Di giovani e del lavoro si occupa pure il Progetto Policoro, un progetto anch’esso promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana
Il 13 luglio 2023 si è insediato ufficialmente a Firenze il Consiglio dei Giovani del Mediterraneo, un progetto voluto dalla Conferenza Episcopale Italiana come “opera-segno” del Forum del Mediterraneo del 2022, nel quale è stata sottoscritta dai Sindaci e i Vescovi Cattolici del Mediterraneo, la Carta di Firenze.
A Ruzica Markovic è la voce di ‘Rondine – Cittadella della Pace’ abbiamo chiesto di spiegarci cosa è il Consiglio dei giovani del Mediterraneo: “Il Consiglio dei giovani del Mediterraneo ha origine durante il Convegno dei vescovi svoltosi a Firenze nel febbraio 2022. Quest’iniziativa ha coinvolto 35 giovani provenienti dai 18 diversi Paesi che si affacciano sul ‘Mare Nostrum’, tra cui Italia, Francia, Spagna, Slovenia, Croazia, Albania, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro, Grecia, Cipro, Malta, Turchia, Iraq, Siria, Libano, Palestina, Egitto, Algeria e Tunisia. Questi giovani rappresentavano le rispettive Conferenze episcopali o Sinodi delle Chiese orientali cattoliche, e le loro età variavano tra i 18 e i 28 anni. L’obiettivo principale di questa organizzazione è promuovere il dialogo interculturale, la cooperazione e lo sviluppo sostenibile nella regione mediterranea”.
Attraverso quali progetti è possibile costruire la pace?
“Nel Mediterraneo vari progetti e iniziative possono contribuire a costruire la pace e promuovere la stabilità nella regione. Uno dei modi sono gli scambi culturali e i programmi educativi interculturali. Ad esempio, il progetto ‘Mediterraneo frontiera di pace, educazione e riconciliazione’, realizzato in Italia da ‘Rondine Cittadella della Pace’: si tratta di un percorso di alta formazione rivolto a giovani provenienti da Paesi del Mediterraneo, caratterizzato da situazioni di conflitto sulle tensioni politico-sociali. Nella fase iniziale, il progetto ha fornito ai partecipanti strumenti metodologici, sia generali che operativi, ai fini dell’educazione, nel processo di apprendimento in rapida trasformazione secondo i principi del Metodo di Rondine. Organizzare scambi culturali e iniziative di formazione per giovani di diversi paesi del Mediterraneo può favorire la comprensione reciproca, abbattere stereotipi e pregiudizi e rafforzare i legami di amicizia tra i popoli”.
In quale modo il dialogo tra i popoli del Mediterraneo può iniziare dai giovani?
Uno dei modi in cui i giovani possono lavorare al dialogo è proprio la formazione di questo Consiglio, perché la stessa formazione del Consiglio dei giovani che provengono da tutta la regione del Mediterraneo comporta uno scambio culturale. Durante gli incontri, i delegati hanno avuto l’opportunità di entrare in contatto con tradizioni, lingue, stili di vita e punti di vista diversi. Questi scambi incoraggiano la comprensione reciproca e la scoperta di somiglianze e differenze tra culture diverse.
Una parte importante è la cooperazione e la promozione di progetti comuni. Alcuni dei temi che abbiamo avuto modo di discutere sono la fede, la comunità, il dialogo, l’accoglienza e l’impegno civico. Questo tipo di discussione consente ai giovani di lavorare insieme verso un obiettivo comune, favorendo un senso di appartenenza alla più ampia comunità mediterranea”.
All’inizio di aprile giorni una delegazione di giovani, accompagnati dal segretario della Cei, l’arcivescovo Giuseppe Baturi, ha visitato Bruxelles e ha avuto contatti con le istituzioni europee e con la Comece, la Commissione degli Episcopati dell’UE delle Conferenze Episcopali Europee presieduta dal vescovo Mariano Crociata.
La delegazione è stata ricevuta dalla Presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola, da Crociata e dal Nunzio Apostolico presso l’Unione Europea, Noël Treanor. Metsola ha salutato i giovani, che le sono stati presentati da Baturi e dalla presidente della Fondazione “Giorgio La Pira”, Patrizia Giunti mentre nell’incontro con la Comece si è iniziato a discutere di una collaborazione che si “annuncia molto proficua”, spiega la Fondazione: “ci si è confrontati sugli ambiti di intervento delle due realtà, in particolare Comece lavora su asilo, immigrazione e sfruttamento lavorativo, guerra e relazioni internazionali, educazione mentre il CGM su impegno sociale e politico, sull’educazione e sul dialogo culturale”.
Baturi ha ribadito il sostegno della Cei al progetto del CGM, che ha grandi potenzialità e ha sottolineato la necessità che si creino anzitutto rapporti di reciproca fiducia e che l’Europa sia sempre più proiettata sul Mediterraneo. La Presidente Metsola –spiega – “ha voluto conoscere meglio le motivazioni e la composizione del Consiglio dei giovani del Mediterraneo. Si è interessata anche della grande visione di Giorgio La Pira, chiedendo di poterla sviluppare in contesti storici che hanno bisogno di quella prospettiva profetica e ricordando che l’Unione europea è soprattutto un progetto di pace”. Il Segretario della CEI ha voluto esprimere gratitudine alla Presidente del Parlamento europeo per “l’impegno a favore della cooperazione e della comprensione tra i popoli e il sostegno alla libertà, alla democrazia e ai diritti”. Con il Consiglio dei giovani del Mediterraneo “abbiamo voluto scommettere sui giovani perché questo significa scommettere sull’educazione, sulla loro capacità di immaginare un futuro diverso.
L’Europa non può non accorgersi di ciò che accade nel Mediterraneo, delle forze vive e della possibilità che esso ha di sviluppare un’azione di pace e di amicizia che avrà ripercussioni in tutto il mondo. Per questo, vogliamo da una parte che i nostri giovani di 18 Paesi conoscano le Istituzioni europee, dall’altra parte chiediamo che le Istituzioni europee tengano conto di queste forze vive e prospettiche capaci di determinare, speriamo, un futuro diverso”. Mons. Crociata – che è anche vescovo di Latina-Sezze-Priverno, si è detto contento di questo primo incontro di conoscenza, che potrà portare a molti sviluppi futuri. L’incontro con la Presidente Metsola – spiega – è “la conferma di un rapporto che la Chiesa, attraverso la Comece, ha con il Parlamento europeo, e che merita di essere portato avanti perché permette alla Chiesa di svolgere la sua missione e al Parlamento di raccogliere voci che vengono dal mondo cattolico, che è parte importante del popolo europeo”.
Di giovani e del lavoro si occupa il Progetto Policoro, un progetto promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana che pone al centro della propria attenzione pastorale il tema Giovani, Vangelo e Lavoro. Il progetto ideato da don Mario Operti e sviluppato inizialmente nel Sud Italia si è diffuso anche in diocesi del Centro e del Nord del nostro Paese. Il Progetto attraverso l’animazione delle comunità territoriali, si propone di essere una presenza evangelizzatrice nel mondo del lavoro, promuovendone una nuova cultura e accompagnando i giovani nella ricerca e nella realizzazione della propria vocazione lavorativa. Da pochi giorni il Progetto Policoro ha un nuovo sito che rinnova la veste grafica e i contenuti aggiornandoli secondo le rinnovate esigenze del Progetto stesso.
Il portale si articola intorno alle tre parole che ne definiscono l’identità – giovani, Vangelo e lavoro – e alle quali corrisponde un impegno specifico che, da quasi trent’anni, il Progetto porta avanti rappresentando, come ha ricordato il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e Presidente della Cei, “uno degli avamposti più interessanti e partecipati del nostro Paese”. “Il nuovo sito – spiega il Coordinatore nazionale, don Ivan Licinio – cerca di raccontare una lunga storia che continua grazie all’impegno, alla passione e alla competenza di quanti hanno a cuore i giovani e credono fermamente che non siano il futuro ma il nostro presente sul quale ci giochiamo la tenuta sociale del nostro Paese e soprattutto la nostra credibilità di credenti quando riusciamo a realizzare la parola dell’apostolo Pietro negli Atti: ‘Quello che ho te lo do nel nome di Gesù, alzati e cammina!’”. Attualmente le diocesi aderenti al progetto sono 114. L’iniziativa porta il Vangelo tra le periferie della condizione lavorativa giovanile e rappresenta, così, un frutto di speranza alimentato dall’impegno pastorale della Chiesa in Italia.
di Simone Baroncia e Cesare Bolla – acistampa.com