Giornata interdisciplinare – II parte, Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale
Continuando nell’ascolto della Lectio magistralis sull’Ecclesiologia profetica di Paolo VI, il vescovo mons. Giuseppe Giudice ricorda il documento Firma in Traditione sul grande valore della Messa e il grande valore di applicazione della Messa.
“Mai far venire meno l’attenzione alla vera Tradizione. La Chiesa – egli prosegue – ha una lettera da consegnare all’umanità” (discorso di Paolo VI all’ONU del 04/10/1965). Una lettera capace di svelare il senso della vita, della morte e del dolore.
La passione dei grandi viaggi apostolici di Paolo VI ha aperto strade nuove e questo pellegrinaggio ce lo fa cogliere in un altro documento bellissimo: la Marialis Cultus, che ha aiutato la Chiesa a rifondare biblicamente e teologicamente il culto della Vergine. Una Chiesa segnata dalle lacrime, dalle rughe, ma sempre gioiosa, alleluiatica. Come ci farebbe bene Gaudete in Domino sul tema della gioia: un inno alla gioia per gente sazia e disperata. E non è forse la gioia il motivo dominante, quasi la colonna sonora, del pontificato di Francesco?
Dall’Ecclesiam Suam viene fuori un’ecclesiologia molto chiara. Due strade: la Chiesa che prende coscienza di sé; la Chiesa che parla al mondo. Saranno le due grandi costituzioni del Concilio: la Lumen gentium e la Gaudium et spes, oggi diciamo la Chiesa ad intra e ad extra.
La prima finestra, la prima comunicazione della Chiesa è l’atto liturgico. Dimmi come celebri e ti dirò chi sei.
L’enciclica Ecclesiam Suam è un metodo, è una passione. Per questo è opportuno che oggi si rilegga: ci aiuta a capire il mistero della Chiesa. All’inizio non vuole essere una enciclica di carattere dogmatico ma un messaggio fraterno e familiare. Montini fa trasparire il carisma petrino in comunione con i vescovi. E il vescovo ha il compito di radunare tutta la Chiesa. Il primo titolo di Pietro è Servo dei servi di Dio: servire l’unità. Il senso profondo del ministero è che non vuole mortificare le altre chiese ma le vuole condurre all’unità.
Il messaggio di Paolo VI (il papa prudente, come ha detto di lui il cardinale Parolin) è molto chiaro: confrontare l’immagine ideale della Chiesa – quale Cristo volle, vide e amò, santa e immacolata – e il volto reale quale oggi la Chiesa presenta. L’Ecclesiam Suam diventa un rispettoso invito alla conversione quando il volto delle nostre chiese si allontana dall’originale. Se non cambia il cuore dell’uomo, se non c’è la conversione, e se la Chiesa qualche volta ha le lacrime è anche colpa mia perché c’è il mio peccato. A volte abbiamo la grazia di stato ma non abbiamo lo stato di grazia. Questo comporta sul vestito della Chiesa tante sfilacciature e tante difficoltà. La Chiesa deve riconoscere la sua dignità.
Il magistero di Paolo VI crede profondamente nell’umanità e la Chiesa deve prendere coscienza del tesoro di verità di cui è erede e custode e della missione che essa deve esercitare nel mondo. In questo mondo la Chiesa si deve presentare non tanto come societas perfecta ma complessa famiglia dei credenti. Non si tratta solo di prendere atto di tante povertà dovute all’infedeltà dei discepoli di Cristo. Paolo VI vuole richiamare l’aspetto umano voluto dal Cristo come necessario per la storicizzazione in ogni tempo dell’efficacia della salvezza, anche se precaria.
Come il Figlio di Dio, il Verbo, attraverso l’incarnazione ha salvato, così la Chiesa attraverso la sua realtà storica. Senza mai dividere Cristo e la Chiesa.
Chi sei Chiesa? Questa domanda è sempre attuale. E Paolo VI dice: voi siete una sola cosa con Cristo e cita s. Agostino: Rallegriamoci e rendiamo grazie non solo per essere divenuti cristiani, ma Cristo. Vi rendete conto, o fratelli, capite il dono di Dio in nostro riguardo? Siate pieni di ammirazione. Noi siamo divenuti Cristo poiché Egli se è il Capo noi siamo le membra, l’uomo totale Lui e noi. La pienezza. Il Capo e le membra, Cristo e la Chiesa.
Chi è la Chiesa oggi? È il Corpo di Cristo che cammina nella storia, fino a quando Lui ritornerà. Segnata dalle rughe, segnata dalle ferite, ma è il Corpo di Cristo e il Cuore di questo Corpo è l’Eucaristia. Questo aspetto invisibile della Chiesa passa attraverso un aspetto visibile: è la Sacramentalità.
di Angela Di Scala