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Guardare la realtà che ci sta intorno con gli occhi di Dio

Incontro diocesano di aggiornamento e confronto sul cammino sinodale a conclusione del secondo anno

Si è concluso il secondo anno del cammino sinodale delle Chiese in Italia, il secondo anno della fase narrativa, nel quale l’ascolto è proseguito ampliandosi, per cercare di raggiungere ambiti e persone finora non coinvolti e individuare priorità da trattare, partendo dalle conclusioni: sia le criticità sia i punti di forza, emerse nel primo anno.

L’obiettivo non è cambiato: “Avviare una nuova esperienza di Chiesa”, che nel secondo anno è stata realizzata attraverso i cosiddetti “Cantieri”, spazi di sinodalità concreta, vissuta nel quotidiano. La Chiesa di Ischia si è interrogata da subito per individuare Cantieri di lavoro, ma gli eventi hanno forzato la mano, la tragedia della frana di Casamicciola, che ha colpito un territorio già martoriato dal terremoto, ci ha posto di fronte ad una realtà che non ammetteva alternative: il nostro Cantiere si apriva davanti ai nostri occhi senza equivoci, con esso le problematiche legate alla cura di un territorio tanto prezioso e bello quanto fragile, ma nello stesso tempo ci poneva di fronte la tematica della solidarietà, con il coinvolgimento inaspettato e prezioso dei giovani.

Trovate a questo link la “Relazione del secondo anno della fase narrativa”, che è stata curata da Pina Trani, referente diocesana per il Sinodo, consegnata nel mese di giugno, dopo i due incontri dei referenti sinodali diocesani che si sono tenuti a Roma. La Relazione è stata presentata il 22 giugno nella sala Conferenze dell’Episcopio, durante un incontro tra membri del Consiglio Pastorale Diocesano, dell’Equipe sinodale e dei referenti parrocchiali. L’incontro è stato presieduto dal Vescovo Gennaro e ha visto anche la presenza del neo presbitero don Paolo Buono. I referenti sinodali diocesani don Pasquale Trani e Pina Trani hanno condiviso innanzitutto la bella esperienza del 25 e 26 maggio, giorni nei quali si è svolta, a Roma, l’Assemblea Nazionale dei referenti sinodali diocesani, che ha consentito loro di incontrare il Santo Padre presso la Sala Nervi. Pina Trani ha così commentato:

«La nostra Diocesi sta imparando ad utilizzare al meglio il metodo sinodale ed è sotto i nostri occhi il cambiamento in atto, il dono di un nuovo presbitero, la presenza di due vescovi, Mons. Gennaro Pascarella e il vescovo eletto Mons. Carlo Villano. Ma non siamo qui per ascoltare, siamo qui per collaborare e siamo tutti invitati a farlo, nessuno escluso»

L’incontro ha avuto infatti uno svolgimento in forma laboratoriale. Dopo la breve introduzione, nella quale i referenti hanno fatto il punto della situazione e hanno dato indicazioni sul proseguimento dei lavori sinodali, i presenti si sono divisi in gruppi, per rileggere e ripensare il contenuto della Relazione sinodale presentata il 15 giugno, riflettendo sui quattro punti fondamentali nei quali essa è stata articolata: Incontrare, Ascoltare, Discernere, Scrutare i segni dei tempi.

«Gli eventi che hanno colpito la nostra isola negli ultimi tempi – ha precisato Pina Trani – hanno cambiato la storia e le nostre prospettive, lasciando emergere problematiche alle quali non avevamo pensato, ma anche punti di forza da valorizzare in futuro, percorsi da rinforzare e spinte da non perdere, come quella che viene dai giovani: la sfida per la nostra Chiesa è trasferire quei punti di forza nella quotidianità e siamo chiamati tutti a dare il nostro contributo affinché ciò avvenga».

Alla fine dei lavori il Vescovo Gennaro è intervenuto soffermandosi su due delle tematiche oggetto di discussione: ascoltare e discernere. Ascoltare – ha precisato – non è il sentire, è farsi coinvolgere dal racconto dell’altro, è la via per incontrare l’altro e accoglierlo. Il discernimento, per quanto possa sembrare difficile, consiste essenzialmente nel guardare la realtà con gli occhi di Dio, per poter compiere le giuste scelte, secondo il disegno di Dio. Il Sinodo ci sta insegnando a farlo. Ascolto e discernimento si incrociano sempre all’interno di una comunità che voglia essere integra. Non c’è integrità dove c’è chiusura, è necessario aprirsi all’altro, altrimenti non siamo in buona relazione con Dio. Sono ormai lontani i tempi in cui la relazione con l’altro era un ostacolo e una distrazione dalla relazione con Dio, è una prospettiva medioevale che per fortuna il Concilio Vaticano II ci ha insegnato a superare, sulla scorta di quanto ci ha lasciato detto Gesù nel Vangelo. Allo stesso modo – ha concluso – non ci si può chiudere dentro le mura delle parrocchie:

«La parrocchia è punto di arrivo e di ripartenza, ma se ci si ferma all’interno, se c’è un muro tra Eucarestia e vita di ogni giorno, non siamo discepoli di Gesù. Facciamo solo pratica devozionale, mentre bisogna diventare operativi nella società. L’esperienza del Covid ci ha aiutato a capire molte cose in questo senso, abbiamo intrapreso nuovi percorsi e siamo all’interno di un cambiamento irreversibile»

È necessario quindi reagire, poiché viviamo un cambiamento d’epoca nel quale è necessario mettersi in gioco per poter passare il testimone alle giovani generazioni.

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