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Nel carcere di Pozzuoli una celebrazione molto coinvolgente in occasione della settimana per l’unità dei cristiani

Le testimonianze di fede delle detenute

Durante la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, nella Casa circondariale femminile di Pozzuoli è stata vissuta una celebrazione ecumenica, molto coinvolgente ed emozionante. Tutti i partecipanti hanno percepito il clima familiare e di grande serenità che si respira nella struttura, grazie alle grandi capacità dimostrate innanzitutto dalla direttrice, Maria Luisa Palma, dalla polizia penitenziaria e da tanti volontari. Erano presenti il vescovo di Pozzuoli e di Ischia, don Carlo Villano, il pastore pentecostale Antonio Perna, il pastore battista Davide Costagliola, il vicario episcopale per la cultura, don Luigi Longobardo, il vicario episcopale per la carità e cappellano dell’istituto penitenziario, don Fernando Carannante. L’incontro è stato organizzato dall’Ufficio diocesano per l’ecumenismo, guidato dal diacono Ciro Maraniello, insieme alle operatrici volontarie, con suor Giampaola Mazzuoccolo. Hanno partecipato anche i responsabili degli uffici diocesani per la pastorale del lavoro, giustizia e creato di Pozzuoli, Gennaro Carannante, e di Ischia, Marianna Sasso e Pina Trani, insieme all’addetto stampa della diocesi Carlo Lettieri.

Particolarmente toccanti le testimonianze di Dina Romeo, volontaria pentecostale, e di alcune ospiti della struttura. Charity e Simona hanno voluto far leggere il testo delle loro intense esperienze, vissute grazie a momenti di formazione biblica e di riflessione.

“Mi chiamo Charity e vengo dalla Nigeria. Sto in questo carcere da un anno. Ho sempre creduto che Dio esiste, ma non appartenevo a nessuna religione. Qua in carcere scendevo a messa ogni domenica. Durante la settimana, mi chiamavano gli evangelisti e scendevo. Se mi avesse chiamato un gruppo di musulmani o altra religione, sarei scesa lo stesso. Perché in realtà scendevo giusto per passare un po’ di tempo fuori la stanza. Poi ho deciso di iscrivermi a un corso biblico, sempre per passare il tempo. Però ho iniziato ad ascoltare con attenzione madre Giampaola e ho iniziato a leggere la Bibbia con un sentimento e non più come un libro qualsiasi. Ero un po’ confusa su quale via prendere per avvicinarmi a Dio. Poi un giorno ho sentito una discussione tra due persone, che riguardava l’immagine di Maria, madre di Gesù e dei Santi che fanno parte della Chiesa cattolica. Io senza sapere neanche perché, mi sono buttata nella discussione, dicendo che ho portato qua con me la foto di mia nonna che è morta 17 anni fa. A casa mia ho il quadro di Martin Luther King, il papà di tutti i neri. Qualcuno ha il quadro di Michael Jackson, di Lucio Battisti, di Berlusconi e tanti altri. Nessuno dice niente. Perché la foto di una mamma di tutte le mamme, che ha portato Gesù nel grembo, e le foto dei santi che hanno fatto cose buone, devono essere un peccato? Da questa discussione mi è venuta la voglia di diventare cattolica, perché rispecchia di più il mio modo di pensare. Ho abitudine di portare le foto dei miei cari sempre con me, come i ricordi. Quindi sono andata da madre Giampaola e padre Fernando che mi hanno spiegato il percorso da fare per avere i primi tre sacramenti e lo sto facendo. Vorrei ringraziare padre Fernando e tutti i volontari cristiani per quello che fanno per noi in questo carcere. Spero che tutti i cristiani si uniscano senza causare confusione su quale metodo è meglio per servire Dio. L’importante è che amiamo il nostro prossimo, perché Dio è amore!”

Charity Falluyi

“Narrare la propria esperienza di Dio non è facile. La relazione con Dio è quanto di più intimo una persona può avere. È solo parlando di Dio che possiamo contribuire a svelare un po’ del suo mistero, prolungando nel tempo quelle parole con cui Egli si è rivelato all’umanità. Oggi purtroppo viviamo in una società dove c’è bisogno di testimonianze, di racconti vivi per percepire qualcosa. Il Deuteronomio narra di come i padri, testimoni di quanto Dio aveva fatto per liberare il suo popolo, narrassero ai loro fi gli le “grandi opere di Dio”, che erano i fatti che loro stessi avevano vissuto. Se dovessimo raccontare ai giovani ciò che Dio sta facendo per noi oggi, cosa sapremmo dire? Oggi si fa davvero fatica a trovare parole vive per raccontare le esperienze importanti della vita. Sembra essere diventati indifferenti a tutto. Oggi la Chiesa ha bisogno della testimonianza di chi fa dell’amore del Signore il tutto della propria vita e che, quindi, sul mare in burrasca, sa decidere che con il Signore vale la pena anche di andare avanti, di chi sul calvario non fugge, perché pensa che pur di restare con il Signore, vale la pena di rischiare di morire con lui. Perciò, al termine della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, cogliamo l’occasione di annunciare il Vangelo, proprio come fu detto ai discepoli: “andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura”. Perché la testimonianza di fraternità che diamo al mondo di oggi è già un segno importante di unità e pace interiore.

Simona Liccardi

(Foto di archivio: consegna bibbie nella Casa circondariale di Pozzuoli)

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