Martedì 23 gennaio alle ore 19:30, nella Basilica di S. Maria Maddalena nel comune di Casamicciola Terme, si è celebrata l’annuale veglia ecumenica di preghiera, in occasione della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, una settimana speciale in cui noi cristiani siamo chiamati a pregare insieme, affinché si realizzi il sogno di Gesù: “Che tutti siano una cosa sola”.
In rappresentanza delle confessioni cristiane presenti sul territorio hanno presieduto la celebrazione la pastora luterana, Kirsten Thiele, venuta appositamente da Napoli per l’occasione e, per la prima volta, padre Carlo Villano, vescovo di Ischia e Pozzuoli.
“Ama il Signore Dio tuo… e ama il prossimo tuo come te stesso”. (Lc 10,27) È questa la frase scelta da un gruppo ecumenico locale del Burkina Faso, in Africa occidentale, per celebrare la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani di quest’anno. Malgrado gli sforzi dello stato e delle comunità religiose, il Burkina Faso sta diventando sempre più instabile a causa di vari gruppi estremisti. Nonostante ciò, però, cresce una certa solidarietà tra la religione cristiana, quella musulmana e le religioni tradizionali, i cui leader si stanno impegnando per trovare soluzioni durature a favore della pace, della coesione sociale e della riconciliazione. L’amore per Cristo che unisce tutti i cristiani è più forte delle divisioni e i cristiani del Burkina Faso si impegnano come noi a percorrere la via dell’amore per Dio e per il prossimo.
In Burkina Faso si utilizza una zucca per condividere l’acqua con gli ospiti che arrivano stanchi del loro viaggio. È un gesto che esprime accoglienza, ospitalità e comunione; solo dopo che l’ospite si è rinfrescato, può iniziare la conversazione sui motivi della visita.
Anche noi, allo stesso modo, abbiamo accolto i pastori all’altare con una zucca da cui abbiamo attinto l’acqua in segno di accoglienza, ospitalità e comunione. Un benvenuto davvero particolare!
Nel brano del Vangelo di Luca scelto per la celebrazione vediamo Gesù che, nel suo cammino verso Gerusalemme, viene fermato da un dottore della legge che gli chiede: “Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?” Si apre così un dialogo e Gesù risponde con una contro-domanda: “Che cosa sta scritto nella legge?’ facendo suscitare la risposta all’interlocutore stesso: l’amore per Dio e l’amore per il prossimo nel loro insieme sono considerati la sintesi della Legge e dei Profeti.
E chi è il mio prossimo? Con la parabola del buon samaritano Gesù ci fa capire che siamo noi stessi che dobbiamo farci “prossimi” degli altri. Se noi rimaniamo indifferenti o rassegnati di fronte alle necessità del nostro prossimo, non possiamo dire di amare il prossimo come noi stessi. Non possiamo dire di amarlo come lo ha amato Gesù.
Dopo un’invocazione allo Spirito Santo, si sono alternate preghiere di lode e di ringraziamento a richieste di perdono per tutte le nostre mancanze. Momenti profondi che hanno raggiunto il loro culmine con le riflessioni dei pastori.
La pastora Kirsten, commentando la prima lettura (Gen 18,1-8) ci ha fatto riflettere sul fatto che, nel bel mezzo della vita quotidiana, a ora di pranzo, il momento più caldo della giornata, avviene un incontro. Abramo è seduto fuori dalla sua tenda e vede passare dei viaggiatori. Non chiede chi siano, da dove vengano o dove vadano, perché stiano viaggiando a quell’ora del giorno, quando nessuno è in giro ma cerca l’ombra. Abramo si affretta a incontrarli, ad accoglierli come suoi ospiti. Alle parole e ai gesti seguono i fatti: mentre i viaggiatori accettano e aspettano pazientemente, Abramo, Sara e i servi preparano tutto. È come se Dio venisse in visita e aspettasse pazientemente finché i preparativi sono terminati. Ospitalità in mezzo a un mondo non pacifico, allora come oggi. Ancora oggi, infatti, nel mondo ci sono persone che vivono e praticano l’ospitalità, l’accoglienza incondizionata, come Abramo. Ma oggi le cose sono diverse, ha commentato la pastora:
«Oggi abbiamo più una tendenza all’ospitalità condizionata. Vogliamo sapere da dove viene qualcuno e perché viaggia. L’accoglienza si misura in base alla provenienza e al motivo del viaggio. Abramo non fa restrizioni, investe quello che ha in cibo, bevande e tempo. Siamo tentati di chiedere: e cosa ci guadagna? Questo ci chiediamo oggi prima di accogliere qualcuno. Sappiamo come continua: Abramo è riccamente benedetto. Ecco cosa ne ricava. Quando Dio viene nel mondo, si lascia coinvolgere completamente con noi. Dio viene a visitarci nelle tante persone che incontriamo e che cercano la nostra ospitalità: le lasciamo in piedi nel caldo di mezzogiorno o le invitiamo ad entrare? Nell’incontro con il Dio vivente, qualcosa cambia in noi…»
E, concludendo, Kirsten ci ha ricordato un passo della Lettera agli Ebrei (Eb 13,2) a noi molto familiare che dice:”Non dimenticate di essere ospitali, perché così facendo alcuni hanno ospitato angeli a loro insaputa”.
Il vescovo, invece, ha commentato la parabola del buon samaritano (Lc 10,25-37) e ci ha fatto notare che, come sempre in una parabola, viene data la risposta ad una domanda. In questo caso: Chi è il mio prossimo? Che significa amare il mio prossimo? E, collegandosi all’intervento della pastora, ha detto che siamo noi chiamati ad accoglierci gli uni gli altri, anche al di là della nostra fede il cui fondamento comune è Gesù. La parola “compassione” usata nel Vangelo è una parola forte. Chi soffre con l’altro, chi partecipa delle sofferenze dell’altro ha “compassione”. Il buon samaritano prende con sé quell’uomo, lo porta in una locanda e lo cura. Se anche noi leggiamo questa parabola come i primi cristiani, quel samaritano non è altro che Gesù stesso che si china su ciascuno di noi e fascia le ferite di questa umanità. Gesù affida quell’uomo al padrone della locanda e poi va via… il Vangelo non ci dice se il samaritano ritorna. Si ferma sulle parole: “Abbi cura di lui, pagherò io quando ritorno”. È, ci fa notare il vescovo, una parabola che attende ancora il ritorno del protagonista. Gesù, il buon samaritano, ci affida gli uni gli altri. È come se fossimo noi quell’uomo ferito e noi quel locandiere. Quando il Buon Samaritano (Gesù) ritornerà, ci troverà uniti tra noi e con Lui?
«Siamo chiamati ad accoglierci gli uni gli altri, ad avere passione gli uni verso altri, ad avere cura gli uni degli altri! Se sapremo accoglierci, saremo tutti importanti, tutti figli dell’Unico Padre»
Il vescovo ha concluso con un paragone:
«Gesù ci dice di essere in comunione gli uni con gli altri, di essere uniti gli uni gli altri così come è il desiderio di tutti i genitori che vogliono vedere uniti i propri figli».
A queste profonde meditazioni è seguito un canto che ha sottolineato ancora di più che solo l’amore, quello vero, resta eterno. E poiché in una comunità, che vuole ispirarsi all’amore che ci ha insegnato Gesù, non può esserci posto per le disuguaglianze, i dislivelli, le emarginazioni, le trascuratezze, le offerte raccolte quest’anno, sono andate alla Caritas della parrocchia che ci ha accolto e che concretamente saprà farsi vicina alle famiglie che ancora vivono situazioni dolorose per tutto ciò che il territorio di Casamicciola ha dovuto affrontare e sta affrontando.
La vita è quello che ci accade nel momento presente. Accorgerci di chi ci sta accanto, saper ascoltare l’altro, chiunque esso sia, può aprire squarci interessanti e mettere in moto iniziative non previste o previste come la preghiera per l’unità dei cristiani.
È stato, a detta dei presenti, un momento molto profondo e commovente, che ha messo nel cuore di tanti il desiderio di vedersi più spesso. In quel momento non c’era alcuna distinzione tra cattolici e luterani, il cuore batteva all’unisono.
Un ringraziamento speciale va alle tante belle persone della parrocchia di S. Maria Maddalena che, insieme al loro parroco don Gino, ci hanno accolto e ci hanno fatto sentire a casa ed anche a tutti coloro che, mettendo a disposizione la voce ed il talento musicale, hanno dato vita ad un coro meraviglioso.
La serata si è poi conclusa con un magnifico buffet che ha continuato a farci sentire fratelli, in un clima di gioia e di festa. D’altronde … non è anche questo… accoglierci gli uni gli altri come figli di uno stesso Padre?
di Pina Attore