Un rapporto pubblicato lunedì 22 aprile dall’Organizzazione mondiale sul clima e dal servizio Copernicus (il sistema di rilevamento satellitare dell’Unione Europea) ha stabilito che il 2023 è stato uno degli anni più caldi mai registrati in Europa, ma anche uno degli anni più umidi di sempre, oltre ad avere avuto il settembre più caldo, e anche alcuni degli incendi più ampi. Insomma, ci siamo capiti: il riscaldamento globale causa sempre più spesso eventi climatici estremi. L’Europa, fra l’altro, è il continente che si sta scaldando più rapidamente al mondo, e non da ieri.
Tutto questo però non sembra avere conseguenze concrete sulle elezioni europee, al contrario di ciò che avvenne cinque anni fa.
Alle elezioni europee del 2019 ci fu grandissima attenzione verso i temi ambientali, anche grazie alle proteste di migliaia e migliaia di giovani europei e giovani europee guidate dall’attivista svedese Greta Thunberg. I partiti dei Verdi ottennero il miglior risultato di sempre, poco meno di 20 milioni di voti e 74 seggi, un decimo dell’intero parlamento. Anche per via di quella spinta la nuova Commissione Europea mise il cosiddetto Green Deal in cima alle proprie priorità.
Da allora abbiamo avuto una pandemia, sono iniziate una guerra in Europa e una poco distante, l’inflazione è molto aumentata, così come gli arrivi di migranti e richiedenti asilo. Il cambiamento climatico è sceso nelle priorità degli europei, e così anche il consenso per i partiti che gli dedicano maggiori attenzioni.
Un’analisi pubblicata dal sito Euronews spiega che l’unico partito europeo che ha mantenuto i temi ambientali al centro dei propri programmi sono proprio i Verdi, che però, secondo una recente stima dell’European Council on Foreign Relations, alle elezioni di giugno perderanno una decina di seggi.
Il Post