Udienza di papa Francesco con 300 membri della Fondazione Arena di Verona in occasione dei cento anni dalla “rinascita” dell’edificio e del Festival lirico che continua ad ospitare.
“Cento stagioni di attività artistica di altissimo livello, che hanno raccolto e mantenuto viva una preziosa eredità del passato, per consegnarla ancora più ricca alle generazioni future. E questo è molto bello: è una forma intelligente, creativa e concreta di gratitudine e di carità”. Così Papa Francesco, giovedì 18 gennaio, accogliendo in Sala Clementina i membri della Fondazione Arena di Verona, in occasione del centenario della sua “rinascita”.
“L’edificio stesso dell’Arena ha una storia di venti secoli, e si è conservato nel tempo proprio grazie al fatto di essere sempre stato un luogo vissuto, ricorda Francesco, che ripercorre prima di tutto la storia dell’anfiteatro. “Come spesso accade, è stato adattato a vari utilizzi, protagonista di alterne vicende: valorizzato, in alcuni periodi, nella sua funzione originale di luogo di spettacolo; declassato, in altri, ad usi più umili, fino a rischiare, in alcuni momenti, di essere ridotto addirittura a cava di pietre. Lo ha però sempre riscattato l’affetto con cui i veronesi ne hanno di volta in volta tutelato la sopravvivenza, tornando a restaurarlo e a ripristinarlo tante e tante volte.” Fino al 1913, quando, con la rappresentazione dell’Aida di Giuseppe Verdi, inizia l’attività della Fondazione Arena.
Il lavoro di una grande comunità
“Quanto lavoro in tutto questo, quanta dedizione e quanta fatica”, afferma
Francesco, ricordando i lavoratori che l’hanno costruito e ricostruito, gli artisti, gli organizzatori, e tutti quelli che si sono adoperati nel tempo anche “dietro le quinte”. Un impegno corale che al Papa fa venire in mente ciò che san Paolo dice della Chiesa: un corpo fatto di molte membra. “Cento anni di arte, infatti, non può produrli una persona sola, e neanche un gruppetto di eletti: richiedono il concorso di una grande comunità, la cui opera va oltre l’esistenza stessa dei singoli e in cui chi lavora sa di costruire qualcosa non solo per sé, ma anche per chi verrà dopo”.
La gioia di donare qualcosa di bello agli altri
L’immagine che rievoca Francesco è quella di una folla di uomini e donne, sempre presente, che ci ricordano “quanto è importante, nell’arte come nella vita, essere umili e generosi” E sottolinea: “Umiltà e generosità: due virtù del vero artista di cui ci parla la vostra storia!”.
E il Papa conclude: Vi incoraggio dunque a continuare quest’opera, e a farlo con amore, non tanto per il successo personale, quanto per la gioia di donare qualcosa di bello agli altri. Donare felicità con l’arte, diffondere serenità, comunicare armonia! Ne abbiamo tutti tanto bisogno”.