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Papa Francesco continua le sue catechesi del mercoledì: «Dopo aver visto, la scorsa volta, che l’annuncio cristiano è gioia, soffermiamoci oggi su un secondo aspetto: è per tutti, l’annuncio cristiano è gioia per tutti. Quando incontriamo veramente il Signore Gesù, lo stupore di questo incontro pervade la nostra vita e chiede di essere portato al di là di noi. Questo Egli desidera, che il suo Vangelo sia per tutti. In esso, infatti, c’è una “potenza umanizzatrice”, un compimento di vita che è destinata ad ogni uomo e ogni donna, perché per tutti Cristo è nato, è morto, è risorto. Per tutti: nessuno escluso. … Fratelli, sorelle, sentiamoci al servizio della destinazione universale del Vangelo, è per tutti; e distinguiamoci per la capacità di uscire da noi stessi – un annuncio per essere vero annuncio deve uscire dall’egoismo proprio – e avere anche la capacità di superare ogni confine.

I cristiani si ritrovano sul sagrato più che in sacrestia, e vanno «per le piazze e per le vie della città. … La Bibbia ci mostra che, quando Dio chiama una persona e stringe un patto con alcuni, il criterio è sempre questo: elegge qualcuno per raggiungere altri, questo è il criterio di Dio, della chiamata di Dio. Tutti gli amici del Signore hanno sperimentato la bellezza ma anche la responsabilità e il peso di essere “scelti” da Lui. E tutti hanno provato lo scoraggiamento di fronte alle proprie debolezze o la perdita delle loro sicurezze. … Noi non possiamo dire che siamo privilegiati in confronto agli altri, no. La chiamata è per un servizio. E Dio sceglie uno per amare tutti, per arrivare a tutti».

Il giovane Francesco d’Assisi, chiamato dal Signore a riparare la sua casa, volle iniziare dagli ultimi. In questo modo si pose dal servizio del Vangelo, diventando strumento della buona novella, della misericordia di Dio. “Si recò, poi, ad un vicino monastero, dove chiese come un medicante l’elemosina, che gli fu data come si dà ad una persona sconosciuta e disprezzata. Proseguì verso Gubbio, dove fu riconosciuto e accolto da un antico amico, che gli diede anche una povera tonachella, che egli indossò come poverello di Cristo. Poi, amante di ogni forma d’umiltà, si trasferì presso i lebbrosi, restando con loro e servendo a loro tutti con somma cura. Lavava loro i piedi, fasciava le piaghe, toglieva dalle piaghe la marcia e le ripuliva dalla purulenza. Baciava anche, spinto da ammirevole devozione, le loro piaghe incancrenite, lui che sarebbe ben presto diventato il buon samaritano del Vangelo. Per questo motivo il Signore gli concesse grande potenza e meravigliosa efficacia nel guarire in modo meraviglioso le malattie dello spirito e del corpo” (FF 1045).

Tanto era la fedeltà di Francesco al Vangelo che anche gli elementi della natura si piegavano alle sue preghiere: “In un’altra circostanza, l’uomo di Dio era in viaggio col compagno per motivi di predicazione, tra la Lombardia e la Marca Trevigiana. Sopraggiunse la notte, mentre si trovavano vicino al Po. Siccome la strada era piena di pericoli, a causa del buio, del fiume e delle paludi, il compagno disse al Santo: “O Padre, prega Dio, che ci faccia scampare dai pericoli”. L’uomo di Dio, con molta fiducia, gli rispose: “Dio può, se piace alla sua cortesia, fugare le tenebre e donarci la luce benefica”. Aveva appena finito di parlare, che l’Onnipotente fece risplendere intorno a loro una luce grandissima, tanto che, mentre nelle altre parti persisteva l’oscurità della notte, potevano distinguere con chiarezza non soltanto la strada, ma anche moltissimi oggetti tutt’intorno. Ben indirizzati e spiritualmente confortati da quella luce, percorsero un lungo cammino, fra inni e canti di lode al Signore, finché giunsero all’ospizio. Valuta bene quale meravigliosa purezza e quale virtù abbia raggiunto quest’uomo, al cui cenno il fuoco modera il suo calore, l’acqua cambia sapore, gli Angeli offrono il conforto delle loro melodie e la luce divina dona la sua guida. Sembra davvero che tutta la macchina del mondo si metta al servizio dei sensi, ormai così santificati, di quest’uomo santo” (FF 1101).

Papa Francesco conclude: «Il Vangelo non è solo per me, è per tutti, non lo dimentichiamo. Grazie».

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