Nel giorno di santo Stefano, durante l’Angelus, Papa Francesco parla del suo martirio: «Oggi, subito dopo Natale, celebriamo Santo Stefano, primo martire. Troviamo il racconto del suo martirio negli Atti degli Apostoli, che lo descrivono come un uomo di buona reputazione, che serviva alle mense e amministrava la carità. E proprio per questa generosa integrità egli non può fare a meno di testimoniare ciò che ha di più prezioso: testimoniare la fede in Gesù, e questo scatena l’ira dei suoi avversari, che lo uccidono lapidandolo senza pietà. E tutto accade davanti a un giovane, Saulo, zelante persecutore dei cristiani, che fa da “garante” dell’esecuzione. … Si diceva, nei tempi delle persecuzioni – e anche oggi questo è giusto dirlo –“il sangue dei martiri seme di cristiani”. Sembrano concludersi nel nulla, ma in realtà il suo sacrificio lancia un seme che, correndo in direzione opposta ai sassi, si pianta, in modo nascosto, nel petto del suo peggiore rivale». Francesco d’Assisi voleva essere un martire d’amore per il Signore, pronto a dare la vita per questo. “A sei anni dalla sua conversione, infiammato dal desiderio del martirio, decise di passare il mare e recarsi nelle parti della Siria, per predicare la fede cristiana e la penitenza ai saraceni e agli altri infedeli…. Lasciato il mare, incominciò a pellegrinare sulla terra spargendovi il seme della salvezza e raccogliendo una messe abbondante di buoni frutti. Ma era il frutto del martirio quello che maggiormente lo attirava; era il merito di morire per Cristo, quello che egli bramava al di sopra di ogni altra opera virtuosa e meritoria… Si mise, perciò in cammino alla volta del Marocco, con l’intento di predicare al Miramolino e alla sua gente il Vangelo di Cristo e di vedere se riusciva in tale maniera a conquistare la sospirata palma dei martiri… Ma l’ardore della carità lo spingeva al martirio; sicché ancora una terza volta tentò di partire verso i paesi infedeli, per diffondere, con l’effusione del proprio sangue, la fede nella Trinità. A tredici anni dalla sua conversione, partì verso le regioni della Siria, affrontando coraggiosamente molti pericoli, alfine di potersi presentare al cospetto del Soldano di Babilonia… Avanzarono ancora e si imbatterono nelle sentinelle saracene, che …catturarono i servi di Dio. … Finalmente, dopo averli malmenati in mille modi e calpestati, per disposizione della divina provvidenza, li portarono dal Sultano, come l’uomo di Dio voleva. Quel principe incominciò a indagare da chi, e a quale scopo e a quale titolo erano stati inviati e in che modo erano giunti fin là. Francesco, il servo di Dio, con cuore intrepido rispose che egli era stato inviato non da uomini, ma da Dio altissimo, per mostrare a lui e al suo popolo la via della salvezza e annunciare il Vangelo della verità. E predicò al Soldano il Dio uno e trino e il Salvatore di tutti, Gesù Cristo, con tanto coraggio, con tanta forza e tanto fervore di spirito, da far vedere luminosamente che si stava realizzando con piena verità la promessa del Vangelo: Io vi darò un linguaggio e una sapienza a cui nessuno dei vostri avversari potrà resistere o contraddire… Vedendo, inoltre, che non faceva progressi nella conversione di quella gente e che non poteva realizzare il suo sogno, preammonito da una rivelazione divina, ritornò nei paesi cristiani. E così, per disposizione della bontà divina e per i meriti e la virtù del Santo, avvenne, misericordiosamente e mirabilmente, che l’amico di Cristo cercasse con tutte le forze di morire per Lui e non potesse assolutamente riuscirvi. E in tal modo, da una parte non gli mancò il merito del martirio desiderato e, dall’altra, egli venne risparmiato per essere più tardi insignito di un privilegio straordinario. Quel fuoco divino, che gli bruciava nel cuore, diventava intanto più ardente e perfetto, perché in seguito riverberasse più luminoso nella sua carne. O uomo veramente beato, che non viene straziato dal ferro del tiranno, eppure non viene privato della gloria di assomigliare all’Agnello immolato! O uomo, io dico, veramente e pienamente beato, che “non perdette la vita sotto la spada del persecutore, eppure non perdette la palma del martirio!” (FF 1170-1175). Papa Francesco conclude: «Maria, Regina dei martiri, ci aiuti a testimoniare Gesù.».