Dialoghiamo sul nostro mare alla luce della Laudato Si’ di Papa Francesco
ACCOGLIENZA – INTEGRAZIONE – EDUCAZIONE ALLA CONVIVENZA queste le parole chiave sulle quali riflettere insieme.
Il Mare Nostrum non è fatto solo d’acqua e va concepito come spazio più che come frontiera.
Il Mediterraneo è il mare dell’incontro e della cultura, della convivenza di religioni e popoli; è il mare che viene attraversato da persone disperate che fuggono da guerre, dal fondamentalismo religioso, da carestie e tirannie che rendono impossibile la vita;
è un’area geopolitica nella quale si intersecano le contraddizioni più spinose del nostro modello di sviluppo;
è un’area segnata da ingiustizie sociali, da regimi autocratici, da migrazioni di uomini e donne, da rilevanti interessi economici;
è uno spazio contendibile, non più solo dalle potenze che storicamente ne avevano il controllo, ma da nuovi attori e interessi: pensiamo alla Russia, la Cina con la via della seta, la Turchia.
Visto da una prospettiva teologica, è il luogo adatto per valorizzare il contributo delle fedi.
I Cristiani delle diverse Chiese da anni sono impegnati nell’alimentare i principi di dialogo, inclusione e pace cercando di promuovere e far comprendere l’importanza di una economia di comunione che sappia accogliere, senza creare il malcontento nei Paesi ospitanti.
La Chiesa istituzione ha il compito di dare il suo contributo anche in termini di studio e ricerca per una nuova narrazione di uno spazio di mare e delle grandi questioni che lo attraversano: dalla giustizia sociale ai cambiamenti climatici, dai conflitti, alle negazioni dei diritti umani, dal restringimento degli spazi democratici allo sfruttamento delle risorse naturali, dalle migrazioni umane al commercio di beni.
Chi è dunque l’uomo di oggi che abita questo Mare Nostrum?
È un uomo che ha un’unica scelta, come dice Papa Francesco: ci si salva solo insieme, e l’uomo che vive le sponde è colui che deve aprirsi al dialogo, alla riflessione interreligiosa, alle relazioni che lo animano, alle differenze e alle affinità dei popoli che lo abitano.
Nel passaggio dalle morti fantasma di pochi anni fa all’iper-visibilità dei naufragi contemporanei vengono a galla le incrinature che contrappongono una cultura all’altra. Quella ebraico-cristiana contro quella araba e islamica, quella del cosmopolitismo contro la chiusura identitaria, quella della sicurezza e del controllo dei confini contro l’afflato solidale che mira ad aprire corridoi umanitari.
La paura dell’altro crea muri intangibili che cancellano una storia di comuni contaminazioni, muri che appaiono marcatori di una geografia morale del mondo in cui convivono apertura e chiusura, universalizzazione ed esclusione.
di Pina Trani – Coodirettore PSL Diocesi di Ischia