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È risorto! E ha dimostrato la vittoria sulla morte

Più di ogni altra considerazione occorre tenere presente che la crocifissione di Gesù è seguita dalla sua risurrezione

Perché Dio ha permesso la crocifissione di suo Figlio

La questione del perché Dio abbia permesso la crocifissione di suo Figlio è un tema complesso e profondo nella teologia cristiana. Ci sono diverse prospettive e spiegazioni teologiche che cercano di affrontare questa domanda. Esistono due spiegazioni teologiche comuni, ma è importante notare che queste spiegazioni non esauriscono completamente il mistero di Dio e della sua volontà. La prima riguarda il piano della redenzione. Una spiegazione comune è che la crocifissione di Gesù fa parte del piano di redenzione di Dio per l’umanità.

Secondo questa prospettiva, Dio ha permesso la crocifissione di suo Figlio come un atto di amore supremo per portare la salvezza all’umanità. Gesù Cristo si è offerto volontariamente come sacrificio per i peccati dell’umanità, offrendo la sua vita per riconciliare l’umanità con Dio. La crocifissione è vista come un atto di estrema umiltà e sacrificio da parte di Dio per mostrare il suo amore e la sua misericordia verso l’umanità caduta.

Un’altra spiegazione si basa sul concetto del libero arbitrio umano. Secondo questa prospettiva, Dio ha creato gli esseri umani con la capacità di scegliere tra il bene e il male. La crocifissione di Gesù è il risultato delle scelte libere e malvagie degli esseri umani. Dio ha permesso la crocifissione per rispettare il libero arbitrio umano e per mostrare la gravità del peccato e il bisogno di redenzione. In questo senso, la crocifissione è un’espressione della libertà umana distorta, ma Dio, nella sua onnipotenza, è in grado di trarre il bene anche dal male.

La sofferenza di Cristo sulla croce rappresenta un mistero profondo della fede cristiana, ma anche un segno dell’amore di Dio e della sua volontà di redimere l’umanità. Nella teologia cristiana, si crede che Gesù, come Figlio di Dio, abbia offerto volontariamente la sua vita come sacrificio per i peccati dell’umanità. La sua morte sulla croce viene interpretata come un atto di espiazione, in cui il peccato umano viene espiato e la relazione rotta tra l’umanità e Dio viene ristabilita.

La croce rappresenta anche la partecipazione di Dio alla sofferenza umana. Gesù, come Dio incarnato, ha sperimentato la sofferenza fisica, emotiva e spirituale sulla croce, identificandosi con il dolore e le difficoltà dell’umanità. Questo atto di solidarietà di Gesù con l’umanità viene considerato come un segno dell’amore di Dio che entra nella condizione umana e condivide le nostre sofferenze. Ma più di ogni altra considerazione occorre tenere presente che la crocifissione di Gesù è seguita dalla sua risurrezione. La risurrezione dimostra la vittoria di Cristo sulla morte e sul peccato, confermando la sua divinità e il suo potere salvifico.

La crocifissione e la risurrezione sono viste come eventi collegati, in cui la morte di Cristo porta alla sua vittoria finale sulla morte stessa. La questione del “perché” rimane un mistero che spesso supera la comprensione umana. La teologia cristiana riconosce l’importanza di fidarsi della bontà e della saggezza di Dio nonostante le nostre limitate capacità di comprensione. Gesù, come Figlio di Dio, aveva uno scopo specifico da realizzare sulla croce. La sua morte era parte del piano di redenzione di Dio per l’umanità. Discendere dalla croce avrebbe significato disobbedire a Dio e interrompere il compimento di questo piano di salvezza.

di Paolo Morocutti – Sir

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