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Continuando le catechesi sui vizi e virtù, il Papa questa volta tratta il vizio della lussuria: «Proseguiamo il nostro itinerario sui vizi e le virtù; e gli antichi Padri ci insegnano che, dopo la gola, il secondo “demone”, cioè vizio, che sta sempre accovacciato alla porta del cuore è quello della lussuria. Mentre la gola è la voracità nei confronti del cibo, questo secondo vizio è una sorta di “voracità” verso un’altra persona, cioè il legame avvelenato che gli esseri umani intrattengono tra di loro, specialmente nella sfera della sessualità. Si badi bene: nel cristianesimo non c’è una condanna dell’istinto sessuale.

Un libro della Bibbia, il Cantico dei Cantici, è uno stupendo poema d’amore tra due fidanzati. Tuttavia, questa dimensione così bella della nostra umanità, la dimensione sessuale, la dimensione dell’amore, non è esente da pericoli, tanto che già San Paolo deve affrontare la questione nella prima Lettera ai Corinzi. Scrive così: «Si sente da per tutto parlare di immoralità tra voi, e di una immoralità tale che non si riscontra neanche tra i pagani”. Il rimprovero dell’Apostolo riguarda proprio una gestione malsana della sessualità da parte di alcuni cristiani. … Quante relazioni iniziate nel migliore dei modi si sono poi mutate in relazioni tossiche, di possesso dell’altro, prive di rispetto e del senso del limite? Sono amori in cui è mancata la castità: virtù che non va confusa con l’astinenza sessuale – la castità è più che l’astinenza sessuale –, bensì va connessa con la volontà di non possedere mai l’altro.

Amare è rispettare l’altro, ricercare la sua felicità, coltivare empatia per i suoi sentimenti, disporsi nella conoscenza di un corpo, di una psicologia e di un’anima che non sono i nostri, e che devono essere contemplati per la bellezza di cui sono portatori. Amare è questo, e l’amore è bello. La lussuria, invece, si fa beffe di tutto questo: la lussuria depreda, rapina, consuma in tutta fretta, non vuole ascoltare l’altro ma solo il proprio bisogno e il proprio piacere; la lussuria giudica una noia ogni corteggiamento, non cerca quella sintesi tra ragione, pulsione e sentimento che ci aiuterebbe a condurre l’esistenza con saggezza.

Il lussurioso cerca solo scorciatoie: non capisce che la strada dell’amore va percorsa con lentezza, e questa pazienza, lungi dall’essere sinonimo di noia, permette di rendere felici i nostri rapporti amorosi». I santi non sono immuni dalle tentazioni della lussuria, neanche un santo come  Francesco d’Assisi . «Infatti sentì divampare dentro di sé una grave tentazione sensuale, alimentata dal soffio di quel tale che ha un fiato ardente come brace.

Non appena ne avvertì le avvisaglie, l’amante della castità si tolse l’abito e incominciò a flagellarsi molto forte con una corda. “Ehilà, diceva, frate asino, così ti conviene restare, così prenderti le battiture. Perché la tonaca serve alla religione e porta in sé il sigillo della santità: non è lecito, a un libidinoso rubarla. Se vuoi andare in qualche posto, va pure cammina!”. Poi, animato da meraviglioso fervore di spirito, spalancò la cella, uscì fuori nell’orto e, immergendo nella neve alta il corpicciolo già denudato e prendendo neve a piene mani, incominciò a fabbricare sette blocchi. E mettendoseli davanti, così parlava al suo uomo esteriore: “Ecco, questo blocco più grande è tua moglie, questi quattro sono due figli e due figlie; gli altri due sono un servo e una serva, che bisogna tenere per le necessità di casa. Adesso, spicciati a vestirli tutti, perché muoiono di freddo. Se, invece, le molte preoccupazioni che loro ti danno, ti infastidiscono, datti da fare per servire soltanto al Signore!”.

Subito il tentatore se ne andò via sconfitto, e il Santo ritornò nella cella con la vittoria in mano. Si era raggelato ben bene al di fuori, ma nel suo interno aveva estinto il fuoco della passione così efficacemente che d’allora in poi non provò mai più niente di simile. Un frate, che quella stessa notte vegliava in preghiera, siccome la luna camminava assai chiara nel cielo, poté osservare tutta quanta la scena. Quando il Santo lo venne a sapere, svelò al frate come la tentazione si era svolta e gli comandò di non far saper niente a nessuno di quanto aveva visto, finché egli era vivo» (FF 1091).

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