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Un Dio non più inaccessibile

Omelia del Vescovo Carlo Domenica delle Palme Is 50,4-7; Fil 2,6-11; Mc 14,1 – 15,47

La Domenica delle Palme, celebrata da Mons. Villano presso la parrocchia di Santa Maria Assunta in Ischia Ponte, si è aperta nel Piazzale delle Alghe, all’ombra del Castello, con la tradizionale benedizione delle palme, seguita dalla processione che ricorda l’ingresso di Gesù in Gerusalemme. La Liturgia presenta poi la lunga lettura – quest’anno dal Vangelo di Marco – della Passione di Gesù. Il Vescovo ha messo in evidenza, nella sua omelia, un particolare che emerge forte dal racconto evangelico della morte di Gesù sulla croce: “Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo”.

Nel Tempio a Gerusalemme il velo separava la zona frequentata dal popolo dalla zona accessibile solo ai sacerdoti. Per gli Ebrei la divinità era inaccessibile, anche alla vista. Il racconto evangelico riporta invece un fenomeno che diventa paradigmatico: il velo si squarcia da cima a fondo e questo segna la fine della inaccessibilità di Dio. Gesù che muore in croce apre agli uomini, figli di Dio, nuove strade, che portano alla conoscenza e alla familiarità con il Signore. Questa condizione – ci ha detto il Vescovo – viene sottolineata anche da san Paolo che, nella Seconda Lettura, ci ricorda che Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, svuotò sé stesso per assumere la condizione di servo. In tal modo Gesù ci consegna idealmente il suo testamento, secondo il quale noi dobbiamo agire secondo il suo modello di vita:

«Siamo chiamati allora ad essere simili a Gesù, ad avere in noi gli stessi sentimenti che hanno animato la sua vita, siamo chiamati ad essere testimoni di questo amore».

È questo anche il senso della processione che, dopo la benedizione delle Palme, secondo la Liturgia, accompagna i fedeli all’ingresso in chiesa per la celebrazione eucaristica: è l’essere in cammino, insieme, dietro la croce:

«Queste due polarità non le dobbiamo mai dimenticare: la parola di Dio che fonda la nostra fede ci fa comprendere il mistero del Cristo risorto, illumina la nostra esistenza e questa croce che sta ad indicare l’amore di Dio, di un Dio che ci ama così, donando la sua vita, mostrandoci il suo volto». Essere in cammino come imitatori di Cristo significa anche essere suoi testimoni, camminare insieme agli altri significa conoscenza e incontro dell’altro, significa mettersi in ascolto, essere esempio di fede e testimoni dell’amore di Dio. La Settimana Santa, ha concluso il Vescovo, centro di tutto l’Anno Liturgico, sia centro della nostra vita di fede, possa essere esperienza dell’amore di Dio per noi e fonte di amore per i nostri fratelli e sorelle.

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