Incontro con Massimiliano Menichetti, direttore di Radio Vaticana – Vatican News in occasione della presentazione del consueto messaggio del Papa per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali
I suoi numerosi impegni non hanno impedito al direttore della testata di informazione del Vaticano Radio Vaticana-Vatican News Massimiliano Menichetti di essere a Ischia, presso la Curia vescovile, mercoledì 24 gennaio scorso, su invito di don Carlo Candido, direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della nostra Diocesi, per presentare il messaggio che Papa Francesco ha scritto per la LVIII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali che si terrà il prossimo 12 maggio.
All’incontro era presente il Vescovo Carlo, oltre a don Carlo Candido e diversi rappresentanti della stampa locale.
Con un eloquio chiaro e diretto, Menichetti ci ha accompagnati all’interno del messaggio, che, certo, ognuno di noi può leggere da sé, ma indubitabilmente conviene avere una guida così esperta, in grado di contestualizzare ogni singola riga del testo, motivandola e rendendo indelebile il suo contenuto nella memoria di chi ascolta. È questo lo scopo più nobile del mestiere del giornalista – comunicatore: provare a far penetrare il messaggio oltre la prima lettura, di solito veloce e che a volte può essere superficiale, far in modo che il contenuto abbia un seguito, una efficacia concreta. Nobile ambizione sempre, ma necessaria, se parliamo delle parole di un pontefice, se parliamo di quel sogno che Dio ha sognato per noi, quel Regno di Dio per realizzare il quale Gesù Cristo è morto crocifisso. «Essere giornalista è essere al servizio, significa incontrare, parlare e trarne gioia, come giornalista non impegno solo il mio tempo e le mie capacità, ma ricevo dall’altro, è un modo di stare insieme».
Così ha detto Menichetti, ricordando che la Chiesa è da sempre attenta ai mezzi di comunicazione come strumento di diffusione delle notizie e dei messaggi, che sono in grado di far arrivare in ogni angolo del mondo “la buona notizia”. La Giornata Mondiale delle comunicazioni sociali è infatti uno dei frutti del Concilio Vaticano II: è stata voluta da Paolo VI nel 1967, per contribuire all’allora nascente dibattito sui mezzi di comunicazione di massa, per evidenziare però anche che l’attenzione deve essere sempre rivolta all’uomo e non allo strumento.
E proprio sullo strumento utilizzato per comunicare e sul suo utilizzo che il Papa punta l’attenzione nel suo messaggio, nel quale parla soprattutto “dell’evoluzione dei sistemi della cosiddetta intelligenza artificiale, che sta modificando in modo radicale l’informazione e la comunicazione”. L’argomento sta particolarmente a cuore al pontefice, tanto da averne parlato già anche nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace (1° gennaio 2024).
Innanzitutto, sottolinea Menichetti, non c’è alcuna intenzione nelle parole del Papa di demonizzare il progresso tecnologico e con esso lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Il campo va subito sgombrato da ogni tentazione di catastrofismo e paura per il futuro dell’umanità. L’intelligenza artificiale è frutto dell’ingegno umano, a essa l’uomo è arrivato grazie allo sforzo continuo di migliorare le condizioni della vita quotidiana e può avere il nobile scopo di aiutare la costruzione di un mondo di fraternità e vicinanza, poiché aiuta a diffondere il sapere e a metterlo in comune velocemente. Lo sviluppo tecnologico è insomma nei disegni di Dio, ma, affinché esso sia efficace per tale scopo, è necessario utilizzarlo in modo consapevole e corretto.
All’uomo è data infatti libertà nell’utilizzare tutto ciò che è a sua disposizione, ma in questa libertà, lo sappiamo, si annida il pericolo di cadere nel tranello di farne un uso distruttivo e non costruttivo. Per questo è necessario fare appello alla “sapienza del cuore”, che nessuna macchina possiede. Anche il termine intelligenza artificiale non è corretto, ha proseguito Menichetti, poiché intelligere significa codificare il senso delle cose e nessuna macchina è in grado di farlo. Sarebbe più corretto utilizzare il termine machine learning, che identifica macchine in grado di mettere insieme i dati. Utilizzando la sapienza del cuore si impara a fare un uso corretto dei mezzi tecnologici, ma soprattutto si evita una tentazione ancora più pericolosa, quella di sentirsi potente come Dio, ma senza Dio. Il Papa, ci ha detto il direttore di Radio Vaticana, ci ricorda che l’uomo deve avere chiaro di essere creatura di Dio e che tutto ciò che può realizzare è un dono di Dio, ricevuto non per sé stesso, ma per essere al servizio degli altri. La libertà di cui Dio ha dotato l’uomo gli consente dunque di orientare le sue scelte verso l’opportunità o verso il pericolo.
Nel messaggio, ha proseguito Menichetti, il Papa percorre tutte le vie che costituiscono possibile pericolo di uso non costruttivo dei nuovi mezzi di comunicazione e dell’intelligenza artificiale, prima tra tutte “l’inquinamento cognitivo”, ossia una alterazione della conoscenza attraverso false narrazioni, di cui un esempio sono le fake news o il deep fake, queste ultime pubblicazioni di immagini false, ma perfettamente verosimili (di cui è stato vittima anche il Papa di recente). Si tratta, ha spiegato l’oratore, di un abbattimento e modifica della verità che fa leva sulla emotività e come tale è in grado di manipolare chi la riceve. Un antidoto è, per tutti, ma in special modo per chi fa della comunicazione il suo mestiere, la verifica e il controllo. È necessario superare la tentazione di “fare notizia” a tutti i costi per darsi il tempo di capire da che parte sta la verità.
Il Papa ha ricordato inoltre che sarebbe opportuno, da parte dei legislatori, elaborare una regolamentazione vincolante per l’uso dell’intelligenza artificiale. Il Papa analizza poi un altro pericolo connesso ad un uso scorretto dei nuovi mezzi: lo sviluppo del “pensiero unico”, la riduzione dell’umanità a una immensa banca dati ai quali attingere per orientare le menti e i comportamenti, non solo nei consumi, ma anche in politica. La rivoluzione digitale può essere dunque un prezioso strumento di libertà, grazie alla condivisione dei saperi, ma anche un mezzo per strumentalizzare le menti. Altro pericolo è quello della creazione delle eco chamber le stanze di risonanza nelle quali gli utenti dei social si chiudono e raggruppano in posizioni pro o contro senza arrivare ad un dialogo costruttivo. Menichetti ci ricorda il monito costante di Papa Francesco ad essere vigili e a non diventare vittime delle leggi di mercato che schiacciano l’umanità. L’informazione non può mai essere separata dalla relazione tra le persone, dalla prossimità, dalla verifica sul campo, come sanno bene i giornalisti che si recano personalmente sui teatri di guerra a costo della loro vita per raccontarci la verità.
«La responsabilità del comunicare è nel non demandare all’intelligenza artificiale quello che solo l’uomo può dare. Si tratta di una missione e si è al servizio dell’altro», ha detto Menichetti.
La parte finale del messaggio contiene una serie di quesiti ai quali il Papa non fornisce risposta, ma che costituiscono l’orizzonte all’interno del quale possiamo vedere lo sviluppo futuro dell’intelligenza artificiale. Menichetti conclude affermando che bisogna essere costruttori di pace e i nuovi strumenti tecnologici possono aiutarci a costruire oppure possono diventare un mezzo per favorire il potere di pochi sui tanti:
«Spetta all’uomo decidere se diventare “cibo per gli algoritmi” o nutrire la libertà del proprio cuore».
La sapienza deve infine essere incardinata nella consapevolezza di essere figli di Dio.
Il Vescovo è intervenuto a conclusione dell’incontro per ringraziare Menichetti e tutti i presenti e ha sottolineato come il messaggio ci sproni a essere parte dei processi in corso da cristiani: «Siamo dentro ai processi e vogliamo esserci, ma da cristiani e anche in modo critico e con senso etico, questo significa metter insieme, come ha fatto il Papa, intelligenza artificiale e sapienza del cuore».