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Il combattimento spirituale

La seconda catechesi sui “vizi e virtù” ha come tema il “combattimento spirituale”. Durante l’udienza generale il Papa spiega: «La scorsa settimana ci siamo introdotti nel tema dei vizi e delle virtù. Esso richiama alla lotta spirituale del cristiano. Infatti, la vita spirituale del cristiano non è pacifica, lineare e priva di sfide; al contrario, la vita cristiana esige un continuo combattimento: il combattimento cristiano per conservare la fede, per arricchire i doni della fede in noi. Non a caso, la prima unzione che ogni cristiano riceve nel sacramento del Battesimo – l’unzione catecumenale – è senza alcun profumo e annuncia simbolicamente che la vita è una lotta. Infatti, nell’antichità, i lottatori, prima della gara, venivano completamente unti, sia per tonificare i muscoli, sia per rendere il corpo sfuggente alla presa dell’avversario.

L’unzione dei catecumeni mette subito in chiaro che al cristiano non è risparmiata la lotta, che un cristiano deve lottare: anche la sua esistenza, come quella di tutti, dovrà scendere nell’arena, perché la vita è un avvicendarsi di prove e di tentazioni. … E subito dopo l’episodio del battesimo, i Vangeli raccontano che Gesù si ritira nel deserto, dove viene tentato da Satana. Anche in questo caso ci si chiede: per quale ragione il Figlio di Dio deve conoscere la tentazione? Anche in questo caso, Gesù si mostra solidale con la nostra fragile natura umana e diventa il nostro grande exemplum: le tentazioni che attraversa e che vince tra le pietre aride del deserto sono la prima istruzione che consegna alla nostra vita di discepoli. Egli ha sperimentato ciò che anche noi dobbiamo sempre prepararci ad affrontare: la vita è fatta di sfide, di prove, di bivi, di visioni che si contrappongono, di seduzioni nascoste, di voci contraddittorie. … Bisogna custodire la lucidità interiore per scegliere la strada che ci conduce davvero alla felicità, e poi impegnarsi per non fermarsi lungo il cammino».

Il Poverello d’Assisi, ricco di meriti e virtù, non era esente dalle tentazioni che cercava di superare con grande spirito di preghiera e di penitenza. “Mentre crescevano i meriti di Francesco, cresceva pure il disaccordo con l’antico serpente. Quanto maggiori erano i suoi carismi, tanto più sottili i tentativi e più violenti gli attacchi che quello gli moveva. E quantunque lo avesse spesso conosciuto per esperienza come valoroso guerriero, che non veniva meno neppure un istante nel combattimento, tuttavia tentava ancora di aggredirlo, pur risultando quegli sempre vincitore. Ad un certo momento della sua vita, il Padre subì una violentissima tentazione di spirito, sicuramente a vantaggio della sua corona. Per questo, era angustiato e pieno di sofferenza, mortificava e macerava il corpo, pregava e piangeva nel modo più penoso.

Questa lotta durò più anni. Un giorno, mentre pregava in Santa Maria della Porziuncola, udì in spirito una voce: «Francesco, se avrai fede quanto un granello di senapa, dirai al monte che si sposti ed esso si muoverà». «Signore, — rispose il Santo —qual è il monte, che io vorrei trasferire?». E la voce di nuovo: «Il monte è la tua tentazione». «O Signore, –rispose il Santo in lacrime–avvenga a me, come hai detto». Subito sparì ogni tentazione e si sentì libero e del tutto sereno nel più profondo del cuore (FF 702). … Una volta un frate, che era tentato, sedeva tutto solo vicino al Santo e gli disse: «Prega per me, Padre buono: sono convinto che sarò subito liberato dalle mie tentazioni, se ti degnerai di pregare per me. Sono proprio afflitto oltre le mie forze, e so che anche tu lo hai capito». «Credimi figlio — gli rispose Francesco–: proprio per questo ti ritengo ancor più servo di Dio, e sappi che più sei tentato e più mi sei caro». E soggiunse: «Ti dico in verità che nessuno deve ritenersi servo di Dio, sino a quando non sia passato attraverso prove e tribolazioni. La tentazione superata è, in un certo senso, l’anello, col quale il Signore sposa l’anima del suo servo. «Molti si lusingano per meriti accumulati in lunghi anni, e godono di non avere mai sostenuto prove. Ma sappiamo che il Signore ha tenuto in considerazione la loro debolezza di spirito, perché ancor prima dello scontro, il solo terrore li avrebbe schiacciati. Infatti i combattimenti difficili vengono riservati solo a chi ha un coraggio esemplare»” (FF 704). Papa Francesco conclude: «Il combattimento spirituale, allora, ci conduce a guardare da vicino quei vizi che ci incatenano e a camminare, con la grazia di Dio, verso quelle virtù che possono fiorire in noi, portando la primavera dello Spirito nella nostra vita».

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