“Verso il prossimo passo” non è solo un progetto che si sviluppa evolvendosi a partire dall’iniziale “Un passo avanti” dello scorso anno, ma è la naturale declinazione di un verbo che ha voluto espandersi e incrementare progettualità, accrescere e sostenere quelle potenzialità intercettate nei ragazzi fruitori già dal doposcuola.
Un verbo che ha trovato il suo naturale alloggiamento nella natura, laddove il rischio era di rimanere chiusi in casa, in una carezza, alternativa valida all’isolamento virtuale, nel camminare, in luogo del poltrire nella noia e nel disincanto, nello sport, che non è mai abbastanza per chi non lo pratica e nella curiosità, troppo spesso lasciata assopita e non stimolata. Verbo che si adatta alle situazioni e cammina con noi, cresce con noi e si declina con noi. Tutti noi.
Un verbo in cammino, come solo i verbi dinamici sanno e possono fare, un verbo che ammette le eccezioni più disparate e riscopre coniugazioni insospettabili. Con l’8×1000 abbiamo imparato a declinare il verbo amare, camminando, dal passo che abbiamo lasciato, verso il prossimo passo, con un passo avanti rispetto al primo e teso a raggiungere il prossimo dove abbiamo lanciato il cuore per andarvi incontro, riprendercelo e rilanciarlo un po’ più in là.
Perché il prossimo passo mai sia l’ultimo.
Così, concluso l’anno scolastico in maniera positiva anche grazie al doposcuola, abbi-amo pensato di continuare a farlo. Cosa? Declinare il verbo amare in tenuta estiva.
Presenti-amo le nostre pazze idee, mentre mangi-amo una pizza tutti insieme, o un panino in riva al mare, ragazzi e docenti, tutor e discenti, sacerdote in primis, quello con cui è iniziato il primo passo e che accompagna comunque, a prescindere, sempre, il cammino verso il prossimo passo, e poi i volontari Caritas, instancabili e mai paghi di passi, piccoli, grandi, lunghi o corti che siano, per loro tutti, l’importante è che cammini-amo. Fosse anche a piedi scalzi, nella sabbia, sul prato, in salita o in discesa, nell’acqua di mare o nel terreno brullo.
Cammini-amo e celebri-amo la nostra dimensione, provando a ristabilire una connessione con le nostre autenticità. Riscopri-amo la sensazione dimenticata del fieno sotto i piedi, morbido, fresco, che è utile ai cavalli, nella loro stalla, per rendere il loro cammino più morbido. Se pellegrino è colui che camminando si fa straniero, noi peregrini-amo nei sentieri delle emozioni: cavalchi-amo, per sviluppare l’empatia tra noi e i cavalli, accarezzi-amo per sentire con gli occhi del cuore, il senso più sviluppato, la bellezza del contatto con l’altro da sé; nutri-amo, con la giusta dose e il giusto garbo, i cavalli che in cambio ci donano una forma di ippoterapia; presenti-amo le attività mentre mangi-amo tutti insieme e servi-amo, senza distinzione di ruoli o competenze, ricordandoci che “amare è servire”; ascolti-amo i silenzi di chi ancora non riesce a esprimersi, discuti-amo perché gareggi-amo a chi ha più idee per il prossimo passo, ci muovi-amo, perché anche se iniziare un nuovo cammino spaventa, a ogni passo che percorri-amo ci rendiamo conto di quanto è pericoloso restare impantanati al posto di sempre; palleggi-amo, perché la motricità e il coordinamento sono importanti anche per mettere a posto le disarmonie che ci porti-amo dietro; e così giochi-amo a piedi nudi sulla sabbia e poi scherzi-amo, peschi-amo sirene e costrui-amo sogni, ci aspetti-amo, ci abbracci-amo, qualche volta gufi-amo, a fine giornata ci saluti-amo ma soprattutto, poiché siamo convinti che il prossimo passo sarà ancora più bello se resti-amo tutti, non uno di meno, abbracciati nella comunione di intenti, non molli-amo . Mai.