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Commento al Vangelo Mt 22,34-40

È bello iniziare questa domenica con il tema dell’amore. Dopo un mese e più in cui la parola ci ha interrogati sulla nostra vita con le parabole della vigna, del re e dell’episodio del tributo, è bello parlare del tema dell’amore. Questo alla fine è il succo di tutto il vangelo e del messaggio di Dio. Il problema è che facciamo fatica a capire questa parola, perché la utilizziamo per tutto, arrivando a pronunciare anche frasi come “ti lascio perché ti amo troppo”.

Pensate a quando l’amore diventa una prigione, a quando le relazioni, soprattutto quelle familiari, non sono libere e liberanti ma ci soffocano e rischiano di diventare tossiche e tarpare le ali di un figlio. Oggi abbiamo a che fare con l’autore dell’amore. Prima di tutto quando parliamo di amore, non siamo legati ad un comandamento: che senso ha essere obbligati ad amare? Che senso ha essere obbligati a fare esperienza dell’amore? Erroneamente chiamiamo comandamenti quello che Dio ha proposto nella nostra vita come una pista per vivere bene. Infatti, chiamiamo le dieci parole di Dio, dieci comandamenti.

La Bibbia ci parla di dieci parole secondo la mentalità ebraica. Queste dieci parole erano sembrate per alcuni rabbini troppo scarne, troppo povere, troppo semplici. Dio aveva dato delle indicazioni per fare un percorso interiore e invece i rabbini avevano dato tante indicazioni che erano diventate una barriera, una siepe, 613 norme (mizvot), dette legge orale che erano diventate una selva di indicazioni asfissianti. Amore e norme sono due facce della stessa medaglia perché l’amore ha sempre un volto concreto. L’amore non è anarchia, ma ha una ricaduta di gesti concreti; l’amore ha sempre una concretezza, ha un atterraggio, un volto codificabile.

L’amore ha concretezza o si fa nei corpi o non è amore. E non è vero il contrario: non è vero che, se faccio delle cose, vuol dire che sto amando, non è vero che, se conduco una relazione facendo delle cose, sto amando. La norma può diventare la forma dell’amore, cioè il modo concreto per esprimere, concretizzare, incarnare l’emozione che provo verso di te. Allora in questa selva di comandamenti, uno dei temi fondamentali nelle scuole rabbiniche era sapere qual è il più importante tra questi. I farisei avrebbero risposto tutti e 613 mentre i sadducei, l’aristocrazia del tempo, avrebbero risposto solo le parole di Mosè. E Gesù cosa dice? Gesù non dice nulla di nuovo, dice quello che dicevano altri rabbini più famosi di lui come Hillel e Shamai.

Egli ripete lo Shema Israel, ascolta Israele: tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutte le tue forze. E poi Gesù lega una seconda indicazione alla prima in modo totalmente nuovo: amerai il prossimo come te stesso. Di questo detto di Gesù voglio sottolineare alcune annotazioni molto semplici: si può comandare di amare? L’amore ha sempre libertà e quindi la risposta è no. Allora esiste un comandamento zero, uno che è intrinseco nella Scrittura, che non è codificato ma si può percepirlo: Lasciati amare! Quando Jaweh consegna a Mosè le dieci parole sulle due tavole della legge comincia il suo discorso dicendo: “Io sono il Signore tuo Dio che ti ha fatto uscire dall’Egitto”. Non è uno qualsiasi ma è uno che già è intervenuto, che è già credibile, è uno a cui puoi affidarti, è uno che già ti ha amato e ti ha dimostrato di amarti. Per questo puoi amare solo dopo che ti sei sentito amato, non può nascere l’amore a caso.

Sottolineo una seconda, bellissima indicazione: P. Ermes Ronchi ha fatto notare questo “tutto” (tutta la mente, la forza, il cuore). Questo tutto ci spaventa. Come possiamo amare “con tutto”? Credo che, per capirlo, si debba partire da questo: ama come meglio sai fare perché si impara amando lungo il cammino; quel tutto lo capirai alla fine. Ora comincia ad amare come sai fare meglio, come ti riesce meglio, facendo un passo alla volta. Scoprirai cammin facendo di essere amato, scoprirai a mano a mano che prosegui quanto sei amato e comincerai a dare il tutto. Una terza sottolineatura: Come si ama Dio? Con il cuore, cioè con passione, con la concretezza (la forza), ma anche con l’intelligenza, la mente, cioè la volontà di conoscerlo, di scrutare, di dedicare del tempo a questa conoscenza, a questo incontro. C’è ancora un quarto dettaglio: Gesù dice che il secondo è “simile” al primo.

Gesù fa una similitudine dicendo che l’amore che hai verso Dio è uguale a quello del prossimo, non c’è concorrenza tra Dio e il prossimo: possiamo amare Dio e in questo modo anche il prossimo e possiamo amare il prossimo amando anche Dio. Sono due rotaie su cui poggia il treno della nostra vita e della nostra felicità. Esiste un modo di amare mia moglie, i miei figli, i miei amici, le persone che mi sono accanto che scaturisce dall’amore di Dio; allo stesso modo l’amore di Dio si concretizza, si incarna e diventa credibile quando si riflette nell’amore verso gli altri. Altrimenti non siamo credibili, ci mancherà sempre un pezzo se perseguiamo o l’uno o l’altro. E infine l’idea che dice Gesù “come te stesso” è bellissima. Fatichiamo ad amare noi stessi, abbiamo tanti vuoti in noi stessi, tanta fatica abbiamo fatto, e facciamo fatica ad accettarci e a vederci nella luce nella quale Dio ci vede e facciamo fatica a riconoscere le nostre ombre e ad accettare la luce che c’è dentro di noi; spesso diventiamo o il nano delle nostre paure che c’è dentro di noi o il gigante dei sogni, delle ambizioni che ci portiamo sempre dentro di noi. Imparassimo ad amare noi stessi, nei riflessi della luce di Dio perché lui ci vede già compiuti, fioriti, realizzati; così avremmo il coraggio di accoglierci senza diventare narcisisti, depressi o egocentrici ma all’interno di un grande progetto che lui ci dona.

Che bello in questa domenica che Dio ci parli di amore in questo modo, cioè non zuccheroso e finto; che bello che Dio si occupi dell’amore e ce lo indichi come cammino, come percorso verso la felicità. Ammettiamo che dobbiamo imparare ad amare ed è bello mettersi alla scuola di colui che l’amore lo ha inventato e lo ha riversato su di noi. Accorgiti di tutto questo. Buona domenica!

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