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Nell’ambito dei festeggiamenti in occasione del 400° anniversario dalla fondazione dell’Arciconfraternita di S. Maria di Costantinopoli si è svolta mercoledì 23 agosto una serata di testimonianze “di ritorno da Lisbona” a cura dei giovani che hanno partecipato alla XXXVII Giornata Mondiale della Gioventù con Papa Francesco.

La serata si è aperta con la celebrazione eucaristica presieduta da don Paolo Buono, novello sacerdote, il più giovane del nostro presbiterio diocesano, animata nei canti e nelle letture dai ragazzi. Alle 21:30, poi, lo “start” all’evento che ha visto impegnati non solo i giovani dell’ufficio di pastorale giovanile e quanti con loro avevano vissuto l’esperienza di Lisbona ma anche i ragazzi coinvolti nell’esperienza della GMG partiti da Ischia con il Cammino Neocatecumenale.

Ad aprire la serata, l’inno dell’evento con la sua coreografia che di fatto, come un tormentone estivo, ha accompagnato le nostre giornate in Portogallo per poi lasciare spazio ad una carrellata di testimonianze ordinate sì, per cronologia, ma anche per la propria specifica particolarità; come a costruire un puzzle giovani del cammino e giovani delle parrocchie partiti con la diocesi hanno raccontato lo stesso “evento” vissuto nelle specifiche dimensioni, una complementare all’altra.

Si parte dalla preparazione: ci si racconta con quali timori ci si avvicinava all’idea di partire, come di fatto “abbiamo incontrato questa esperienza”. Chi si è preparato attraverso una serie di catechesi, chi partecipando ad un minicorso di lingua portoghese, chi addirittura annunciando nelle scuole l’evento pur non avendovi mai partecipato… cresce l’attesa e il desiderio di partire, e ciascuno nel cuore, riconosciute o meno, porta con sé diverse aspettative.

Si parte, alla volta di Lisbona e in modo particolare, i giovani campani affrontano il viaggio insieme, a partire da Civitavecchia dove, imbarcatisi, condividono l’esperienza del pellegrinaggio aprendo la GMG a bordo della nave con una notte non solo di festa e di divertimento ma di intensa preghiera con l’Adorazione Eucaristica e la possibilità di confessarsi.

Colpisce all’interno della serata la testimonianza di Giuseppe, ragazzo del Cammino Neocatecumenale che racconta come non solo i giorni della GMG in sé siano stati giorni di particolare grazia ma come anche e i giorni “collaterali” all’evento lo abbiano segnato profondamente: dalla visita ai santuari, ad alcune catechesi sul significato vocazionale del “sentirsi chiamati da Cristo stesso” ad alzarsi in fretta e andare nel mondo a testimoniare l’incontro con Lui; lo stesso Papa Francesco ha tuonato dicendo “non sono io che sto parlando è Gesù stesso che ti dice: NON temere!”

Entriamo nel vivo dei giorni dell’evento. Mario ci racconta dell’accoglienza ricevuta e lo fa in un modo strepitoso e non perché usi parole “accattivanti” ma perché i suoi occhi trasmettono tutta la meraviglia di quello che ha vissuto. I portoghesi nel paesino di San Miguel de Alcainca hanno riservato ai nostri giovani un’accoglienza che non si è limitata al “dovuto”, anzi; non solo in termini “umani” si è superata la cifra del banale “galateo” – attenti ad ogni minimo dettaglio dal cibo, alla cura per l’igiene… “alla GMG anche la doccia sa di paradiso” – ma soprattutto si sono instaurati legami che difficilmente possono essere cancellati. Alla nostra meraviglia per l’accoglienza così calorosa, Mario ci ricordava che la risposta di queste famiglie era: “non dovete ringraziare, siamo Cristiani!”.

Eccoci, a risentire l’eco delle parole del Papa per poi tuffarci nel pieno degli eventi più importanti. La via crucis, la veglia, la messa. Inutile riportare qui banalmente la cronologia di eventi straordinari: se ne perderebbe la portata. È bello invece sottolineare come mentre i “portavoce” di ogni singolo evento raccontavano la propria esperienza rispetto al momento preciso, ciascuno tornava con la mente a quell’evento come se lo stesse rivivendo.

Forse l’eco più forte ancor prima delle parole del Papa, è dato da un Silenzio inspiegabile razionalmente. Quello di un milione e mezzo di ragazzi “crollati” nel più profondo dei silenzi al momento dell’esposizione di Gesù Eucarestia alla Veglia del Sabato 5, al Parco Tejo. Lì forse il nocciolo, la radice di ogni “parola”, di ogni testimonianza: il senso non solo dell’evento enorme della GMG, ma della Vita di Ciascuno; la potenza radicale di un amore immeritato, gratuito, che per primi ci ha amati, chiamati.

Ed è in chiusura della serata che il can. Giuseppe Nicolella, quasi “rovescia” i ruoli dell’evento portando i giovani “testimoni” all’interno di un mondo apparentemente distante ma invece vivo  più che mai. Infatti, è il momento di comprendere le radici e la storia dell’Arciconfraternita di S. M. di Costantinopoli: ha meravigliato scoprirne la vocazione originaria così come il titolo mariano alquanto “inusuale” per le nostre zone; uomini cristiani, dediti a salvare i fratelli finiti nelle mani dei saraceni.

 Cos’ha da dire 400 anni dopo un’istituzione secolare come questa al nostro tempo? Beh, certo, non libererà più schiavi, è evidente, ma, come la radicalità dell’esperienza vissuta dai nostri giovani a Lisbona durante la Giornata Mondiale della Gioventù, è strumento, ma prima ancora palestra, di fraternità.

Parlavamo di legami con i portoghesi. Quello che stupisce, indipendentemente dal “grado di fede” (sì, perché a volte siamo ancora convinti di poter misurare la fede con la “facciata” delle pratiche) è che ragazzi così eterogenei e distanti fra loro (per età, per modo di pensare) siano stati uniti non di certo dalla sola loro disponibilità ma da un “collante radicale” che è proprio Lui, Cristo Gesù Crocifisso, Morto Risorto.

La sfida allora come per i nostri giovani, così per l’Arciconfraternita nel segno della fraternità radicata in Cristo, di vivere un quotidiano certamente non facile o “addolcito” dai bei ricordi, ma pieno di senso, di significato perché innestato in un “carisma” (qualunque esso sia) che non è ideologico o politico ma è dono dello Spirito, che alimenta la nostra vita e orienta i nostri passi, personali e della Chiesa tutta.

di Francesco Ferrandino

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