eb 4,12). Lo sfondo rosso richiama l’amore misericordioso di Dio, come testimonia il sangue dei santi martiri, in particolare dei martiri puteolani, che è seme fecondo per la vita della Chiesa.
3. Nel riquadro in alto a destra si notano due anfore (che rimandano alle idrie conservate nel Santuario di Casaluce, reliquie delle idrie utilizzate per il “segno” alle nozze di Cana, riferimento al titolo devozionale legato alla venerata icona della Madonna di Casaluce, patrona della città e diocesi di Aversa, di cui il vescovo Carlo è stato custode negli ultimi anni come parroco dei SS. Filippo e Giacomo in Aversa), sormontate da una stella ad otto punte, richiamo alle beatitudini.