Dal 25 al 28 aprile si è svolto ad Altavilla Milicia, in provincia di Palermo, il consueto incontro nazionale di studi sulla spiritualità coniugale e familiare, promosso dall’Ufficio famiglia della CEI. Circa 400 persone, provenienti da tutta Italia, hanno preso parte a questi 4 giorni di lavori spesso molto intensi e impegnativi. Si è respirato sin da subito un clima bello, proprio delle famiglie dove il confronto, a tratti serrato, è stato il filo conduttore di un appuntamento ricco di interventi, provocazioni e spunti di riflessione grazie a esperti e teologi.
Abbiamo provato a “riappropriarci” di un lessico familiare che potesse diventare un lessico ecclesiale, di come le parole che definiscono e raccontano le relazioni familiari possano ispirare un nuovo stile di relazioni all’interno della Chiesa. Ad esempio, don Vito Impellizzeri, direttore dell’Istituto superiore di Scienze religiose della facoltà teologica “S. Giovanni evangelista” di Palermo nel suo tema: “Lessico familiare, stile missionario” ci ha proposto l’esperienza “Gesuana”, come l’ha definita, cioè di come Gesù abbia strutturato la propria comunità partendo dalla sua esperienza all’interno della famiglia di Nazareth. Per aiutarci a capire cosa intendesse ci ha posto una domanda: quando a Gesù portano l’adultera per lapidarla, è possibile che per la testa gli sia passato il ricordo di ciò che avrebbe vissuto la madre se Giuseppe non avesse scelto di non ripudiarla al tempo dell’annuncio dell’angelo?
La prof. Simona Segoloni Ruta, docente di ecclesiologia. ci ha invece aiutato a cogliere la differenza tra ministeri, carismi e vocazioni, ponendo l’accento sulla ministerialità come qualcosa che serve per dare vita all’altro e al mondo nei diversi contesti: relazioni, lavoro, scuola, impegno sociale e civile. Con Gaia De Vecchi ci siamo inoltrati in una rilettura del dialogo maschile-femminile nell’ottica dell’intimità, un’intimità tra gli sposi e con il Signore che si alimentano a vicenda.
Infine, con la giornalista Alessandra Turrisi abbiamo toccato con mano come Dalla Chiesa, Falcone, Borsellino, Rosario Livatino e don Pino Puglisi abbiano vissuto in Sicilia la sfida alla mafia e all’omertà, e l’impegno per la verità e la giustizia fino a sacrificare la propria vita, traendo ispirazione e coraggio per la propria azione proprio da ciò che avevano imparato a casa.
Come in tutti i grandi incontri degli ultimi tempi, l’essere seduti intorno a un tavolo in maniera casuale, ci ha dato la possibilità di conoscere realtà ed esperienze diverse. Il Convegno non ci ha consegnato conclusioni o sintesi risolutive ma il mettersi in ascolto delle proprie realtà per attivare processi di riflessione e di apprendimento insieme alle competenze ed esperienze condivise.
di Raffaella Mattera