La nozione di persona oggi è argomento centrale sia per la tutela della stessa persona sia per la dignità e il diritto alla vita di ogni essere umano. Il concetto sboccia con la cristianità e si sviluppa attraverso la tradizione cattolica, ma è presente già prima. I greci furono infatti i primi che si occuparono di questo tema antropologico.
Il termine risale al vocabolo greco prosopon che sta a indicare ciò che sta sotto la fronte, lo sguardo. Il riferimento è alle maschere usate dagli attori durante le rappresentazioni delle tragedie o delle commedie e che esibivano una precisa identità umana, una particolare caratterizzazione psicologica e sociale che andava dal drammatico al comico o ironico. Prosopon indicava l’insieme relazionale tra la tipologia caratteriale che rappresentava la maschera, l’azione dell’attore e l’interazione con il pubblico.
Alcuni filologi fanno derivare il termine da phersu, vocabolo etrusco, il cui significato e simile a quello greco essendo sempre una maschera teatrale. Il vocabolo persona deriverebbe da entrambi essendone la traduzione latina. E il verbo latino personare significa risuonare come cassa armonica, cioè un’amplificazione della voce fonica che la maschera indossata permette.
La nozione persona nella cultura latina era invece più vicina al mondo giuridico (diritto romano) e al mondo culturale (nozione di humanitas) racchiudendo anche il significato di coscienza di sé ai fini della responsabilità etico-giuridica, ossia come iniziale riflessione sull’essere e sull’apparire. Sul piano filosofico, il termine persona viene introdotto come traduzione del greco hypostasis, ossia una sostanza individuale che possiede una certa natura (ousia).
Questi sono i primi passi di un cammino, perché con l’avvento del Cristianesimo la nozione di persona si carica di speciale dignità ontologica, etica e teologica. Nei primi secoli – grazie alla rivelazione, all’esegesi biblica, alle formulazioni del Credo, agli approfondimenti dei padri orientali e occidentali – viene sviluppandosi e consolidandosi il vero e proprio concetto di persona. Persona, in modo eminente, è innanzitutto Dio, il Dio vivente rivelatosi nella vicenda storica giudaico-cristiana come comunione interpersonale Padre, Figlio e Spirito Santo, nell’intima unità d’essere.
Il Dio incarnato Gesù Cristo sintetizza in sé, nella sua Persona, cioè quella del Verbo (seconda persona della SS. Trinità) due nature complete: la divina e l’umana. Quindi Gesù di Nazaret è 100% Dio e 100% uomo, nell’unica Persona divina del Verbo.
Sul piano razionale la mente umana coglie alcuni aspetti dell’identità personale divina e li applica, per analogia, a quella umana.
Così la nozione di persona attraversa tutta la patristica cristiana da Tertulliano, alla prima grande sistemazione teologica di S. Agostino, fino alle più significative di Boezio e di S. Tommaso d’Aquino.
Col Cristianesimo, ogni uomo – a prescindere dalla scala gerarchica, dalla classe sociale, dalla razza o dalla provenienza etnica, dal tipo di genere, dal credo religioso, dall’età, dal colore della pelle, ecc. – è per costituzione una persona in sé. E a partire proprio dai poveri, dai piccoli, dagli ultimi, prediletti da Dio. Persona è ogni essere umano perché ogni uomo, donna, zigote, embrione, feto, bambino, giovane, adulto, anziano, è un valore in sé, per il fatto che è stato creato, dunque voluto da Dio. E con Dio ogni persona è indissolubilmente unita. L’interiorità, l’anima, è il luogo in cui incontriamo la verità, cioè Dio, che chiama tutti e ciascuno all’unione vera e profonda con Lui. «Quindi non è l’uscire fuori di sé che perfeziona la natura della nostra persona ma il rientrare in sé.» E nell’incontro con Dio ciascuno autentica la propria vocazione alla vita.
Persona è ciò che vi è di più perfetto in tutta la natura, e da qui la sua responsabilità nell’agire etico.
Persona è un tutto completo in cui le varie parti sono parti di quel tutto personale che è l’essere umano. «La persona è un essere che si apre nel conoscere e si spiega nel volere.» Tutto questo si poggia su alcuni caratteri:
1) la razionalità (capacità dell’individuo di illuminarsi a se stesso e di illuminare il circostante, col quale si relaziona comunicando con esso);
2) l’unità (la persona si scopre unificante universo di esperienze);
3) l’identità (sempre identica nello scorrere della vicenda storica);
4) la libertà (il volere in atto della persona, la concreta scelta di essere persona attraverso un complesso di atti dominati dalla razionalità).
La persona umana ha il suo ultimo fine in Dio.
di Angela Di Scala
Fonti:
- R. GALLINARO, L’uomo e le sue vicissitudini, Editore Cantagalli, Siena, 2017;
- P. ORLANDO, Filosofia dell’essere finito, Luciano Editore, Napoli, 1995.