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La catechesi del Papa sull’evangelizzazione continua: «…Si sente quasi sempre parlare male dell’oggi. …  l’oggi sembra abitato da una cultura che mette l’individuo al di sopra di tutto e la tecnica al centro di tutto, con la sua capacità di risolvere molti problemi e i suoi giganteschi progressi in tanti campi. Ma al tempo stesso questa cultura del progresso tecnico-individuale porta ad affermare una libertà che non vuole darsi dei limiti e si mostra indifferente verso chi rimane indietro. …Viene in mente il racconto della città di Babele e della sua torre…  Il Signore distoglie l’umanità anche dal suo delirio di onnipotenza: «facciamoci un nome», dicono esaltati gli abitanti di Babele, che vogliono arrivare fino al cielo, mettersi al posto di Dio. Ma sono ambizioni pericolose, alienanti, distruttive, e il Signore, confondendo queste aspettative, protegge gli uomini, prevenendo un disastro annunciato. Sembra davvero attuale questo racconto: anche oggi la coesione, anziché sulla fraternità e sulla pace, si fonda spesso sull’ambizione, sui nazionalismi, sull’omologazione, su strutture tecnico-economiche che inculcano la persuasione che Dio sia insignificante e inutile: non tanto perché si ricerca un di più di sapere, ma soprattutto per un di più di potere. È una tentazione che pervade le grandi sfide della cultura odierna. …  si può annunciare Gesù solo abitando la cultura del proprio tempo; e sempre avendo nel cuore le parole dell’Apostolo Paolo sull’oggi: «Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!» … Lo zelo apostolico non è mai semplice ripetizione di uno stile acquisito, ma testimonianza che il Vangelo è vivo oggi qui per noi. …Insomma, più che voler riconvertire il mondo d’oggi, ci serve convertire la pastorale perché incarni meglio il Vangelo nell’oggi».

Al tempo del beato Francesco “frate Rizzerio fece questa domanda: «Dimmi, Padre, quale ideale avesti nei primordi, al momento che cominciasti ad avere dei fratelli, e a quale ideale ti ispiri oggi e pensi di restar fedele fino al giorno della morte? Così potrò essere sicuro della tua prima e ultima intenzione e volontà: noi frati chierici, che abbiamo tanti libri, li possiamo conservare, riconoscendo che appartengono alla comunità?». Disse a lui Francesco: «Fratello, questa fu ed è la mia prima e ultima volontà e intenzione, se i frati mi avessero ascoltato: che nessuno debba avere se non la tonaca concessaci dalla Regola, con il cingolo e le brache». A questo proposito egli ebbe a dire una volta: « L’Ordine e la vita dei frati minori si assomiglia a un piccolo gregge, che il Figlio di Dio, in questa ultima ora, ha chiesto al suo Padre celeste, dicendo:–Padre, vorrei che tu suscitassi e donassi a me in questa ultima ora un nuovo umile popolo, diverso per la sua umiltà e povertà da tutti gli altri che lo hanno preceduto, e fosse felice di non possedere che me solo. E il Padre rispose al suo Figlio diletto: –Figlio ciò che hai chiesto, è fatto–». Aggiungeva quindi Francesco che il Signore ha voluto che i frati si chiamassero “Minori”», perché appunto questo è il popolo chiesto dal Figlio di Dio al Padre suo. … Diceva ancora: «Ci sono molti frati che giorno e notte mettono tutta la loro passione e preoccupazione nell’acquistare la scienza, trascurando la loro santa vocazione e la devota orazione. E annunziando il Vangelo a qualche persona e al popolo, nel vedere o nel sentire che alcuni ne sono rimasti edificati o convertiti a penitenza, diventano tronfi e montano in superbia per risultati ottenuti da fatica altrui. Invero, coloro che essi si illudono d’avere edificato o convertito a penitenza con i loro discorsi, è il Signore che li edifica e converte grazie alle orazioni dei frati santi, anche se questi ultimi lo ignorano: è la volontà di Dio, questa, che non se ne accorgano, per non insuperbire. Questi frati sono i miei cavalieri della tavola rotonda, che si nascondono in luoghi appartati e disabitati, per impegnarsi con più fervore nella preghiera e nella meditazione, piangendo i peccati propri e altrui. La loro santità è nota a Dio, mentre talvolta rimane sconosciuta agli altri frati e alla gente. E quando le loro anime saranno presentate al Signore dagli angeli, allora Dio mostrerà loro il frutto e il premio delle loro fatiche, cioè le molte anime salvatesi grazie alle loro preghiere. E dirà: –Figli, ecco, queste anime sono salve in virtù delle vostre orazioni. Poiché siete stati fedeli nel poco, vi darò potere su molto»” (FF 1616-1624).

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