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Teddy, l’orsacchiotto del Papa

Ad un anno dalla scomparsa di Benedetto XVI, nella casa natale di Papa Ratzinger è stata allestita una mostra speciale, che rimarrà aperta al pubblico fino al 3 ottobre.

Dicembre 1928. In Avvento le vetrine dell’emporio Lechner, che si trova davanti a casa, traboccano di colori. Gli addobbi natalizi le rendono ancora più interessanti. Joseph ci passa davanti tutti i giorni. Sua sorella Maria a destra, suo fratello Georg a sinistra e lui, che non ha ancora due anni, in mezzo.

All’emporio si può trovare di tutto, ma quello che interessa i bambini sono, neanche a dirlo, i giocattoli. Sono sistemati in basso, là dove più facilmente possono incrociare lo sguardo dei più piccoli, in mezzo a rami di pino, carta colorata, pacchetti e fili d’argento. Tra tutti i giocattoli ce n’è uno che fin da subito attira l’attenzione di Josef: un orsacchiotto di pezza, con i pantaloni neri, il bavero e il berrettino dello stesso colore dei pantaloni, e una giacchetta in tela beige con un delizioso fiocco in tinta. Il musetto è ricamato su un pezzo di stoffa più chiara, che fa risaltare ancor più i suoi occhietti marroni. E sono proprio quei due occhietti che cerca ogni giorno, quando si ferma con i suoi fratelli davanti alla vetrina.

La proprietaria del negozio era una signora molto gentile. Vedendo i tre bimbi – Maria aveva 7 anni e Georg 4 – fermi davanti alla vetrina, li invita ad entrare. E al piccolo Joseph rivela che l’orsacchiotto, che tanto gli piaceva, si chiama Teddy. Quell’orsetto di pezza non era più un semplice oggetto. Aveva un nome. Questo rendeva l’appuntamento quotidiano davanti alla vetrina ancor più speciale.

Poco prima di Natale, però, passando davanti all’emporio con Maria e Georg, Joseph scopre che Teddy era sparito. “Non c’è più!”, ha iniziato a ripetere singhiozzando disperato, mentre grossi lacrimoni rigavano le sue guance protette da sciarpa e berretto di lana. “Non c’è più!”. Teddy se n’era andato senza nemmeno salutarlo e lui non riusciva a capire il perché. Maria e Georg cercavano di consolarlo, ma lui era troppo triste. Non aveva più voglia di fermarsi davanti alla vetrina dell’emporio e col viso basso incastrato tra le spalle sembrava ancora più piccolo di quello che già era.

Passano i giorni e finalmente arriva Natale. E l’attesa distribuzione dei regali.

Quando la mattina presto il piccolo Joseph arriva nella stanza decorata a festa dove si trovava l’albero di Natale, scoppia a ridere dalla felicità. Sotto l’albero, tra i pacchetti con i doni, c’era Teddy, il suo Teddy. Glielo aveva portato Gesù Bambino.

Da allora Joseph e Teddy sono stati inseparabili. L’orsacchiotto ha sempre accompagnato il suo “amico”. Non lo ha lasciato un solo giorno. Era con lui anche quando Joseph è diventato sacerdote e c’era lì anche quando, nel 1977, Joseph è stato nominato arcivescovo di Monaco e Frisinga. Dopo la nomina a cardinale, la gente lo chiamava “sua eminenza”, ma per lui era sempre Joseph e lui era il “suo Teddy”. Qualche tempo dopo ha fatto le valigie perché il suo amico era stato chiamato a Roma a guidare, come Prefetto, la Congregazione per la dottrina della fede. E non lo ha lasciato nemmeno quando il collegio cardinalizio il 19 aprile 2005 lo ha eletto Papa. Da “eccellenza” la gente ha iniziato a chiamarlo “sua santità”, ma per lui continuava ad essere Joseph e lui era il suo Teddy, che gli faceva compagnia seduto sul divano del suo studio. E lo ha fatto fino alla fine, nel monastero Mater Ecclesiae dove Joseph si era ritirato dopo aver rinunciato, il 28 febbraio 2013, al ministero petrino.

Sono trascorsi 96 anni. A Marktl am Inn, nella Bassa Baviera, dove allora c’era un tempo l’emporio Lechner, oggi c’è una farmacia. E Teddy, dopo varie avventure, è tornato da qualche settimana nella casa in cui ha visto crescere il piccolo Joseph e dove è iniziata questa loro speciale amicizia. Il direttore della casa natale di Benedetto XVI, Franz Haringer, gli ha trovato un posto speciale, in una sala al piano terra.

Martedì 16 aprile, Joseph Ratzinger avrebbe compiuto 97 anni. Per ricordarlo, alle 4:15 del mattino, ora della sua nascita, sono state recitate le Lodi nella stanza dove vide la luce e, poco più tardi, il rinnovo delle promesse battesimali nella chiesa di Sant’Osvaldo, dove il piccolo Joseph venne battezzato il giorno stesso della sua nascita.

Ad un anno dalla scomparsa di Benedetto XVI, nella casa natale di Papa Ratzinger è stata allestita una mostra speciale, che rimarrà aperta al pubblico fino al 3 ottobre e in cui saranno esposti oggetti e opere provenienti dal lascito di Benedetto XVI. Ci sono i ritratti dei genitori e dei fratelli di Benedetto XVI, una lettera scritta a mano dal fratello Georg per il suo 80. compleanno e uno speciale crocifisso in legno, ricavato da un albero del cortile della casa dei genitori a Hofschlag, vicino a Traunstein, e donato a Benedetto XVI in occasione della sua elezione a pontefice nel 2005. Benedetto XVI lo ha portato con sé anche nel monastero Mater Ecclesiae, dove lo aveva fatto appendere sopra la scrivania del suo studio.

E tra gli oggetti che raccontano la vita di Benedetto XVI c’è anche l’orsetto Teddy. Per chi non avrà la possibilità di visitare la Casa natale di Papa Ratzinger, può vedere Teddy immortalato sulle pagine Fb e Ig della diocesi di Passau.

“A volte era proprio l’orsacchiotto di Papa Benedetto XVI a rompere il ghiaccio quando andavano a trovarlo degli studenti molto timidi – racconta il direttore della Casa, Franz Haringer –. Egli presentava ai ragazzi il suo orsacchiotto e diceva “Guardate chi abbiamo come ospite oggi”. Ed era proprio grazie a Teddy che i ragazzi iniziavano a dialogare”. Nel raccontare questo aneddoto, Haringer sottolinea che quello che tutti conoscevano come il grande professore di teologia, che poteva a volte anche apparire rigido e austero nelle sue decisioni, in realtà era una persona che ha sempre mantenuto il suo cuore di bambino.

di Irene Artengero – Sir

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